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Psicologi in spiaggia? L’Ordine invita alla cautela

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L’Ordine degli Psicologi della Puglia interviene per prendere posizione riguardo un’iniziativa che sta facendo molto discutere, presa da un suo iscritto, lo psicologo di San Giovanni Rotondo Alessandro Iacubino, il quale ha scelto di portare la psicologia sulle spiagge del Gargano.

Un modo per avvicinare una materia delicata, quello della salute mentale, che alcuni continuano a guardare come legato per forza alla malattia mentale in senso stretto, alle persone, combattendo proprio il pregiudizio che ancora esiste a monte, e che è sbagliato che esista, visto che nessuna persona, anche quella più in salute fisicamente, può dirsi veramente in salute se soffre di depressione o se ha anche solo, semplicemente, dei conflitti interiori che fa fatica a risolvere.

Iacubino, prevenendo un po’ lo scetticismo dei colleghi, aveva già chiarito che la sua non è psicoterapia in senso stretto, che come pratica bisogna di un ambiente del tutto riservato ed anche del tempo necessario a costituire quella che tecnicamente viene definita come la relazione terapeutica fra professionista e paziente, ma piuttosto di “psicoeducazione, divulgazione, orientamento”.

Molte persone, che difficilmente si sarebbero mai recate da uno psicologo, dopo aver parlato con me ora sono propense a farlo, quindi ad affrontare un vero percorso psicoterapeutico, ha dichiarato Iacubino, molto soddisfatto del riscontro che sta avendo nelle giornate in cui mette a disposizione, del tutto gratuitamente, le proprie competenze sulle spiagge di Peschici, mentre altri suoi colleghi hanno preso spunto dalla sua idea per imitarlo in altre località marittime.

Ma l’Ordine degli Psicologi preferisce mettere i puntini sulle i, come si dice. “Negli ultimi tempi – si afferma in un comunicato – purtroppo, assistiamo alla promozione di diverse iniziative di “psicologia pop” che, se pur animate da buone intenzioni, spesso si rivelano poco allineate ai principi fondanti della nostra disciplina. Alcune di queste, come il cosiddetto “psicologo in spiaggia”, rischiano di generare confusione nella cittadinanza, impoverire l’intervento psicologico e, soprattutto, di screditare la professionalità e la serietà del nostro lavoro.

Per questo, invitiamo le colleghe e i colleghi a riflettere con attenzione su dove e come ci proponiamo al pubblico. Contesti improvvisati o troppo informali, come stabilimenti balneari, supermercati o eventi di intrattenimento, possono minare la relazione di fiducia che è alla base di ogni relazione di aiuto. Promuovere la salute non è “semplificare lo psicologo”, ma renderlo comprensibile, accessibile, riconoscibile nel suo valore”.

Evidente come vi sia, alla base della divergenza, una differenza di vedute su come intercettare i bisogni inespressi di benessere psicologico da parte dell’utenza: per l’Ordine, che certamente esprime la maggioranza dei pareri dei suoi iscritti se così si è espresso, il benessere psicologico si promuove tramite campagne di sensibilizzazione, di incoraggiamento a rivolgersi agli psicologi, ma la professione, per essere esercitata, ha sempre bisogno di contesti formali, anche in via di approccio preliminare.

Invece, per Alessandro Iacubino ed altri che ne stanno seguendo l’esempio, occorre spostare l’approccio, che magari diversamente potrebbe non avvenire mai e restare un bisogno inevaso da parte di alcune persone che hanno necessità, anche in luoghi informali, che possono diventare delle porte d’accesso verso la relazione terapeutica vera e propria, senza la pretesa, ovviamente, di aiutare le persone con quel semplice incontro, ma con l’idea che, in alcuni casi, sia necessario che sia lo psicologo a dimostrare per primo la sua disponibilità.

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