Chiudessero gli stadi, le partite solo in TV
Certo, è una provocazione, ma è desolante continuare a far disputare le partite senza la presenza di una delle due tifoserie. Questa domenica è capitato sia ai tifosi dell’Andria, sia a quelli del Fasano. La scorsa a quelli del Bari che non son potuti andare a Napoli.
Queste decisioni, senza dubbio, continuano a mantenere attivi i rancori tra le diverse tifoserie, piuttosto che eliminarli. Non parliamo per favore di prevenzione. Non lo è. E’ pura discriminazione ed incapacità a prevenire in altro modo, con l’inasprimento delle pene, ad esempio, oppure con una corretta educazione sportiva e con stadi che siano luoghi di aggregazione. L’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive, piuttosto che risolvere il problema e trovare delle soluzioni che portino il tifo italiano sugli standard europei continua a vietare. La tessera del tifoso è un’altra bufala. E’ solo una strategia di marketing per catturare dati sensibili e magari inviare delle proposte commerciali. Non serve praticamente a nulla. Oggi, vietare l’ingresso al campo alle tifoserie avversarie è semplicemente una rogna in meno per chi è preposto ad attuare le norme di sicurezza,
Al minimo rischio si fanno ordinanze di divieto. Le partite di ieri del Taranto e del Martina erano riservate esclusivamente ai residenti nella provincia. Paradossalmente, il nostro caporedattore Sandro Corbascio, residente a Martina ma in agro di Cisternino, non avrebbe potuto assistere alla gara se non fosse stato un giornalista. Stessa cosa dicasi per i tifosi residenti in altre provincie.
E allora, se non vogliamo scomodare nessuno, la domenica, si vieti l’ingresso al campo a chiunque. Non ci saranno rischi, né lavori straordinari. Le partite mandiamole tutte in diretta televisiva.
Con la repressione non si educano i tifosi ad un corretto comportamento, anzi si sortisce l’effetto contrario, ma com’è consuetudine, questa pillola di buon senso, entrerà da un orecchio ed uscirà dall’altro.
Antonio Rubino