Taranto – Gasolio “sporco”: possibile frode commerciale
TARANTO – Dopo le segnalazioni giunte allo “Sportello dei Diritti”, di centinaia di veicoli danneggiati a causa del gasolio raffinato in modo non corretto : “Si è manifestato in maniera del tutto evidente che, dato il numero di cittadini danneggiati e l’entità dei danni con medie intorno ai 1.500,00 euro ciascuno, si tratta di un vero e proprio scandalo che merita da una parte un approfondimento da parte dell’Autorità Giudiziaria, e dall’altra azioni risarcitorie in favore di chi ha subito pregiudizi a seguito del rifornimento del gasolio in questione.
Ecco perché Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” in data odierna ha depositato un esposto presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce per denunciare l’accaduto, mentre l’associazione attraverso i suoi collaboratori ha avviato una “class action” per tutelare i cittadini al fine di ottenere il più ampio ristoro dei danni patiti.” (l’articolo completo a questo link) Eni in una nota stampa del 4 gennaio ha dichiarato la propria estraneità: “Eni conferma che il gasolio spedito dalla raffineria di Taranto rispetta tutti i requisiti di qualità previsti, per cui si esclude categoricamente che le presunte anomalie possano essere imputabili alla raffineria.Sono tuttora in corso approfondimenti sulla catena di distribuzione a valle per accertare le cause dei disservizi subiti.”
La Procura di Lecce apre un’indagine per frode commerciale e la Guardia di Finanza ha effettuato prelievi di campioni in alcuni distributori delle tre province, da cui sono risultate numerose segnalazioni di guasti alle auto. I danneggiamenti riguarderebbero le auto a diesel che in seguito ai rifornimenti nei distributori segnalati hanno dovuto in alcuni casi provvedere al cambio degli iniettori, o procedere allo svuotamento del serbatoio o al cambio della pompa.
L’ipotesi è che gli operatori dei distributori di Brindisi, Lecce e Taranto, possano aver sporcato il gasolio, allungandolo in modo illecito, per trarne profitto nel periodo di maggior consumo per gli utenti, oppure che gli operatori si siano approvvigionati – ciò vale per gli affiliati non soggetti al rifornimento esclusivo con un marchio – dal mercato libero, di una partita di gasolio di scarsa qualità, che ignari hanno poi rivenduto agli utenti.