Taranto – Genitori Tarantini: ” Una veglia in memoria delle vittime innocenti”.
TARANTO – Si è tenuta ieri, 1 novembre, nello spazio attiguo alla portineria D dello stabilimento Ilva, la veglia commemorativa organizzata dal Comitato Genitori Tarantini. Nel pieno silenzio si è celebrata la commemorazione delle “vittime innocenti che questa insopportabile ed insostenibile fabbrica ha mietuto e continua a mietere”.
Alla commemorazione hanno partecipato ragazzi, mamme, papà e bambini, che hanno acceso un piccolo lume, disposto a formare la scritta “NO ILVA”, per ravvivare, se possibile, la fiamma di un ricordo tanto doloroso per tutte le perdite premature: “Esigono giustizia le mamme ed i papà che contro natura vedono evaporare le innocenti vite dei loro figli immaturamente rapiti alla vita”.
Dopo la commemorazione, questo post è apparso sulla pagina Facebook del comitato: “La lingua italiana ha la capacità straordinaria di saper descrivere una tavolozza immensa di emozioni, pensieri, descrizioni … con parole, verbi, aggettivi … Nel giorno dedicato alla memoria di chi non c’è più, scopro che essa, sorprendentemente, non dispone di un termine per caratterizzare i genitori a cui è venuto a mancare un figlio … C’è, lo sappiamo bene, la vedova … il vedovo … l’orfano … ma non c’è una parola che possa descrivere una condizione così drammatica e contronatura come la prematura scomparsa di un figlio. Non c’è ! … Quasi, per acuto spasimo, un rifiuto … una sospensione che la nostra κοινὴ διάλεκτος ( lingua comune ) ha voluto vivere nella sua elastica espressività …Una amputazione deliberata per non sapere, volere, descrivere lo strazio ed il dramma inconsolabile di un dolore così assoluto … In natura, nella sua ciclicità inesorabile, sono le nuove generazioni che piangono chi non c’è più … sono gli stessi adulti a piangere altri adulti che vanno via … Mi chiedo, vi chiedo … ma se un olocausto quasi lucido e spietato, conosciuto e voluto, invocato come necessario sacrificio da immolare sull’altare dell’opportunità … del profitto, dell’ ignavia, della vile indolenza eletta a forma di vita, se un olocausto, dicevo, è accettato col suo canestro di frutti avvelenati non ne siamo, infine, anche noi indirettamente complici, non siamo parte di quella mano che vibra il fendente della falce su innocenti vite inermi ? … Non siamo muti ed impotenti testimoni anche noi tutti di un genocidio scientifico a cui, non opponendo alcun gesto, doniamo la nostra incolpevole, gratuita, correità … ? Ecco : noi non ci stiamo … non ci stiamo alle morti necessarie, alle morti utili costruite in laboratorio che si pagano con sonante acciaio in disprezzo della dignità umana. Unica vera grande ricchezza … Quale parola descrive questa colpevole, sodale complicità … Con quali parole affrancare la nostra vita da tanto dolore e riscattare la nostra coscienza dal rimorso di non avere potuto,voluto, dovuto dire una volta di più. .. basta!!!……”
(Ph Maria Chetry)