Si spezza la fune sul cantiere edile, operaio rumeno muore a Lecce
L’ultima vittima del lavoro è un operaio rumeno di appena 25 anni, da tempo residente in Italia, sposato e in procinto di diventare padre.
L’incidente mortale del quale è stato protagonista è frutto di una dinamica della quale, pur da non esperti ai lavori, avremmo ritenuto si addicesse più a una qualche forma di sport estremo che di lavoro regolato da leggi sulla sicurezza, che pure esistono anche in quest’ambito, regolamentato come tutti gli altri.
Egli operava infatti per una ditta che si occupa di “edilizia acrobatica”, una variante della classica tipologia alla quale le aziende edilizie fanno riferimento per lavorare, cioè quella della montatura dei ponteggi su una facciata dell’edificio sul quale operano e che prevede invece che gli operai specializzati, equipaggiati con corde, imbracature e dispositivi di sicurezza, si muovano sulle superfici verticali per eseguire lavori di manutenzione, riparazione o installazione, anche ad altezze molto elevate
A differenza dei metodi tradizionali, che richiedono lunghi tempi di montaggio e smontaggio dei ponteggi, l’edilizia acrobatica permette quindi di iniziare più velocemente il lavoro.
Il giovane lavoratore rumeno era impegnato quindi non su un cantiere vero e proprio, ma in ogni caso nella pulizia delle vetrate poste nell’androne di un edificio di viale Leopardi, a Lecce.
La fune che lo reggeva, per ragioni che dovranno essere chiarite, si è tuttavia spezzata e l’operaio è caduto dall’altezza di 7 metri, morendo sul colpo. Sul posto sono giunti i tecnici dello Spesal per i rilievi del caso.




