Anna Rita Lemma PD: “Intervenire sul Decreto Ilva è fondamentale”
Il settimo decreto Ilva domani sarà al centro di un vertice governativo, a testimonianza della centralità della vicenda tarantina. Sono cinque le modifiche al testo suggerite lo scorso 21 gennaio. Correzioni che ritenevo e ritengo ancora necessarie ad un atto che segna il futuro a medio termine dell’Ilva e soprattutto della terra in cui le acciaierie sono attive dal 1960.
Negli ultimi giorni, il dibattito ha registrato proposte emendative che in parte hanno recepito il senso delle istanze già espresse ma che, in definitiva, non colgono appieno le esigenze pressanti dei lavoratori dell’indotto – probabilmente anche dei lavoratori diretti dello stabilimento siderurgico – e degli stessi industriali, creditori a pieno titolo per lavori effettuati e mai onorati dall’azienda.
Intanto, il Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza dell’Ilva per quasi 3 miliardi di euro, rimandando tutti al 29 giugno per l’esame dello stato passivo.
Non va dimenticata, naturalmente, la questione ambientale e sanitaria, anzi, si tratta, dunque, di mettere in fila le reali esigenze degli attori loro malgrado protagonisti di questa vicenda che rischia di trascinare nel dimenticatoio i crediti dell’indotto (350 milioni) e di veicolare i lavoratori verso una stagione di nuova precarietà.
Andiamo per ordine. Punto per punto, istanza per istanza.
1 – Certezza sui tempi di attuazione dell’Aia, con declinazione particolareggiata delle quote che il decreto prevede (80% e restante 20%).
Un emendamento Pd prevede lo slittamento dell’intera applicazione Aia al luglio 2016, spostando di un anno il termine fissato dal decreto ma inserendo la quota del 20% dei lavori inizialmente rinviati ad altra data.
2 – Certezza sulle risorse disponibili e tutela assoluta delle aziende che hanno già fornito ad Ilva beni e servizi come da contratto. Liquidazione dei crediti a TUTTE le ditte prima della costituzione della new-co. Tutela dei lavoratori per il futuro.
Appare debole, seppur meritoria, la proposta di destinare 24 milioni reperibili dal fondo per le Piccole e Medie Imprese per garantire l’accesso al credito dei fornitori Ilva. Gli stessi industriali di Taranto ritengono questa soluzione inefficace rispetto alle esigenze concrete di liquidità denunciate dai bilanci di numerose aziende creditrici.
Chiedere loro di contrarre nuovi prestiti non è la risposta che evidentemente gli imprenditori si attendevano. Propongono non a caso la classificazione di impresa strategica per le aziende tuttora fornitrici dell’Ilva, nel tentativo di salvaguardare la platea in chiave futura.
Ciò che più preme, ad ogni modo, è l’obiettivo occupazionale.
Da questo punto di vista, la proposta lanciata dalla Fiom di individuare clausole di salvaguardia sociale per gli operai dell’indotto e dell’appalto, a prescindere dagli assetti futuri, appare logica e praticabile, anche alla luce l’intervento sostanziale della mano pubblica sull’intera partita.
Tutelare i creditori e soprattutto garantire il lavoro ai dipendenti dell’indotto: priorità sociali assolute!
Sin qui i primi due punti analizzati e proposti tre settimane fa.
Quanto alla parte del decreto che assegna a Taranto nuove possibilità di sviluppo, confermo quanto già declinato e naturalmente chiedo pubblicamente alle rappresentanze parlamentari locali di garantire il proprio impegno in tal senso, in attesa dello sviluppo della concertazione sui programmi da attuare già avviata dall’assessorato all’Urbanistica del Comune di Taranto.
E qui, infine, ribadisco le altre tre correzioni che il decreto richiede.
– Definizione delle risorse a garanzia degli interventi a vantaggio del patrimonio storico, strutturale e museale di Taranto.
– Interventi finanziari rivolti al potenziamento dell’offerta universitaria locale, inserendo a pieno titolo, inoltre, la statalizzazione del liceo musicale Paisiello.
– Deroghe alla Legge di Stabilità 2014 che prevedano risorse al potenziamento dei Piani di Offerta Formativa delle scuole del quartiere Tamburi e della Città Vecchia di Taranto.
Anna Rita Lemma
consigliera regionale Pd