Marraffa. La storia di un uomo. La storia di una grande impresa
Ci sono storie di persone che, pur provenienti da famiglie umili, sono è riuscite a raggiungere il successo. «Se potete sognarlo potete farlo», diceva Walt Disney. Una frase motivazionale che poi sarebbe stata attribuita ad altri
Dalla sua matita è nato il personaggio di Topolino. Ebbe un’infanzia molto disagiata lavorando nei campi e aiutando il padre a consegnare i giornali durante la notte. Negli anni venti, dopo molti fallimenti, arrivò la sua svolta quando creò il mitico “Mickey Mouse”, divenuto uno dei personaggi iconici nel mondo dei fumetti.
La storia di Steve Jobs non è molto diversa. Prima di diventare un imprenditore famoso e di successo, dovette affrontare molti ostacoli e anche dei fallimenti. Ma, avvicinandoci verso la nostra regione, una di quelle storie che mi è sempre piaciuta è stata quella di Leonardo Del Vecchio, Ceo di Luxottica. È tra gli uomini più ricchi del mondo, ultimo di quattro fratelli, figlio di un commerciante di frutta di Barletta, che ha persino vissuto la sua infanzia in un orfanotrofio. Inizia a lavorare come operaio in una fabbrica di incisioni metalliche fino a quando, a 23 anni, apre a Belluno una piccola bottega di montature per occhiali. Oggi è uno dei più grandi distributori di occhiali al mondo. Infine, la storia di Renzo Rosso, Ceo di Diesel. Lui nasce in una famiglia di agricoltori. Iniziò a lavorare conducendo il trattore di famiglia, poi appassionò alla moda a 15 anni, producendo il suo primo jeans con la macchina da cucire della madre. Nella nostra regione storie ce ne sono tante e cercheremo di raccontarvele nel tempo, fedeli al motto del “Se potete sognarlo potete farlo”. Quella che vi racconteremo in questo numero è la storia di Michele Marraffa.
Sessantaquattro anni, imprenditore, orgogliosamente martinese, è nato e vissuto in una contrada di campagna, nella quale ha radicato le sue radici. Oggi il suo nome è conosciuto non solo in Italia per una attività che sembrerebbe difficile da spiegare e lasciamo a lui l’onere di farlo.
Uno dei miei figli dice spesso “Papà, un lavoro più complicato e difficile non potevi trovarlo”.
La Marraffa si occupa di trasporti eccezionali, movimentazioni e sollevamenti. Siamo tra le pochissime aziende in Italia capaci di trasportare su gomma praticamente ogni cosa. Siamo diventati così specializzati grazie alla qualità e alla formazione continua delle nostre risorse umane. Un trasporto non si sa mai quanto possa essere eccezionale, ma il nostro ufficio tecnico deve saperlo e soprattutto deve prevedere ogni evenienza possa capitare. Dovete sapere che ogni volta che un’azienda in Italia è chiamata a produrre delle grandi componentistiche, i primi a essere contattati siamo noi trasportatori che dobbiamo garantirne la fattibilità del trasporto. Avviene così per ogni cosa: dal trasporto per esempio delle strutture prefabbricate del Ponte Morandi, ai trasformatori delle centrali elettriche che portano energia nelle nostre case. Pensate, per esempio, che grazie a un nostro studio di fattibilità è stata possibile la produzione in Italia di un condensatore carbammato che, se non fossimo stati in grado di trasportare su strada, la commessa sarebbe stata assegnata all’estero.
Ti definisci un imprenditore?
Non mi reputo un imprenditore, ma solo il primo operaio della mia azienda. Voglio spiegarti il perché: sono nato a Martina Franca. In questa zona che si chiama “Ferrari”. Sono cresciuto in campagna e continuo a viverci. È la mia dimensione. Qui vicino c’era la casa dei miei genitori. Adesso la occupa mio figlio Pasquale. Papà ha origini contadine. Qui un tempo c’erano tanti vigneti. Mio padre era un muratore poi, come avveniva a quei tempi, preferì il posto sicuro andando a lavorare all’Italsider. Aveva un Leoncino e quando potevo glielo rubavo e lo mettevo in moto con un chiodo, di nascosto da lui. Mi diplomai perito industriale nel 1977, ma la passione per il camion era fortissima. Convinsi mio padre ad aiutarmi a comprare un OM 662 che custodisco ancora gelosamente. Da lì è iniziata la mia avventura.
La tua storia, ha molti aspetti in comune con quelle raccontate all’inizio di questa chiacchierata.
