Lecce- Nuova vita per l’Accademia di Belle Arti.
LECCE- Da poche ore è stata ratificata la nomina del nuovo direttore dell’Accademia di Belle arti di Lecce, il professore Andrea Rollo. Si chiude finalmente un ciclo cominciato circa sette anni fa e caratterizzato in questi ultimi mesi dal blocco delle attività didattiche e amministrative. La vicenda acuitasi in questi ultimi mesi è esplosa dopo le recenti elezioni interne all’istituto che hanno portato alla vittoria Rollo. Quest’ultimo non si è potuto insediare fino ad oggi per via di un insano provincialismo lontano dall’alto profilo culturale che dovrebbe contraddistinguere questa istituzione. Come detto, quanto accaduto recentemente, è solo il tassello finale di una storia cominciata circa sette anni fa subito dopo la morte del direttore Giacinto Leone. Quale l’immagine di questi sette anni tutt’altro che tibetani? «Questi sette anni, la loro qualità – afferma qualcuno in accademia – sono riassunti, espressi dal pessimo gusto di quel gabbiotto messo a invadere l’atrio settecentesco dell’ingresso dell’accademia. Di questi anni ne sono il simbolo. Un pugno nell’occhio, il peggiore biglietto da visita per chi, come l’Accademia, ha il “bello” addirittura nella sua stessa denominazione».
A proposito del nuovo corso dell’istituto il presidente, Fernando De Filippi, afferma: «L’aspettavamo da due mesi. Non capisco come una lettera anonima possa bloccare un iter regolarissimo, oltretutto credo che Rollo sia anche il risultato di un gruppo di docenti che sperano di rinnovare quest’accademia in senso nuovo, moderno, contemporaneo. Questa è un’accademia che purtroppo, come molte altre in Italia, vive un momento di crisi sia da un punto di vista legislativo sia dei contenuti. Le accademie devono essere non più in una situazione post rinascimentale ma vivere proprio quella che è la contemporaneità, cioè seguire la ricerca attuale, diventare delle fucine di sperimentazione, cioè delle scuole dove la mano e la mente lavorano insieme. Lei si può laureare in giurisprudenza senza mai andare in facoltà, qui invece deve frequentare; la teoria e la prassi vivono in comune. Cerchiamo di costruire un intellettuale in grado sia di operare criticamente sul suo lavoro sia di lavorare a livello di laboratorio. Direi che sono le scuole più avanzate per cui i ministeri dovrebbero cercare di porre più attenzione; non abbiamo concorsi dal 1990».
«Sono presidente da due anni – continua De Filippi – ma prima ho fatto vent’anni il direttore all’Accademia di Brera a Milano. Sono un leccese che è andato a studiare, nel lontano ’59 a Milano, mi sono laureato all’accademia di Brera dove sono diventato direttore lavorando fino alla pensione. Adesso mi hanno recuperato come presidente qui a Lecce». A proposito di questo nuovo inizio il presidente affernma:
«Il problema è proprio quello di attualizzare. Noi viviamo ancora su un modello di stampo gentiliano, cioè una legge del ‘23, che vede materie come decorazione divisa da scultura, da pittura. A Lecce, soprattutto, mancano le nuove tecnologie, manca il Design; vorremmo veramente completare l’arco che prevede tutta una serie di corsi. L’accademia non può essere solo chi dipinge, scolpisce ma anche il design è fondamentale. Le nuove tecnologie, i nuovi media sono fondamentali; se Lei va alla Biennale di Venezia o nelle mostre vede più video che dipinti. Noi viviamo ancora in una realtà vecchia; si dovrebbe aprire ai giovani, alle sperimentazioni, ai nuovi docenti. Non essendoci concorsi più dal ’90, la classe docente è un po’ invecchiata. Oltretutto i concorsi si stanno regionalizzando; si fanno quelli istituto per istituto e quindi abbiamo in Calabria tutti calabresi, in Puglia tutti pugliesi mentre prima vincevi il concorso e da Milano per esempio veniva Maraniello, da Roma Nicola Carrino; arrivavano degli artisti che stavano comunque tre anni e si creava questa osmosi. Oggi questa specie di dimenticanza che il ministero ci sta regalando ha creato una situazione con concorsi interni, comunque di livello, dove però manca questo scambio di esperienze anche interregionali se non internazionali. Per esempio da noi, per una legge strana, non insegnano professori stranieri. A Parigi, a Londra dappertutto è pieno di docenti stranieri». A proposito del programma il presidente continua: «Il problema grosso delle accademie in Puglia – tenga conto che essa è l’unica regione ad avere tre accademie, la Lombardia ne ha una sola, la Liguria ne ha solo una comunale che è stata appena statalizzata- è che non ci sono gli sbocchi occupazionali. Nella provincia di Lecce ci sono, credo, sette licei d’arte e quindi c’è una vocazione artistica. Bisognerebbe almeno garantire delle possibilità espositive agli studenti. Noi l’anno scorso abbiamo inventato questo “Incipit” collegando le gallerie della città ai ragazzi. Abbiamo quindi esposto per la prima volta e stiamo preparando anche un bel libro di centoventi pagine con le otto gallerie che hanno ospitato i nostri studenti, con un successo notevole».
