Lecce- Roberta Martucci, scomparsa nel nulla 18 anni fa. Spunta una nuova pista. IN ESCLUSIVA le dichiarazioni della sorella.
UGENTO- A distanza di un paio di settimane dal 18esimo anniversario della sua scomparsa, potrebbe esserci una svolta clamorosa nel caso di Roberta Martucci, la salentina di 28 anni le cui tracce si sono perse la sera del 20 Agosto del 1999 tra Torre San Giovanni, marina di Ugento, e Gallipoli. Un’istanza di riapertura sarebbe stata depositata in Procura, titolare il pm Elsa Valeria Mignone. Uno dei cold case del Salento, che per anni è stato uno scontento per i magistrati, potrebbe dunque essere riaperto. A darne notizia questa mattina proprio il settimanale “Giallo”. Dopo la quarta e definitiva archiviazione, avvenuta nel 2015, sembrava non ci fosse più speranza per la famiglia Martucci di conoscere la verità sull’improvvisa sparizione della giovane, risultata inspiegabile e fin da subito fitta di interrogativi dietro cui si intravedevano amicizie ambigue e una relazione sentimentale forse turbolenta. Una vita tutto sommato limpida quella della ragazza, apparentemente senza ombre, che ha maggiormente infittito il mistero attorno alla sua scomparsa. La mamma Concetta Nuzzo e la sorella Lorella, mai arrese davanti ai sigilli della magistratura che per quattro volte ha archiviato le indagini, si sono così rivolte al team della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone. La professionista, con il legale della famiglia, Carlo Grasso, e la criminologa Isabel Martina, ad oggi avrebbero indirizzato le ricerche su una nuova pista investigativa mai battuta prima d’ora, spunti inediti, lasciando sperare in una possibile riapertura delle indagini. Potrebbe accendersi dunque una nuova speranza per Concetta e le sue figlie che da anni languono nell’incertezza e nel dubbio, in attesa di conoscere la verità.
Le dichiarazioni della sorella – “Dopo 18 anni spero che si arrivi alla fine di questa tragedia, una persona non può scomparire nel nulla senza sapere cosa sia successo.” Accoglie così Lorella Martucci la notizia di una possibile riapertura delle indagini, dicendosi fiduciosa del lavoro degli inquirenti. “Spero che con le persone giuste, con le piste giuste, si arrivi alla verità. Io ho fiducia.”
Ci si affida dunque a nuove ipotesi, mai vagliate, che si spalancherebbero su di uno scenario originale rispetto a quello indagato da tempo dalla Procura. Anche sul coinvolgimento delle amiche di Roberta, attorno alle quali s’era intensificato maggiormente il lavoro degli inquirenti, Lorella si sente di ritrattare: “Da quello che è emerso negli anni, sono convinta che le amiche non c’entrino niente con la scomparsa di mia sorella. C’è qualcun altro. Se fossero state loro due prima o poi sarebbe saltato fuori. Questa pista è stata più volte valutata ma non ha portato a niente. Erano amiche,- continua- non si esclude il fatto che quella sera si dovevano incontrare, ma non c’entrano nulla con la sparizione di Roberta. Io lo escludo, c’è qualcos’altro che spero emerga.” Poi, di quella tragica sera d’estate di 18 anni fa, a Lorella resta solo una sensazione: “Nel percorso che mia sorella ha fatto quella sera è successo qualcosa. Sono sicura che a Gallipoli non ci sia mai arrivata.”
Il caso – E’ il 20 Agosto 1999. Nella località balneare di Torre San Giovanni, provincia di Lecce, sono da poco passate le 20 e Roberta Martucci, una giovane e ruspante impiegata presso un centro sociale per anziani, ha un appuntamento con una sua amica nella bella Gallipoli, per andare a una festa. Pregustando il meglio di quella serata, Roberta veste abiti eleganti, gonna nera a fiori e scarpe col tacco, e con la Fiat Uno bianca presa in prestito alla madre si mette in viaggio. Con lei c’è anche una delle sorelle che le ha chiesto un passaggio per un breve tratto di strada, salvo poi lasciarla proseguire da sola, senza sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta in sua compagnia. Infatti, Roberta non raggiungerà mai la sua amica a Gallipoli, verrà inghiottita da un buco nero durante il tragitto. Solo così possiamo immaginarcelo, perché effettivamente poi della giovane 28enne si perdono completamente le tracce. Perfino la sua amica, non vedendola arrivare, comincia a preoccuparsi e le invia un messaggio sul cellulare: “Roberta per favore non fare scherzi, chiamami!”.