Io mi racconto soprattutto ai giovani e ai ragazzi, perché la mia storia possa spronarli a credere in loro stessi. Molte cose sono cambiate da allora in questo territorio, o addirittura scomparse. Le nostre realtà imprenditoriali, fino a non molto tempo fa, erano legate al tessile. Adesso, aziende di questo settore un tempo trainanti per la nostra economia, sono diventate poche. Si sono salvate quelle che hanno saputo investire e crearsi un proprio brand. C’è bisogno di nuova linfa, tutta la manodopera che lavorava in questi settori è stata costretta a cambiare o cercare un nuovo lavoro. Noi abbiamo assunto molti giovani e ragazzi provenienti dal tessile e dal commercio ambulante. Siamo stati fortunati a trovare risorse umane che hanno voluto rigenerarsi, reinventarsi e costruirsi un futuro diverso da come lo avevano immaginato. Ai giovani insegniamo tutto questo da Martina Franca, dalla nostra umile Contrada denominata Ferrari, dove abbiamo fatto nascere una scuola di formazione permanente che si chiama ITUS Academy e che rappresenterà la terza gamba del gruppo di imprese di cui sono Amministratore.
La Marraffa ha una bellissima sede a Dolo, degli uffici a Fidenza; ma siamo anche a Taranto e a Bari. Siamo anche stati costretti a trasferire la nostra sede operativa da Martina Franca, a causa dei continui impedimenti che venivano realizzati per mero ostruzionismo nei nostri confronti.
I tuoi inizi non sono stati tutti rose e fiori
Assolutamente no. Quando nel ‘77 ho comprato il mio primo camioncino, feci l’ultimo campeggio scout ed ebbi la sfortuna di cadere da un albero sul Pollino. Finii in ospedale con la frattura alla gamba sinistra. Il mio lavoro sarebbe dovuto iniziare a luglio e a settembre iniziava la vendemmia. Papà mi accompagnò in ospedale per la rimozione del gesso. Mi lasciò lì ed andò a lavorare. La stessa notte ebbe un infortunio sul lavoro, cadde da un cestello con 12 quintali sulla gamba destra che lo tennero lontano da lavoro per due anni. Dovetti affrontare dei sacrifici enormi. Furono momenti difficili e di ristrettezze economiche, durante i quali ci fu anche chi cercò di mettermi il cappio alla gola, tentando di acquistare a poco prezzo il mio camioncino. La mia forza di volontà era comunque tanta, la stessa che mi ha accompagnato in tutti questi anni. Feci tanti lavori per andare avanti: caricavo fragole a Policoro per portarle al mercato di Brescia da dove scendevo giù con le mele. Ho trasportato vini in Calabria e persino l’acqua minerale. Qualsiasi cosa aveva a che fare con il trasporto la facevo. Ho attraversato momenti difficili. Ricordo che una volta non avevo il denaro sufficiente per pagare il pedaggio al casello autostradale di Bari; allora raccolsi tutti gli spiccioli, ma mi mancavano 200 lire, il casellante se ne accorse e fui costretto a inventarmi che avevo solo una banconota di grande taglio che lo avrebbe costretto a darmi il resto. Lui si rese conto che era una scusa, alzò la sbarra e mi fece passare, ma non senza avermi manifestato il suo disappunto. In quell’occasione fui fortunato. Cercavo di imitare quelli che facevano cose impossibili. Era una scommessa che facevo con me stesso per avere sempre stimoli nuovi.
Eppure dai spesso un’immagine diversa della persona che realmente sei. Qui in campagna, dove raccogli le fragole per tua nipote, allevi dei volatili che fai nascere e poi liberi, così come i leprotti, i pavoni, sei lontano dall’immaginario comune del Marraffa che la gente ha di te. Sembri spesso molto arrabbiato.
Ho avuto anche un allevamento di conigli nell’87. Durante una fortissima nevicata mi dedicai ai trasporti in quanto mi permetteva di restare al chiuso. Mi rendo conto che talvolta possa sembrare arrabbiato ed è questo un po’ il mio limite, ma è soltanto il mio modo di guardare in faccia alla vita e di prenderla a morsi. Sono una persona passionale sanguigna, chi mi conosce davvero lo sa bene. In azienda, in famiglia, praticamente ovunque, non mancano mai le sfuriate, ma tutto passa dopo pochi minuti, perché intorno a me ho collaboratori validi e preparati, soprattutto sono circondato di tante persone che mi vogliono bene. In questo posso dire di essere molto fortunato.
La tua è una storia non certamente tranquilla
Potrei scrivere un enciclopedia. Mi sono sposato nel 1981 con Vita Maria. Ho tre figli. L’anno successivo al matrimonio nacque la mia prima primogenita, la mia “bambina speciale” e – ancora oggi nonostante l’età – lei è la mia bambina. Quando nacque Antonella non sapevamo neanche cosa fosse la sindrome di down. Abbiamo affrontato questa situazione tenendoci per mano, io e mia moglie Vita, eravamo consapevoli che avremmo dovto lavorare di più affinché nostra figlia potesse avere tutta l’assistenza necessaria. Per 12 anni è stata in cura all’ospedale Macedonio Melloni. Ogni due mesi la portavo lì a far le visite e i controlli. Poi sono arrivati altri due figli, Giovanni e Pasquale, che oggi sono i pilastri delle aziende di famiglia.
