Taranto – La solidarietà non crea polemiche
Non è certo questo il momento delle polemiche. Non lo è per nessuno specie per chi filtra la realtà attraverso un racconto giornalistico, genuino. E non lo è per chi ha un ruolo istituzionale delicatissimo. Le priorità dovrebbero essere altro in questo momento dove la conta dei morti e lo spettro della povertà mettono a dura prova lo Stato.
E non si dovrebbe fare nemmeno a gara quando la parola chiave di un racconto è la solidarietà. Chi dà aiuto, arrivando prima di altri, non lo fa salire, di certo, sul gradino più alto del podio. Podio di cosa poi? La solidarietà non ha vincitori. E, visto che la Commemorazione della morte di Cristo si avvicina è bene ricordare uno degli insegnamenti di Gesù:
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Dunque, perché adesso bisogna venire al nocciolo della questione.
I fatti. Dei finanzieri qualche giorno fa hanno aiutato un’anziana donna in evidente difficoltà. Nel pezzo che troverete qui nessuno ha criticato la comunità di San Giorgio Ionico. Una comunità che in questo momento ha messo in campo tutte le sue forze per intervenire a tamponare situazioni di disagio e difficoltà. E non lo avremmo fatto nemmeno se ci fossero stati i presupposti. Non è il momento adesso. E non è neanche nello stile di chi sta scrivendo.
Eppure qualcuno ha pensato bene (male, forse è meglio) a utilizzare un gesto così bello, così altruistico, per una gara. Una gara assurda dove non ci sono nemmeno degli atleti ma persone (in carne e ossa, non numeri) che sono in difficoltà.
Tante polemiche sui social, addirittura l’intervento di altre testate giornalistiche, ma nessuno, ripeto nessuno, di coloro che si sono stracciati le vesti sentendosi accusati di disinteresse o dimenticanza che abbia contattato la redazione. Avremmo avuto modo di spiegare, se le parole utilizzate dal giornalista autore del pezzo non fossero state comprese, le motivazioni di un simile articolo, che, lo ricordo ancora una volta, racconta un gesto di bontà. Una bontà che non celava il denunciare in maniera subdola l’inefficienza di una amministrazione o di decine di volontari.
Ma il gesto di uomini in divisa che ogni giorno, specie adesso, sono in strada a rischiare la vita anche per fare la spesa a chi non può andarla a fare. Il compito delle Forze dell’Ordine non è quello, ricordiamolo.
E non possiamo nemmeno sindacare le motivazioni. Né io e né voi siamo in grado di leggere i cuori. E’ il gesto che bisogna vedere, il suo risultato a chi lo riceve.
Eppure qualcuno si è sentito offeso da questo. Offeso da un gesto che dovrebbe essere naturale, non solo adesso che siamo in emergenza, e che non è di esclusività di questo o quel personaggio.
Chi nota qualcuno in difficoltà, moralmente, è chiamato ad agire senza chiedersi a chi spetterebbe l’intervento.
Quell’articolo voleva essere una carezza a tutti gli uomini in divisa che sono in strada e non un pugno ai sangiorgesi.
E noi, però, chiediamo scusa a chi si è sentito offeso, a tutta la comunità sangiorgese che vive come tutti noi momenti di sconforto causato da un nemico invisibile che entra nel nostro corpo attraverso gesti d’amore: un abbraccio, un bacio.
Il virus ci deve dividere, sì, ma solo fisicamente.