VITO CHIMENTI, IL ROSSOBLÙ CHE TARANTO NON DIMENTICA

Martedì avrebbe compiuto 72 anni e avrebbe festeggiato con l’adorata moglie Annamaria – sposata a soli 19 anni – con i figli Valentino (maresciallo di Polizia) e Floriana (infermiera professionista al nosocomio di Matera), e con i quattro nipotini che erano la sua vita.
Purtroppo, a gennaio 2023, un soffio lo ha tradito improvvisamente nello spogliatoio della vicina Pomarico, città natale di Franco Selvaggi, pochi istanti prima di una gara della locale compagine, dove svolgeva il ruolo di preparatore dei portieri e allenatore delle giovanili.
Nella storia rossoblù, Vito Chimenti è sicuramente uno dei perni: in tre stagioni, dal 1982 al 1985, ha lasciato il segno con 22 reti e un titolo di capocannoniere del girone B di C1, in condominio con Orazio Sorbello del Campania. Centravanti possente – e spesso in sovrappeso – ma dotato di qualità, vantava anche stagioni in Serie A con Catanzaro (al fianco degli ex Braglia e Majo, suo grande amico, oltre che di Ranieri), Pistoiese (dove ebbe come compagno Marcello Lippi, futuro CT campione del mondo 2006) e Avellino (con Stefano Tacconi tra i pali), totalizzando tredici reti complessive: una coi calabresi, nove coi toscani e tre coi campani.
Fortemente voluto da Lauro Toneatto – che ebbe come secondo il fratello Francesco, anch’egli centravanti per anni della Sambenedettese e padre di Antonio, ex portiere di Salernitana, Lecce, Roma e Juventus – Chimenti dimostrò sin da subito di essere un talento sotto rete, anche se dal dischetto non sempre era lucido, come testimoniano i diversi rigori falliti.
A 31 anni una squalifica di cinque anni per illecito sportivo gli chiuse la carriera. Da lì iniziò un nuovo percorso: allenatore nelle giovanili dell’Invicta Matera, storica società della città dei Sassi, e poi nella compagine della sua città di adozione – era originario di Bari – con cui vinse titoli e ricoprì anche il ruolo di vice di Carlo Florimbj a Lanciano, Rimini, Messina e nuovamente a Matera.
Il suo mondo era il campo, e non sapeva farne a meno. Ironia della sorte, il triplice fischio finale della partita della sua vita è arrivato proprio dentro uno spogliatoio, il 30 gennaio di quasi tre anni fa.
Uomo di poche parole, schivo e riservatissimo, Vito sapeva però farsi amare. E Taranto lo adorava come un figlio acquisito.
Auguri, Vito. Che la terra ti sia lieve e che il tuo mondo – il campo – possa regalarti, anche in Paradiso, tante altre soddisfazioni.

di GUGLIELMO DE FEIS

Giornalista pubblicista. Collaboratore, a vario titolo, di altre redazioni sportive di giornali, radio e televisioni nazionali. Esperto di attività Audiovisive, fotografiche e cinematografiche (diploma don Orione di Roma 1985). Presentatore televisivo e radiofonico per varie emittenti locali e di eventi anche a carattere nazionale. Scrittore. E’ in uscita il suo terzo libro. Esperienza nelle attività di pubbliche relazione in ambito militare.




