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Renexia preferisce Vasto a Taranto, perduto investimento da 500 milioni. Le reazioni.

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Una vera e propria beffa: dopo che un anno fa era stato firmato un protocollo d’intesa presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, volto alla realizzazione da parte dell’azienda veneta Renexia di una fabbrica di turbine eoliche nel porto di Taranto (ma con un ruolo previsto anche per Brindisi) la scelta da parte di Renexia di optare per il porto di Vasto rappresenta una nuova battuta d’arresto per lo sviluppo industriale e occupazionale del territorio.

Basti pensare che l’investimento, stimato in 500 milioni di euro, prevedeva la creazione di circa 1.500 posti di lavoro tra diretti e indiretti, con la produzione di turbine eoliche flottanti destinate al parco offshore di Med Wind nell’area di Trapani.

Secondo Carmelo Sasso, segretario generale della UIL Trasporti Taranto, per il quale l’investimento avrebbe rappresentato anche un’opportunità di ricollocamento per circa 300 lavoratori ex TCT, alla base della scelta da parte di Renexia ci sarebbe stata una certa inerzia da parte dell’Amministrazione comunale (che tuttavia, com’è noto, è cambiata nel tempo intercorso fra la firma del protocollo d’intesa ed i giorni attuali, trovandosi a dover gestire appena insediata anche la delicatissima questione del siderurgico tarantino): “La politica locale non ha saputo definire i termini dell’insediamento, né rivedere la concessione del Molo Polisettoriale o proporre alternative valide all’interno del porto. L’immobilismo e la mancanza di chiarezza hanno scoraggiato gli investitori”.

Secondo Gianni Cataldino, assessore del Comune di Taranto con deleghe al Coordinamento Strategico dell’Azione di Governo e Governance delle Società Partecipate, la scelta di Renexia rappresenta una specie di accanimento sul Capoluogo jonico, come se esso debba per forza recitare il ruolo di “pattumiera d’Italia, destinata ad accogliere unicamente gli insediamenti industriali altamente impattanti sull’ambiente.

Non si smentisce Mario Turco, senatore del Movimento 5 Stelle, secondo il quale la colpa di quanto accaduto è da attribuire al Governo, motivo che lo ha spinto a presentare un’interrogazione parlamentare rivolta ai ministri delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ” per chiedere spiegazioni sulla decisione di Renexia di abbandonare Taranto e dirottare in Abruzzo il progetto da 500 milioni per la realizzazione di una fabbrica per la produzione di turbine eoliche flottanti, con una prevista ricaduta di 1.500 posti di lavoro.

Si tratta – continua – di un’occasione storica persa per Taranto, che aveva già trovato le sue linee di indirizzo strategiche e d’investimento durante il Governo Conte II e che nel 2024, con il protocollo d’intesa firmato dal MIMIT, avrebbe potuto consolidarsi. Il Governo Meloni, invece, non ha saputo dare risposte alle necessità industriali dell’azienda, determinando così la fuga di un investimento che avrebbe rilanciato il porto, la filiera delle rinnovabili e l’occupazione ionica, anche attraverso il reimpiego di circa 300 lavoratori ex TCT”.

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