Apparsa scritta inneggiante al terrorismo politico a Foggia

“C’è ancora posto nel bagagliaio: dignità e lavoro”! Questa scritta, dal significato allusivamente lugubre, con evidente riferimento all’uccisione di Aldo Moro, ritrovato morto nel bagagliaio di una R4 in via Caetani a Roma il 9 maggio 1978, è apparsa negli scorsi giorni a Foggia, in via Giovanni Urbano.
Una scritta dall’intento intimidatorio, impressa su quel muro forse perché stiamo attraversando un periodo nel quale la conflittualità a livello sociale e sindacale sta vivendo una fase di moderata ripresa, se pensiamo alle manifestazioni organizzate le scorse settimane, ispirate alla questione israelo-palestinese, che hanno visto la partecipazione di milioni di persone complessivamente, ma che avevano un significato politico, che trascendeva la pur epocale questione mediorientale, la rabbia e lo sgomento per le immagini agghiaccianti che abbiamo visto per due anni provenire da Gaza, per diventare nei fatti motivo di scontro con il Governo Meloni.
E lo scorso fine settimana, del resto, per restare alle questioni più attinenti con l’Italia e la situazione lavorativa, la Cgil ha organizzato un’importante manifestazione nazionale a Roma per protestare contro la Finanziaria, in fase di studio e approvazione in questo periodo in Parlamento.
E’ probabile allora che la mano o le mani che hanno vergato quella scritta irricevibile, abbiano cercato di calcare la mano su una questione sociale effettivamente esistente, ma che del resto preesiste al governo attualmente in carica, che le ultime manifestazioni di piazza ed i cortei hanno avuto il potere di rinfocolare.
Del resto, il conflitto sociale che rispetta le regole della convivenza civile è il sale della partecipazione dei cittadini alla vita sociale ed è tutelato dalla Costituzione e dalle leggi, sebbene ci si divida sempre più spesso su quali siano i suoi limiti, come si è visto recentissimamente a proposito dello sciopero organizzato senza il dovuto preavviso e che ha provocato disagi vari ai trasporti nelle città più importanti del Paese.
Non è infine da dimenticare che di Foggia è originaria una irriducibile delle Nuove Brigate Rosse, Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per l’assassinio a Bologna del giuslavorista Marco Biagi nel 2002.
Sulla questione è intervenuto Potito Perruggini, membro dell’Osservatorio nazionale sugli anni di piombo:
L’importanza del lavoro e la sua dignità sono sanciti nella nostra carta costituzionale e in uno stato democratico come il nostro la libertà di manifestare è sempre legittima ma non l’uso della violenza così come la sua istigazione.
Il sequestro di Aldo Moro e la sua morte hanno rappresentato uno dei momenti più bui nella vita del nostro paese e se c’è qualcuno che con superficialità e stupidaggine rivanga quella brutalità come se si potesse ripetere deve essere fermato immediatamente.
Chiediamo che il comune faccia cancellare al più presto la scritta altrimenti saremo pronti noi a farlo al suo posto.




