Le meraviglie del cielo invernale parte seconda: le Pleiadi e le Iadi

Nella prima parte di questo contributo ci siamo soffermati sul cosiddetto Triangolo invernale, l’asterismo posto a cavallo delle sfavillanti costellazioni del cacciatore Orione e dei suoi due cani, il Maggiore ed il Minore. Spostando di poco lo sguardo verso nord è possibile invece imbattersi nella costellazione del Toro. Essa contiene al suo interno il solo ammasso stellare visibile anche a occhio nudo, in un cielo sufficientemente buio, quello delle Pleiadi.
Secondo gli antichi greci, ai quale dobbiamo non solo i nomi delle costellazioni, che derivano dalla loro sofisticata mitologia, ma anche le prime indagini sulla natura delle stelle e finanche raffinati calcoli sull’effettiva distanza di questi corpi celesti, oltre che sulle dimensioni della Terra, le Pleiadi erano sette sorelle di nome Maia, Elettra, Taigete, Asterope, Alcione, Celeno e Merope, figlie del dio Atlante, la cui posizione in cielo vicino ad Orione si deve alla seguente storia: compagno della dea della Caccia, Artemide, Orione ne provocò l’ira funesta proprio innamorandosi delle sette sorelle figlie di Atlante. Per vendicarsi, la dea allora mandò contro Orione uno scorpione che lo punse a morte, per questo servizio reso ad Artemide lo scorpione fu tramutato in costellazione; stessa sorte toccò ad Orione e alle Pleiadi.
Il mito ci dice che le sorelle-Pleiadi fossero sette, ma l’ammasso stellare in questione è costituito da ben un migliaio di stelle, chiuse in un diametro di circa 12 anni luce, posto ad una distanza di 443 anni luce da noi, alle più luminose delle quali è stato dato il nome delle sette ninfe, figlie di Atlante. Ad occhio nudo le l’ammasso delle Pleiadi è distinguibile come un batuffolo di cotone, che poi non è altro che il gas che avviluppa l’ammasso, con dei puntini al suo interno. Con un semplice binocolo astronomico, invece, la vista di questa meraviglia è incantevole, e si possono scorgere varie decine di stelle facenti parte l’ammasso.
Nato da una gigantesca nube di polveri e gas, e con un’età stimata di circa 100 milioni di anni (il nostro Sole ne ha vissuti già 5 miliardi circa…) a seguito dei complessi orbitali le Pleiadi sono destinate, entro 250 milioni di anni, a disperdere i propri membri, come le perle di una collana della quale si spezzi il filo che le tiene unite. E’ un po’ triste ma è così.
Tre volte più vicino a noi delle Pleaidi, in direzione della stella più luminosa della costellazione del Toro, la celebre gigante rossa Aldebaran, si trova un altro ammasso, anch’esso delizioso se osservato con uno strumento, quello delle Iadi, più antico delle Pleiadi, i cui membri hanno perciò, quindi, già iniziato il processo di spargimento di cui sopra, motivo per il quale esso non è visibile a occhio nudo




