DI BULLISMO SI MUORE
L’autore pugliese Fabio De Nunzio, volto storico di “Striscia la Notizia”, da anni gira l’Italia per sensibilizzare giovani e meno giovani su discriminazioni e bullismo. Una lotta da portare avanti senza esclusione di colpi.
Discriminazioni, bullismo, barriere. Questi i nemici contro i quali ha ingaggiato una dura battaglia Fabio De Nunzio, inviato storico – per ben 18 anni – di “Striscia la Notizia” e volto noto de “Il caffè di Raiuno”, trasmissione per cui ha curato numerosi servizi inerenti proprio queste problematiche.
“Il buon Fabio”, nato a Brindisi ma vissuto a Bari, negli ultimi anni ha macinato chilometri e chilometri in ciascuna regione d’Italia, portando nelle scuole, nelle associazioni, nelle parrocchie la sua testimonianza e – a partire dall’anno scorso – anche il libro “Sotto il segno della bilancia news”, scritto a quattro mani con Vittorio Graziosi.
Un impegno – la sua lotta contro bullismo e discriminazioni – che ormai assorbe totalmente l’autore pugliese, consentendogli di ricevere numerosi riconoscimenti tra cui il primo posto in ben cinque premi letterari e il prestigioso titolo di Cavaliere della Pace, conferito dalla Città di Assisi.
Conosciamo meglio non solo Fabio De Nunzio ma attraverso lui anche le complesse questioni che porta all’attenzione di migliaia di persone, giovani e meno giovani, in tutta Italia.
Definiamo la problematica del bullismo.
Quando si parla di bullismo bisogna stare molto attenti perché purtroppo di bullismo si muore. Intendo dire che ragazze e ragazzi arrivano anche all’estrema scelta del suicidio per colpa dei bulli. È un problema molto importante ma se ne parla troppo poco, a volte quasi niente. Io sono impegnato da anni a girare l’Italia, sia nelle scuole, che nelle parrocchie, nelle associazioni, nei consigli comunali… giro per parlare di una situazione che spesso è davvero grave, i cui episodi sono trasversalmente diffusi e gli effetti spesso imprevedibili.
Com’è nata questa tua sensibilità per queste tematiche, particolarmente per la discriminazione e il bullismo?
Certamente per le mie esperienze di vita. Per esempio, anch’io sono stato vittima di bullismo a scuola, per via dei miei chili in più. Per questo – ma non solo – ho avuto sempre dentro di me questa voglia di denunciare e di lottare. Poi grazie alla ventennale attività in televisione, al libro che ho scritto con Vittorio Graziosi e al successo che ne è conseguito, ho scelto di dedicarmi totalmente a questa lotta contro ogni forma di discriminazione. CI tengo a ricordare anche come si debba intraprendere azioni ancora più incisive per l’abbattimento delle barriere architettoniche, molte volte non solo materiali ma effetto di angusti limiti di mentalità.
Quali sono i riscontri più frequenti che hai?
Ogni volta che incontro ragazze e ragazzi, docenti e genitori, nonni e zii, ho riscontri ottimi. Più volte ho incontrato dirigenti scolastici che mi hanno abbracciato per l’emozione provata nell’assistere agli incontri con tengo nelle scuole. Non è solo il presentare un libro perché poi sono alunne e alunni a diventare protagonisti dell’incontro, creando un dibattito franco, aperto, sincero. Devo però anche dire che in alcune occasioni ho incontrato alunni che se ne fregano di questa problematiche e questo dispiace. Il mio incontrare e parlare è uno strumento che fa venire fuori casi di bullismo, spesso nascosti e in alcuni casi purtroppo forieri di gesti quali autolesionismo o addirittura suicidi.
Quali altre forme di comunicazioni utilizzi per diffondere il tuo messaggio?
Sono ormai diversi anni che mi occupo di bullismo oltre che di discriminazione e di eliminazione delle barriere architettoniche. Mi è stata utile l’esperienza durata ben 18 anni con “Striscia la Notizia”, in cui segnalavo situazioni di disagio e di difficoltà. Poi per due anni ho collaborato alla trasmissione “Il caffè di Raiuno”, esperienza proficua e costruttiva. Ho trascorso vent’anni di televisione aiutando la gente, a cui ora affianco questo “pellegrinaggio” in tutta Italia, raccontando la mia esperienza e cercando così di aiutare chi ne ha bisogno.
