Brindisi e provinciasanità

RSA di Ostuni, Fials: sulle internalizzazioni la Regione sta agendo in maniera confusionaria

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Si è riunita oggi in Regione la Commissione Sanità con un all’ordine del giorno la questione dell’internalizzazione dei dipendenti della RSA di Ostuni, una questione che divide radicalmente alcuni dirigenti regionali del ramo come Fabiano Amati e Tommaso Gioia, come abbiamo avuto modo di illustrare nell’articolo pubblicato pochi giorni fa cui rimandiamo qui Sull’internalizzazione dell’RSA di Ostuni è scontro fra Fabiano Amati e Tommaso Gioia – Pugliapress New

Questo il commento alla riunione di stamane del presidente della Commissione, il consigliere Mauro Vizzino: “Ho sostenuto che lo strumento della proroga, già utilizzato per sette volte, non è certamente risolutivo in nessun caso, ma in questa occasione la proroga è fondamentale per evitare di decidere della vita di tante persone che tra un po’ non avranno neanche un piatto da portare in tavola.

E tutto questo – prosegue – accade proprio mentre stiamo per affrontare una campagna elettorale in cui dovremo spiegare quello che abbiamo fatto alla gente. Insomma, saremo noi politicamente a dover spiegare perché abbiamo agito in questa direzione. Da qui il mio appello al Dipartimento Salute affinché faccia un approfondimento sulla questione RSA-Ostuni perché non si può decidere a cuor leggero ‘chi vive e chi muore’ in questa vicenda. Forse non avremmo neanche dovuto occuparcene, lasciando all’Asl ed ai sindacati una valutazione su ciò che è utile fare, nell’interesse comune. Solo a quel punto la politica dovrebbe scendere in campo”.

Vizzino, pertanto, ha chiesto (con la piena condivisione del consigliere regionale Maurizio Bruno) all’Asl ed alla Giunta regionale, rappresentata dall’assessore Amati, che si proceda con un approfondimento, senza lasciare nulla al caso. “A cosa serve agire con questa fretta? Certo – ha aggiunto Vizzino –  anche io sono per la internalizzazione e sono anche io un dipendente che è stato internalizzato. Ma tutto questo deve avvenire dopo tutte le valutazioni del caso”.

Il Sindacato Fials, che ha pure preso parte al dibattimento, evidenzia invece nella propria nota di commento, la contraddittorietà delle azioni messe in campo nell’ultimo periodo dalla Regione per giungere a un obiettivo che certamente è da tutti auspicato, quello dell’internalizzazione dei lavoratori del settore assistenziale, che si riflette anche sul progetto di internalizzazione in questione:

“L’internalizzazione dei servizi sanitari e socio-sanitari deve rappresentare un passo avanti verso la tutela dei lavoratori e il rafforzamento della sanità pubblica, non un’occasione per creare nuovo precariato o per dividere i dipendenti in figli e figliastri. Negli ultimi mesi, purtroppo, abbiamo assistito a processi di internalizzazione gestiti in maniera confusa e contraddittoria. Lavoratori storici, assunti a tempo indeterminato nelle cooperative, sono stati reinseriti dalle ASL con contratti a tempo determinato, talvolta attraverso procedure miste che hanno prodotto discriminazioni e instabilità.

 Adesso la stessa storia rischia di ripetersi con la RSA di Ostuni, dove non solo non viene garantita la stabilità occupazionale dei 48 lavoratori coinvolti, ma addirittura si prospetta l’esclusione di una parte di essi. Tutto questo mentre la Regione e la ASL BR non chiariscono nemmeno i conti sui costi di gestione, con differenze che superano gli 800 mila euro. La FIALS dice chiaramente che nessuna internalizzazione può tradursi in precarietà, che tutti i lavoratori devono essere assunti a tempo indeterminato senza lasciare nessuno indietro e che la Regione Puglia deve garantire regole chiare e uguali per tutti, superando disparità e improvvisazioni che mettono a rischio sia i lavoratori che la qualità del servizio ai cittadini.

Non si comprende perché alcune RSA siano state già internalizzate e altre no. Questo significa creare lavoratori di serie A e lavoratori di serie B pur svolgendo lo stesso servizio pubblico. Una scelta che non accettiamo. A ciò si aggiunge il tema dell’ADI che rappresenta uno dei pilastri della sanità territoriale. Anche in questo ambito non si può continuare con l’incertezza e il precariato. I lavoratori che da anni garantiscono assistenza domiciliare integrata meritano stabilità e riconoscimento, non precarietà. 

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