Quanto ti ha cambiato questa esperienza?
Sicuramente molto. Oggi sorrido quando sento qualcuno parlare di sociale, ma soprattutto di cose che non conosce.
Quali sono i tuoi difetti, forse la passione per la politica?
Ne ho tanti. Sono entrato in politica nell’86 quando ci fu il primo cambiamento della Democrazia Cristiana. Lo feci quando ci fu una nevicata straordinaria e rimanemmo bloccati per settimane senza che nessuno venisse a pulire le strade. Decisi che avrei voluto rappresentare la mia contrada.
Guardandoti nel tuo ambiente e in un’inedita serenità che traspare in questo momento dal tuo viso, suppongo che tu ami molto la natura
Ne sono legato. Ho una passione per le piante, ma anche per gli animali. Pensate un po’ che a casa ho tantissime specie di alberi che pianto personalmente. Ho tanto rispetto per l’ambiente e per il nostro pianeta: a Bari e persino nella sede in Veneto ho fatto realizzare le recinzioni delle mie filiali in muretti a secco. Se andate nella zona industriale di Dolo a Pianiga, a un certo punto vi sembra di essere arrivati in Puglia, in realtà siete nella sede della Marraffa.
Tutto questo forse è anche un modo per sorprendere continuamente la tua splendida nipotina
Diana tutti i giorni vuole fare visita agli animali. Li conosce uno ad uno. Ha 2 anni e mezzo e sa distinguerli. Passeggia anche insieme ad Arcangelo, il papà di mia nuora Claudia, con loro va a raccogliere le fragole, le conta una ad una e raccoglie anche i piselli. Mangia cose naturali raccolti dall’orto.
Abbiamo raccontato tante difficoltà incontrate nella tua vita. Nonostante ciò sei una roccia per 250 famiglie alle quali dai lavoro.
Sono tutti martinesi, tranne ovviamente una piccola parte di personale del nord che è del posto.
Ma veniamo a quel difetto che alcuni definiscono passione, altri una droga. Parlo della politica. Martina è molto ricca culturalmente ed è vissuta da persone elevate culturalmente. Ha una buona classe imprenditoriale. L’altra faccia della medaglia è che, una fetta della città, si è impoverita. Spesso le persone si limitano al pettegolezzo, all’invidia e alle gelosie. Vengo a volte attaccato come politico, non riconoscendomi come quell’imprenditore che lavora duramente 20 ore al giorno, anche per dar lavoro a tanta gente, sacrificando la sua vita e mettendo anche la propria salute in secondo piano. Mi basta però uscire da Martina che, già a Locorotondo e da lì in qualsiasi altra parte e non solo dell’Italia, che il mio nome e la mia storia cambia totalmente. Mio figlio è stato a Rotterdam qualche giorno fa a una delle più importanti fiere europee. Lì tutti ci conoscevano.
Tu non hai mai rinnegato il tuo rapporto di amicizia con Silvio Berlusconi. Lui stesso ha voluto che a Martina Franca, dove sei candidato come capolista in Forza Italia, arrivassero i vertici di Forza Italia come suo fratello Paolo e il vice presidente Taviani. A proposito, nella tua lista mi sembra sia scesa tutta la tua famiglia in campo. Avrai molti competitor in casa Marraffa che cercheranno di toglierti voti
Quello che è accaduto questa volta è difficile raccontarlo (ride)… Avevo deciso di non candidarmi, poi ad un certo punto mi sono visto circondare da mia moglie, i miei figli. Non so se ricordi quella pubblicità dove tutti gli studenti si alzavano per condividere la responsabilità davanti all’insegnante per difendere il proprio compagno. Bene, è quello che è accaduto a me. Mi hanno detto: “Fino ad oggi abbiamo sempre sopportato le tue candidature e le tue campagne elettorali. Questa volta sarai tu a sopportare noi. Non sapevo se ridere o piangere per la commozione. Però non mi importa perdere dei voti. Questa volta sono davvero più contento del solito. La mia famiglia è molto unita.
Michele, questa Lupa che hai nel tuo recinto cosa ha di te e cosa tu di lei?
Ci somigliamo e ci ascoltiamo. La prima passeggiata insieme alle 6 del mattino sul piazzale. Essa impara a starmi sempre più vicino e io imparo a stare vicino a lei. Tra di noi sappiamo comunicare con gli occhi, semplicemente con uno sguardo.
Michele Marraffa, un uomo che, pur conoscendolo da quarant’anni, mi è sembrato non averlo mai conosciuto prima. In bocca al “lupo” Michele.