E’ da questo momento che comincia l’incubo per la famiglia di Roberta. Mamma Concetta resta sveglia fino a tarda sera con la speranza di vederla rincasare. Prova a mettersi in contatto con lei ma il cellulare della giovane risulta spento. Allo scadere delle 48 ore, Roberta diventa ufficialmente una ragazza scomparsa. Per gli investigatori è quasi impossibile riuscire a ricostruire i suoi ultimi spostamenti, almeno fin quando 4 giorni dopo la sua scomparsa, il 24 agosto, la Fiat Uno della signora Nuzzo viene rintracciata proprio a Gallipoli, in via Genova. Ma di Roberta non c’è traccia.
Sul sedile posteriore dell’auto viene trovata la sua giacca. Il proprietario di un Bar a poca distanza dal luogo del ritrovamento riferisce ai militari che l’auto, almeno fino al giorno prima, non era parcheggiata lì. E’ stata Roberta a portarcela? E quando? Interrogativi che non trovano risposta. Purtroppo, nelle settimane e nei cinque mesi successivi, non si riescono a raccogliere sufficienti elementi per portare aventi le indagini, che altalenano tra il sospetto di un allontanamento volontario e la più forte e suffragata ipotesi del sequestro di persona. Serve a ben poco quel biglietto ritrovata dai carabinieri in camera di Roberta, sul quale erano stati segnati i giorni della settimana, degli orari in cui chiamare e una frase stenografata: “Ti amo mio dolce amore”. Si pensa così ad una pericolosa relazione sentimentale, ma si brancola nel buio. Perfino le sue due amiche, con le quali la 28enne avrebbe stretto una fitta rete di contatti fino a poche ore prima della sua scomparsa – come documentato dagli ultimi tabulati telefonici- ribadiscono di avere avuto con la ragazza un’amicizia superficiale. Invece è proprio attorno a loro che gli inquirenti, in un primo momento, cercano la chiave di volta per la risoluzione del caso. Sulla scomparsa di Roberta si alzano però mura di indifferenza e reticenza, le indagini naufragano e il caso viene archiviato.
La famiglia della giovane resta però sgomenta e impotente davanti ai fatti. Strette nel dolore, la madre e le sorelle invocano più volte la riapertura del caso, lanciando accorati appelli anche in tv. Grazie ai microfoni della trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” qualcosa finalmente sembra smuoversi. Spunta così un testimone gallipolino, la cui identità rimane riservata, il quale avrebbe riferito di aver visto più volte Roberta, a bordo della Fiat Uno, in una zona isolata di Gallipoli. In quel frangente descritto, la 28enne non sarebbe stata mai sola. Sarebbe sempre stata in compagnia di una delle sue due amiche, a volte era presente una e a volte l’altra. Stando alle dichiarazioni fornite, le due ragazze giungevano sempre in auto, aspettavano circa 20 minuti e poi venivano raggiunte da una Mercedes Bianca guidata da un giovane coi capelli lunghi. Roberta e l’amica di turno sarebbero state viste mentre abbandonavano la loro Fiat e salivano sull’altra auto che poi ripartiva verso Lecce. La Mercedes faceva ritorno poi dopo circa 3 ore, per permettere alle giovani di recuperare la Uno bianca. Tutto questo si sarebbe ripetuto più volta nei mesi tra luglio e agosto del 1999. Ascoltate poi dagli inquirenti, le due ragazze che si sarebbero alternate in compagnia di Roberta avrebbero sempre negato di essere state in quelle zone.
Una storia fitta di interrogativi, di perché rimasti ancora in sospeso, sul cui sfondo inizialmente gli investigatori che si sono occupati per primi del caso hanno intravisto anche un quadro più ampio e fumoso, quello di un presunto giro di festini a base di droga. Ma anche su questo ipotesi non ci sono stati riscontri. Tutte tesi investigative cadute puntualmente nel vuoto, che hanno perso di credibilità negli anni, sulle quali anche la famiglia di Roberta mostra tutt’ora perplessità, almeno fino alla presunta svolta messa a segno recentemente e che potrebbe rompere un silenzio lungo ben 18 anni.