Taranto – Processo Alias: Arriva al secondo grado, il processo per associazione mafiosa.
In mattinata si terrà la prima requisitoria in Corte d’Appello, del processo “Alias”, condotta dal P.M. Alessio Coccioli.
“Alias” è il nome dell’operazione antimafia dell’ottobre 2014, con cui la Squadra Mobile di Taranto, guidata dal Dr. Giuseppe Pititto, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, condusse all’arresto di 52 persone con l’accusa di associazione mafiosa, estorsione, rapina, associazione a delinquere a scopo di spaccio, omicidio e detenzione di armi. Tutte persone collegate al Clan di D’Oronzo – De Vitis.
I due furono scarcerati dopo aver scontato la pena ventennale nel 2012, per un altro processo, denominato“Ellesponto”, e vennero sottoposti dalle autorità a regime di semilibertà con obbligo di soggiorno nelle città di Sassari e Verona, per evitare che potessero ricostituire il clan.
Il clan riprese comunque la propria “attività” grazie a contatti costituiti a Verona (l’intento era ritornare a padroneggiare il territorio ionico, come avveniva prima del loro arresto, con il sodalizio con Antonio Modeo nella sua lotta contro i suoi fratelli).
Cercarono di operare seguendo un basso profilo, ma una denuncia fece ripartire l’indagine. Con una lettera l’avvocato Carlo Taormina, segnalò alla Direzione Anticrimine della Polizia di Stato, le minacce telefoniche ricevute da Nicola De Vitis, suo assistito – poi condannato a 25 anni di reclusione – nel processo relativo all’omicidio della madre dei fratelli Modeo, Cosima Ceci.
A partire da quella lettera, le indagini portarono a ricostruire il sodalizio tra D’Oronzo e De Vitis, e individuò contatti malavitosi calabri, sardi e veronesi. Il gruppo operava quindi tra Taranto, Reggio Calabria, Brindisi, Matera, Verona e Sassari.
Nel processo di primo grado del 2016, De Vitis venne riconosciuto come mandante dell’omicidio di Antonio Santagato (ucciso il 29 maggio del 2013, con 5 colpi di pistola), e condannato a 20 anni di reclusione, assieme a D’Oronzo, condannato invece a 18 anni come esponente di spicco della mala tarantina, assieme ad altri come Diodato Gaetano, Giuseppe Zacometti, Gaetano Ricciardi, Cosimo Buzzacchino, Francesco Lattarulo, Fabio Marcucci, Fabio Murianni, Michele Natale e Roberto Ruggieri.
Nel processo di secondo grado, ora in atto, l’accusa vuole dimostrare la leadership nell’organizzazione del clan, di D’Oronzo e De Vitis. Le intercettazioni telefoniche sembrerebbero aver individuato le spalle criminali dei due, gli imputati Massimo Zamino e Gianluca Nuzzo, accusati anche di 2 attentati avvenuti tra il 2013 e il 2014.
Zamino inoltre sarebbe accusato di essere l’esecutore materiale di un attentato ad una sala giochi in Via Principe Amedeo e di avvertimenti di colpi di pistola a danni di un negozio di moto situato in Via Temenide.