DAL CAMPO ALLA PENSIONE: FALCETTA RACCONTA IL CALCIO SENZA REGOLE

di Guglielmo De Feis
Oggi è un pensionato nella sua Osimo, a due passi da Ancona, luogo di cui è oltretutto originario. Il calcio attuale lo osserva con molto distacco, sebbene due stagioni in riva ai Due Mari restino parte della sua vita, in una carriera che lo ha visto a lungo in Sicilia con Palermo e Messina, e ancora in Puglia con Foggia e Altamura.
A 69 anni ben portati, Franco Falcetta dice la sua con schiettezza su questo pallone ormai arroventato da tanti veleni: “Non so più se questo è calcio oppure chiacchiera allo stampo demenziale! Scusatemi se sono crudo, ma non trovo più alcun costrutto logico, visto che anche nelle serie minori si lavora solo se porti sponsor ed hai amicizie che contano. La meritocrazia non esiste più! Il mio post calcio purtroppo ha avuto eventi che mi hanno molto segnato a titolo personale ed oggi vivo della pensione grazie ai contributi versati quando giocavo, anche se ho svolto in seguito altre attività lavorative, tra cui quella di Agente di Polizia Municipale qui nella mia cittadina di origine, che ho esercitato per molti anni”.
Non è l’unico ad essere fuori dal giro che conta dei tanti ex rossoblù: “Non mi stupisco più di niente, quindi preferisco non aggiungere altro. Ho i patentini per allenare, ma ormai se non hai conoscenze adeguate non fai nulla. Ho deciso da tempo di chiudere con questo mondo: ho anche un’età e quindi preferisco dedicarmi agli affetti familiari”.
Due stagioni in rossoblù contorte: “Purtroppo sì, e me ne dispiace. Specialmente quella Serie B mancata a Salerno nel 1983 che ancora oggi brucia tantissimo. Ho bellissimi ricordi della città e dei tifosi, di grandi compagni come i poveri Ciccio Scoppa e Vito Chimenti, del Generale Barlassina, di degne persone come Bortolo Mutti, Giuseppe Fagni, Vanni Moscon, il massaggiatore Brindani ed il povero suo collega Vespasiani (deceduto lo scorso anno a 87 anni). Ma soprattutto un tifo come il vostro non merita di giocare, con tutto il rispetto, contro Racale, Taurisano e Spinazzola!”.
I tempi sono grami: “Io ho militato in tante piazze, ho vinto una Serie D col Carpi da giovane a inizio carriera. Tutto sta nella solidità delle società e nella progettualità. Purtroppo da voi questo non l’ho vissuto e sapete bene quanti problemi c’erano. Ma la verità è che si gioca sempre e troppo col fuoco! Società iscritte senza averne i requisiti, classifiche sfasate dalle penalizzazioni… ma serve aggiungere altro?”.
E sugli azzurri che rischiano di mancare il mondiale per la terza volta consecutiva: “Su questo aspetto preferisco tacere. Avrei troppe cose poco educate da dire su certe situazioni”.
Taranto avrà nei prossimi mesi uno stadio nuovo di zecca: “Mi fa ovviamente piacere, ma la città avrà modo di presentarsi con una realtà che conta e possa progettare traguardi ambiziosi? La vicenda dell’Ilva con quel numero gravissimo di cassintegrati è un’altra mannaia enorme. Ci rendiamo conto di quei poveri padri di famiglia che hanno questi problemi economici? I Giochi del Mediterraneo daranno turismo e questo va bene, ma il dopo come sarà?”.
Caro Falcetta, è molto pessimista allora? “No, sono realista. Io amo Taranto e la sua gente stupenda, ma una città come la vostra non può vivere di intermittenza, non solo calcistica. Il siderurgico è da sempre la colonna portante e così rischia solo di lasciare a casa tanti onesti lavoratori che hanno famiglia e figli! Ci saranno impianti nuovi di zecca e tanti atleti da tutto il mondo, ma con una Serie D eventuale l’anno venturo poi avrete una società in grado di progettare? Qui nelle Marche abbiamo le realtà di Ancona e Macerata che, dopo brevi parentesi in C, sono tornate nelle serie minori. Una è capoluogo di regione oltretutto! Anche Ascoli, Pesaro e San Benedetto del Tronto, pur militando in terza serie, potranno durare a lungo? O Messina che è partito con 14 punti di penalità in quarta serie? Altra piazza cui sono legatissimo oltretutto”.
Città che hanno anche stadi stupendi, come la città dello Stretto: “Io giocai al vecchio ‘Celeste’, che era una autentica roccaforte. Ovvio che anche lo ‘Iacovone’ rifatto sarà una bestemmia vederlo in Serie D! Città come Taranto, Messina, Foggia e Palermo hanno pubblici da Serie A e non capisco come mai queste ultime tre hanno all’attivo tornei di massima serie nella loro storia e quella vostra nemmeno uno! Ma ripeto, se non hai il manico buono non otterrai mai nulla”.

Giornalista pubblicista. Collaboratore, a vario titolo, di altre redazioni sportive di giornali, radio e televisioni nazionali. Esperto di attività Audiovisive, fotografiche e cinematografiche (diploma don Orione di Roma 1985). Presentatore televisivo e radiofonico per varie emittenti locali e di eventi anche a carattere nazionale. Scrittore. E’ in uscita il suo terzo libro. Esperienza nelle attività di pubbliche relazione in ambito militare.