Di strada ne hai fatta parecchia. Raccontiamo qualche aneddoto ai nostri lettori.
Con riferimento ai miei incontri nelle scuole, per esempio, ricordo diverse occasioni in cui i ragazzi hanno espresso l’idea in cui hanno pensato al suicidio; altri invece hanno raccontato di aver compiuto su di sé atti di autolesionismo. Da un lato ciò vuol dire che il mio servizio è utile e i docenti ringraziano. Al contempo però sono infelice perché tutto ciò non dovrebbe accadere. Una ragazza, in un liceo, si autoledeva, umiliata dai suoi compagni per chili in più; spesso la pizzicavano poiché “tanto con tutta la ciccia che ha, non sente niente”; una buona ragazza, forse fragile ma brillante: la più brava della classe. Dico: ci si può liberare dal bullismo, non subendo e non tenendo dentro ma parlando con i docenti e i genitori, senza paura di far brutta figura e pensare di mostrarsi deboli. Bisogna parlare, segnalare, denunciare perché gli adulti possano intervenire.
Ma il bullismo, Fabio, non è solo a scuola…
Ovviamente tutto questo si riferisce a qualsiasi luogo in cui ci sia aggregazione di ragazze e ragazzi, soprattutto dai 6 ai 18 anni. Va chiarito che queste situazioni non si verificano soltanto tra giovani: il bullismo tra adulti ha dinamiche diverse. Non dimentichiamo le discriminazioni che possono portare a vere e proprie forme di bullismo. Oggi vedo un’Italia quasi più cattiva e molta gente egoista che pensa poco agli altri, badando soltanto a sé. Ci sono però persone che fanno del bene e si spera che possano aumentare nel numero e nelle azioni compiute. Il quadro però non è affatto incoraggiante.
Tanti anni in televisione, quella televisione che ancora oggi è un po’ casa tua. Che cosa può fare secondo te concretamente la TV in tal senso?
La TV può fare tanto, nemmeno immaginiamo quanto. Generalmente in TV si trova quasi circa discriminazioni, bullismo e barriere architettoniche, rispetto a quanto invece ne servirebbe. Se ne deve parlare di più, portando all’attenzione del grande pubblico anche le testimonianze di chi la discriminazione l’ha vissuta. Cito quale esempio la testimonianza di Andrea Di Consoli che per due anni attraverso “Il Caffè di Raiuno” ha dato la possibilità di portare a milioni di spettatori storie di ragazzi bullizzati, raccontata sia dalla viva voce dei diretti interessati che tramite quella dei propri genitori. Con questa esperienza abbiamo smosso le acque su un problema troppo sottovalutato. Di bullismo sia in TV che a scuola bisogna parlarne con maggiore frequenza, almeno una volta alla settimana, perché quello che c’è in Italia –tra bullismo e cyberbullismo (incontrollabile e vasto) – è una realtà pericolosa, in crescita e non ancora ben conosciuta. Bisogna dunque far capire quali sono le conseguenze di questi atti, compiuti – nel caso del cyberbullismo – dai cosiddetti leoni da tastiera che sono certi dell’impunità per sé e per i propri genitori.
Per la tua attività di rilevanza sociale e per il tuo libro hai ricevuto molti riconoscimenti. Tra questi anche quello di Cavaliere della Pace ad Assisi. Parlacene.
Sì, ho ricevuto tanti riconoscimenti: il libro “Sotto il segno della bilancia news”, che ho scritto con Vittorio Graziosi, per esempio ha vinto ben cinque premi letterari in tutta Italia; fra questi però neanche uno in Puglia. Diversi altri riconoscimenti sono giunti sia in Italia che in Europa ma il più importante è quello di Cavaliere della Pace, conferitomi dalla Città di Assisi, poiché il mio libro tende la mano a chi sta indietro e a chi è in difficoltà. Gli incontri, le presentazioni, i dibattiti vogliono andare incontro a coloro che hanno difficoltà e che spesso non ricevono debita attenzione. Voglio stare dalla parte della gente, come ho sempre fatto, anche attraverso Striscia la Notizia. Ho tenuto tanti di spettacoli di beneficenza per aiutare chi è in difficoltà: quando mi chiamano, se necessario, mi muovo gratuitamente per dare una mano. Spero che questo mio impegno possa durare e – chissà – stimolare analoghi positivi comportamenti.
Pierdamiano Mazza