La Santa Alleanza
Questa mattina, in una partecipata conferenza stampa, il centro-destra allargato al civismo, o il civismo allargato al centro-destra (come qualcuno sostiene), ha presentato il proprio candidato sindaco: Walter Musillo.
Già Presidente dello Ionian Shipping Consortium (così come Rinaldo Melucci), già segretario provinciale del Partito Democratico, candidato alle ultime regionali nella lista Popolari con Emiliano nelle quali ha ricevuto poco più di 2700 preferenze (ben 1500 voti in meno di Massimiliano Stellato suo diretto concorrente nella corsa ad un seggio per Bari), Musillo è la migliore espressione dell’establishment riformista e progressista.
Ascoltando le parole pronunciate quest’oggi da Marcello Gemmato, capo dei Fratelli d’Italia pugliesi, Roberto Marti, segretario regionale della Lega, e Mauro D’Attis, coordinatore di Forza Italia in Puglia, il percorso fatto a Taranto rappresenterà un laboratorio non solo per gli altri comuni della provincia di Taranto chiamati al voto ma per tutto il territorio nazionale.
Un progetto ambizioso che mira, almeno nelle parole dei fautori, a superare gli steccati ideologici per condividere un progetto nuovo che guardi a Taranto in termini di opportunità e non già in un’ottica di emergenze da risolvere.
Perché, data la premessa, ci permettiamo di chiamare sarcasticamente “santa” quella che è stata ufficialmente presentata come la Grande Alleanza per Taranto (tutte parole rigorosamente in maiuscolo)?
Solo ai miopi può sfuggire come questa unità d’intenti sia frutto più dello spirito di sopravvivenza di qualcuno che della reale esigenza di offrire ai cittadini un alternativa.
Questa percezione nasce dalla risposta che uno dei padri fondatori del “Patto per Taranto”, Massimiliano Stellato, ha dato alla provocazione giuntagli da un giornalista-candidato. In sintesi la tesi è davvero elementare ma efficace: patti con il diavolo sono stati fatti da Emiliano, dallo stesso Melucci ed il problema saremmo noi che scegliamo Musillo?
In effetti Emiliano ha da poco scelto Rocco Palese (candidato quale Governatore della Puglia contro Niki Vendola) quale Assessore alla Sanità, Melucci ha convertito – nel corso della sua esperienza amministrativa – citiani della prima ora come Ciraci e Tribbia, ha recuperato in extremis Gina Lupo dall’abbraccio di Stellato.
L’elemento che spinge a pensare a questa coalizione come davvero l’ultima spiaggia per molti degli attori in campo è dettata dalla totale assenza di una piattaforma programmatica.
Dopo mesi passati – tra Roma e Taranto – a selezionare il nome da contrapporre a Melucci, lascia sconcertati la leggerezza con la quale oggi si parli solo di quel nome, si parli esclusivamente di 15 liste (che mettono insieme AT6-Lega d’Azione Meridionale di Cito e SDS dell’ex Sindaco Ippazio Stefano) e nessuno si preoccupi di illustrare l’ordine di priorità dell’azione amministrativa che verrà.
Ci chiediamo la Grande Alleanza con quale progetto politico intende rappresentare le istanze dei tarantini a Bari, a Roma o a Bruxelles? Quali saranno gli interlocutori, quali le soluzioni?
Chi oggi ha accusato su facebook ideologi, o presunti tali, del centro-sinistra di aver venduto la propria storia e la propria tradizione per allearsi contro il “nemico” leghista, si è visto rispondere che le elezioni amministrative sono una faccenda, quelle politiche un’altra partita.
Niente di più falso in una città che dovrà amministrare tante risorse economiche che sarebbero in grado di far tremare i polsi anche al più esperto degli amministratori: guardare la serenità con la quale Melucci e Musillo si apprestano ad affrontare questa sfida fa venire qualche dubbio sul fatto che abbiano consapevolezza del ruolo che li attenderà.
Corre l’obbligo di adoperarci in un’ultima considerazione riguardante il metodo scelto per selezionare il nome. L’incubo di restare bloccate sulle questioni di merito, così come per il Quirinale qualche settimana fa, con Renato Perrini nel ruolo di king maker, si è materializzato quando Fratelli d’Italia, nella lunga riunione fiume tenutasi a Roma nella notte tra mercoledì e giovedì, ha ritirato dal tavolo il nome di Egidio Albanese.
Del resto la cronistoria delle ultime ore è ricca di vicende quasi grottesche che vedono Perrini nel ruolo di protagonista. Un king maker, sì, ma di errori. Un esempio? Mentre cercava di imporre la sua linea, è sbattuto contro il muro eretto da Gugliotti ed ha dovuto capitolare alle pressioni del Patto per Taranto per non restare del tutto isolato in una partita fondamentale come quella di Taranto.
Un paio di nomi di alto profilo erano nel cassetto di qualcuno che pensiamo abbia scelto di non spenderli davanti all’arrembante pochezza di chi pensa di essersi già apparecchiato a Palazzo di Città nel ruolo di city manager o addirittura di Vice Sindaco.
Il grande Ennio Flaiano, guardando cosa è stato in grado di produrre la classe politica tarantina in questi anni, avrebbe legittimamente affermato “la situazione politica è grave ma no seria”.
Tra Alleanze ed Ecosistemi vedremo quali saranno i fattori che determineranno le scelte di voto dei cittadini sempre meno appassionati da queste soap opera e fortemente preoccupati dai problemi quotidiani dei quali il palazzo sembra non occuparsi.