Cresce la Puglia del non profit
Davide Giove, Portavoce Terzo Settore: “Viene confermato il ruolo trainante dei percorsi di economia civile del Terzo Settore della Puglia. La Regione ne tenga conto concretamente.”
Per numero di istituzioni e dipendenti impiegati, si conferma in crescita la Puglia, rispettivamente con un aumento del 7,8% e del 1,4%, riferito all’anno precedente. Risultano perciò attive, secondo i dati Istat, 18.485 istituzioni non profit che impiegano 37.811 dipendenti. Vale a dire, ogni 10mila abitanti ci sono 46 enti e 94 dipendenti. Numeri importanti che assumono un significato più profondo se si considera che le decine di migliaia di lavoratori sostengono una rete fatta da oltre 300mila volontari.
Se il primato per numero degli enti appartiene alle 15.655 associazioni, la maggior parte dei dipendenti (oltre 22mila) si attesta nel mondo delle cooperative sociali. Ma in questo variegato perimetro rientrano diverse altre forme giuridiche: dalle fondazioni ai comitati, alle diverse specie di impresa sociale. La parte più consistente del non profit pugliese è rappresentato dagli enti del Terzo settore, la cui voce ai tavoli di partenariato socio-economici spetta al Forum Terzo Settore, ente più rappresentativo in luogo della classificazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il commento del Portavoce del Forum Puglia, Davide Giove: “I numeri assoluti e il trend in crescita ci dicono alcune cose, tra le quali la più importante è che l’economia civile sviluppata dal non profit si conferma in espansione ed è anticiclica rispetto ai venti di crisi che tardano ad abbandonare questo spicchio di Europa”.
Il non profit pugliese si occupa quotidianamente di una molteplicità di servizi. Quali sono, sostanzialmente?
“Cultura, sport, ricreazione, assistenza sociale, protezione civile, istruzione e ricerca, filantropia, sanità, sviluppo economico, coesione sociale, servizio civile, cooperazione e solidarietà internazionale. Un ruolo di assoluto primo piano, poi, spetta alle reti associative e cooperative aderenti al Forum del Terzo Settore attive in percorsi mutualistici e di sussidiarietà circolare”.
Insomma, offrire risposte ai bisogni delle comunità e, nel contempo, disegnare percorsi di innovazione culturale, economica e sociale.
“Certo, proprio così. Il Terzo Settore pugliese rappresenta una solida rete di protezione sociale, che si è dimostrata indispensabile nelle fasi più complicate del lockdown causa Covid-19. Adesso si tratta di liberarsi dalla logica emergenziale e comprendere che la messa a sistema delle risposte ai bisogni è possibile solo attraverso un rapporto organico tra enti pubblici, privato profit e sociale, così come previsto dal nuovo Codice”.
I dati Istat, difatti, evidenziano l’importanza di procedere con urgenza agli adempimenti previsti dalla riforma.
“Spesso si è portati a credere che la stessa consista semplicemente negli adeguamenti e nelle trasformazioni che gli enti del Terzo Settore dovranno attuare. Ma il Codice ci dice molto di più, poiché anche gli enti locali, in primis la Regione, sono chiamati ad uno sforzo di rinnovamento e di co-costruzione.
Com’è la storia del non decollo dell’Ufficio per il Registro Unico?
“Purtroppo giacciono inutilizzati 1 milione e 53mila euro. Sono fondi per il Terzo Settore stanziati dal Governo nazionale. Ci sono avanzi pure delle passate annualità afferente i fondi per le associazioni di volontariato e di promozione sociale. Queste, ammontano a 4 milioni 855mila euro.
… e gli uffici della Regione dedicati al welfare e al Terzo Settore risultano sottodimensionati e addirittura sguarniti di figure dirigenziali di sezione e di servizio.
“Al riguardo, ho ricevuto rassicurazioni dal presidente Michele Emiliano e dal capo del Dipartimento, Vito Montanaro. Tutto il Terzo Settore, comunque, sollecita soluzioni immediate. Diversamente si corre il rischio che il Covid interrompa il percorso di infrastrutturazione sociale e culturale, che, con fatica, il non profit ha costruito in questi anni in Puglia”.
RAFFAELE CONTE