Lecce – Medico aggredisce paziente anziano: la lettera aperta della giornalista Elena Ricci
Pubblichiamo integralmente, la lettera della collega Elena Ricci, giornalista e direttore della testata online “Tarantini Time” , che ha scritto una lettera aperta al medico di Calimera protagonista di un’aggressione ai danni di un paziente anziano (l’articolo completo a questo link).
“Caro Vincenzo Refolo,
non mi rivolgo Lei né con il titolo di “signore”, né con quello di dottore, semplicemente perché indirizzo la presente a colui che appare nel video che oramai tutti conosciamo.
Ho avuto modo di ascoltare l’intervista telefonica realizzata dal mio collega di Tele Rama e dunque, di ascoltare la sua versione. Una versione che mi ha colpita in più punti, soprattutto quando dice che l’anziano, per un’intera settimana, si è recato presso il suo studio ripetendo sempre la stessa cosa. A questa insistenza di cui parla, la sottoscritta crede benissimo, perché l’ha conosciuta.
Non le scrivo da giornalista, ma le scrivo da quella che voi chiamate “caregiver”, specificando che lo sono stata fino a quattro anni fa, precisamente fino al 4 marzo 2016, il giorno in cui il mio amato nonno ha lasciato questa terra.
Quattro anni fa, Vincenzo Refolo, avevo 24 anni e stavo per laurearmi, quando mio nonno ha bussato alla porta della mia casa come non aveva mai fatto prima.
Bussava ad ogni ora del giorno e della notte quasi a voler buttare giù il portone che, spesso, tentava di aprire con delle penne; faceva pipì ovunque: per strada, vicino le auto in sosta, dal balcone. Insisteva. Ripeteva le stesse cose forse anche 50 volte nell’arco di una intera giornata e ogni risposta non era mai abbastanza. Urlava, pretendeva. Alzava anche le mani.
Ecco, questo “qualcuno” che ha bussato alla mia porta, è ciò che lei non ha saputo riconoscere. Non da persona qualsiasi come la sottoscritta ma peggio, da medico.
Lei non ha saputo riconoscere o non ha voluto (visto che nell’intervista ha parlato di perizia psichiatrica) che dietro quell’anziano che ha malmenato (non occorre il condizionale) si celava un deterioramento cognitivo, una demenza senile o come lo chiamate voi, Alzheimer.
La descrizione che Lei ha dato di quell’uomo di 87 anni insistente, pesante, vessatorio, è questa. E benché lei abbia studiato, Vincenzo Refolo, saprà benissimo che mai nessun luminare ha riconosciuto nella violenza una efficace cura a questa maledetta malattia che ti priva di tutto, che deteriora l’ammalato e chi lo circonda portandolo all’esasperazione. Esasperazione che, ovviamente, non giustifica quanto di vergognoso ripreso in quel video.
Ciò che fa più male, Vincenzo Refolo, è che Lei nell’intervista, abbia evidenziato queste problematiche dell’anziano, utilizzandole quali attenuanti. In realtà sono aggravanti, poiché rimarcano ancora di più la minorata difesa dell’anziano.
Sa perché Le ho voluto scrivere? Perché da giovane che per anni ha dovuto lottare per difendere la dignità di suo nonno, oggetto di scherno, critiche e maldicenze a causa della sua malattia purtroppo incompresa dall’ignoranza e dalla cattiveria di chi lo circondava tra i suoi conoscenti, non riesco ad accettare che questa intolleranza, anche peggiore, possa appartenere ad un medico. Voi camici bianchi, per famiglie come la mia che hanno vissuto l’incubo dell’Alzheimer, siete un barlume di speranza. Mi sono spazientita e arrabbiata tantissimo anche io. Ma non ho mai pestato mio nonno. Non lo ha fatto mai nemmeno mio padre, suo unico figlio che a Natale di 4 anni fa, ha schivato una coltellata da quello che oramai non era più il mio amato nonnino, ma una persona in preda al delirio.
Questo per dirLe – e concludo – che niente e nessuno potrà mai giustificare la gravità del suo gesto e che, se è vero che quel signore di 87 anni ha la demenza senile o l’Alzheimer, avrà già dimenticato l’aggressione e magari domani se lo ritroverà nei pressi del suo studio e la chiamerà “dottò”. Questo, ne sono sicura, Le farà più male delle percosse che quell’uomo ha subito.”