In questa narrazione del nuovo corso ancora più specifiche sono le parole del neo direttore Rollo.
Questi non si lascia attirare nella trappola delle polemiche. Sarebbe troppo facile. Si butta tutto alle spalle perché è il caso di pensare al futuro, agli studenti, al programma che ha pubblicato anche in un agevole libretto. Riassumerlo in poche parole non è facile. Certo è che proprio dalla suddivisione per argomenti si comincia a costruire e intravedere quell’intelaiatura logica su cui si fonderà la nuova accademia. Parole come “Organizzazione Partecipata dell’Accademia”, “Didattica”, “Ricerca”, “Sviluppo” non sono solo una scelta di convenienza elettorale ma l’affondo del programma in un futuro prossimo. «Risulta indispensabile -afferma il neo direttore Rollo- rilanciare una nuova fase costituente, allo scopo di rivedere lo Statuto e i Regolamenti, e procedere alla necessaria semplificazione delle attuali procedure, ma soprattutto, occorre ridefinire in modo più specifico le diverse competenze, il ruolo svolto dagli organi di rappresentanza della Comunità accademica, e il rapporto tra gli organi di governo e la Direzione Amministrativa». Non finisce qui perché il cuore di una istituzione di formazione culturale è rappresentato dagli studenti: «Offrire la disponibilità di spazi adeguati e ammodernati per lo studio, la ricerca e il confronto artistico; promuovere e strutturare un modello adeguato per l’ottimizzazione della utilizzazione di aule didattiche e laboratori in grado di rispondere all’esigenza di qualità dell’offerta formativa; sostenere l’implementazione dei servizi bibliotecari e di consultazione/interfaccia col Patrimonio artistico e culturale (vedi Galleria dell’Accademia – Galleria Fotografica- Archivi della Visione); favorire, attraverso un impegno costante, il reperimento di nuovi spazi adeguarti e a norma per i corsi di studio dell’accademia e per il potenziamento dei laboratori e relative attrezzature, allo scopo di qualificare al massimo l’attività di formazione e ricerca, per evitare dispersione didattica e risorse». «A tutto questo -conclude Rollo- bisognerà aggiungere non solo l’organizzazione di mostre didattiche a tema per gli studenti che abbiano raggiunto con il loro lavoro, livelli di eccellenza, sia all’interno che all’esterno dell’Accademia, con pubblicazione di cataloghi ma anche l’istituzione del premio “Accademia” che attraverso una rassegna annuale o biennale, riconosca e valorizzi gli esiti formali ed espressivi ottenuti dalla ricerca condotta dagli studenti interni alle accademie italiane e straniere».
Da ultimo abbiamo raccolto il parere di Franco Contini, docente del corso di Pittura, il quale afferma: «Siamo contenti che finalmente si sia conclusa, positivamente, la vicenda della ratifica della nomina a direttore del professore Rollo. Tuttavia, resta incomprensibile il ritardo ministeriale. Si tenga conto che siamo quasi a tre mesi dalle elezioni, e che quasi altrettanto tempo è stato sottratto alla didattica, ad esempio, alla quale il ritardo ha causato danni ingenti; soprattutto per quegli insegnamenti mai partiti in quanto non si sono potuti nominare i professori.
Siamo a ridosso delle festività natalizie e l’accademia, come le altre istituzioni similari, chiuderà per riaprire a metà gennaio. A febbraio saremo in piena sessione d’esami e gli studenti dovranno essere in grado di sostenere esami e tesi. Bisognerà veramente andare “alla ricerca del tempo perduto” sperando di recuperarlo. Ora è necessario instaurare anche un clima di serenità e armonia che l’istituzione ha perso da sette anni a questa parte e credo che questo sia tra gli obiettivi primari e imminienti della nuova direzione. L’accademia di Lecce ha necessità di recuperare la credibilità persa sul territorio, quella decretata dal calo repentino e costante delle iscrizioni negli ultimi anni. Abbiamo potenzialità e capacità per rinascere, come araba fenice, dalle proprie e nostre ceneri».
Fabio A. Grasso