Taranto – Tamburrano lascia gli studenti al gelo. La protesta sotto la Provincia.
“Una politica che lascia fuori dai palazzi del potere i giovani, è una politica che non guarda al futuro”. Queste le parole del presidente del Parlamento Regionale dei Giovani, Giovanni Ricci, pronunciate alle porte della Prefettura questa mattina. È lì che un corteo di circa 400 ragazzi, provenienti da vari istituti tarantini, si è radunato per rivendicare il diritto allo studio in un ambiente sano. La Provincia di Taranto, che gestisce i fondi relativi all’istruzione pubblica superiore, dovrebbe stanziare una somma di denaro sufficiente a rifornire le scuole del gasolio necessario per il corretto funzionamento degli impianti di riscaldamento. Già a novembre 2015, con l’abbassarsi delle temperature, è nato un certo malcontento tra il personale scolastico e gli studenti, costretti a svolgere le attività quotidiane nelle gelide aule dei rispettivi licei. La situazione è diventata insostenibile quando il termometro, dopo la chiusura delle scuole per le vacanze natalizie, ha sfiorato lo “zero”. Nella giornata di ieri ha avuto luogo l’ennesimo tavolo tecnico tra i rappresentanti d’istituto del Liceo Aristosseno, Quinto Ennio, Pitagora, Bachelet, Vittorino e alcuni esponenti dei sindacati studenteschi, MSAC, UDS e FDS, con gli organi interni dell’ente provinciale. La richiesta degli studenti prevedeva, oltre al ripristino degli impianti di riscaldamento, la chiusura delle strutture fino alla distribuzione del gasolio, prevista per venerdì 22 gennaio, al fine di salvaguardare la salute dei ragazzi. La risposta della Provincia è sembrata, in un primo momento, positiva: sono stati stanziati 50000€ per acquistare il gasolio mancante ed è stata assicurata ai rappresentanti la firma del Presidente della Provincia, Martino Tamburrano, sulla richiesta di ordinanza di chiusura delle scuole coinvolte, da presentare al Comune. Alle 16:00, dopo diverse ore di attesa, c’è stato il confronto diretto con il Pres. Tamburrano, il quale, probabilmente a causa di una scarsa comunicazione interna, ha affermato di non essere a conoscenza dell’ordinanza richiesta che ha, quindi, respinto, senza prendere in considerazione la via del dialogo. Da questo rifiuto è partita la mobilitazione studentesca, mirata a rivendicare i diritti dei giovani tarantini direttamente sotto gli uffici del Pres. Tamburrano. La manifestazione di oggi non è una sterile protesta, che si pone solo l’obiettivo di riaccendere i termosifoni nelle scuole. Questa giornata deve segnare la nascita dei “tarantini di domani” che devono comprendere il prima possibile che bisogna far sentire la propria voce, non si deve rimanere in silenzio, perché “il silenzio uccide la libertà di espressione”. Quella che, forse, sarà ricordata come la mobilitazione studentesca collettiva più unita ed importante degli ultimi anni, non terminerà fino a quando non verranno date delle risposte esaustive ai numerosi interrogativi che affollano la testa di chi dovrebbe pensare alla propria istruzione ed al proprio futuro. Gli studenti non si sentono rappresentati dalle istituzioni che si rinchiudono nei palazzi del potere, ma piuttosto dagli “eroi di tutti i giorni”, quelli descritti nella canzone di Caparezza che riecheggia alle porte della Provincia da questa mattina, coloro che si mettono in gioco e lottano per garantire il rispetto di quei diritti che non dovrebbero essere mai messi in discussione in una Repubblica Democratica. Come il diritto allo studio. Non è concepibile che gli studenti della provincia tarantina siano costretti a studiare in classe con coperte e giubbotti. Non è possibile che tutto questo sia causato dai famosi “tagli” del governo ai fondi degli enti pubblici. Questa, di certo, non può essere chiamata una “Buona Scuola”.
Continua a leggere su PugliaPress
di Alessandro Pallotta e Davide Traversa