Lecce- 19 anni senza Roberta. “Bisogna restituirle dignità, verità e giustizia.”
UGENTO- Sono trascorsi 19 anni dalla scomparsa di Roberta Martucci, la 28enne di Ugento le cui tracce si sono perse la sera tra il 20 e il 21 agosto del 1999. Ad oggi, nonostante sulla vicenda si siano accesi di nuovo i riflettori della Procura di Lecce e il caso sia stata ufficialmente riaperto dopo varie archiviazioni, non c’è ancora alcuna iscrizione nel registro degli indagati.
La riapertura di un caso che sembrava essere destinato a rimanere irrisolto è stata possibile grazie al lavoro delle crimonologhe Roberta Bruzzone e Isabel Martina e dell’avvocato depositario dell’istanza di riapertura, Carlo Grasso, incaricato dalla famiglia, e al quale, adesso, è subentrato il collega Fabrizio Ferilli.
Nell’istanza prodotta dal team della Bruzzone, sulla scorta di approfondite indagini durate quasi due anni e nuovi elementi investigativi, è stata indicata l’ipotesi di reato e perfino l’identikit del presunto responsabile della scomparsa della giovane. Si tratterebbe di un uomo – come le stesse esperte hanno reso noto in occasione del Festival del Giornalismo Locale (FIGILO) tenutosi a Gallipoli, nel gennaio scorso – che ha avuto una certa familiarità con la 28enne e conosceva perciò le sue abitudini.
Il delitto, presumibilmente, sarebbe maturato sulla scia di un segreto che intercorreva tra Roberta e il suo omicida e che rischiava forse di essere svelato. Nessun omicidio a sfondo sessuale, ma un delitto estemporaneo e senza premeditazione forse maturato a margine di una violenta lite.
Questa nuova pista scagionerebbe, di fatto, in maniera definitiva le due amiche di Roberta, oramai fuori dall’inchiesta e sulle quali il lavoro degli inquirenti si era concentrato sin dall’inizio. Il ritrovamento dell’auto della Martucci, a Gallipoli, proprio in prossimità dell’abitazione di una di loro, secondo le professioniste Martina e Bruzzone, sarebbe stato un tentativo di depistaggio messo in atto dal vero responsabile. Lo stesso sarebbe accaduto con un fax anonimo giunto alla Procura di Lecce nel 2007, in cui il mittente avrebbe indicato le amiche di Roberta come le sole a conoscenza della verità sulla sua scomparsa.
Negli ultimi mesi, inoltre, sono state ascoltate numerose persone informate sui fatti, soprattutto chi, a distanza di tempo, avrebbero fornito agli inquirenti una versione incongruente per tempistiche e modalità. L’obiettivo è quello di poter iscrivere quanto prima un nome sul registro degli indagati. Ma su ciò, la Procura mantiene il più stretto riserbo.
“Siamo fiduciosi- dichiara la criminologa Isabel Martina – del fatto che tra le persone da noi indicate e quelle ascoltate più volte si nasconda chi può dirci la verità su Roberta.”
“Di lei è stato detto tanto,- continua Martina- che quella sera andava a un festino, cosa non vera, e che era in brutti giri, anche questo non vero. Bisogna restituirle dignità, verità e giustizia.”