Crollo del prezzo del grano duro, aumentano le importazioni

Crollo del prezzo del grano duro, aumentano le importazioni La situazione di mercato del grano in Italia è pesantemente condizionata dall’arrivo di navi cariche di grano 7 dall’estero.
A marzo a Foggia sono arrivati oltre 100 mila tonnellate di grano dall’estero, proveniente soprattutto da Canada, Ucraina e Kazakistan. Sorprende anche l’arrivo di 22 mila tonnellate dalla Francia.
Negli Stati Uniti, viceversa, dopo aver toccato il minimo a metà febbraio, la quotazione del grano ha trovato un rimbalzo a 222 dollari/tonnellata sulla borsa di Chicago al 23 febbraio 2024, col minimo a 219 euro/tonnellata al 19 febbraio.
La tendenza è al rialzo, con una previsione di riapertura delle borse a 224 euro/tonnellata.
Il mercato della farina di grano duro è destinato a registrare una crescita nel periodo di previsione compreso tra il 2020 e il 2030, soprattutto a causa dello sviluppo del gusto per la pasta tra un’ampia popolazione mondiale.
Aumentano le importazioni di grano (da Paesi come Turchia, Russia e Ucraina) e va giù il prezzo pagato ai cerealicoltori pugliesi.
Alla Borsa Merci di Bari, il prezzo del grano duro fino è sceso di 22 euro a tonnellata, attestandosi sotto i 350 euro; quotazioni ancora più basse alla Borsa Merci di Foggia dove, dopo un calo di ben 20 euro, il fino è sceso sotto i 340 euro a tonnellata, il buono mercantile non quota più di 325 e il mercantile è ormai prossimo a scendere sotto i 300. All’Associazione meridionale cerealisti di Altamura l’ultima quotazione è intorno ai 335 euro a tonnellata (350 euro nella precedente quotazione).

“Come in una guerra, stiamo perdendo terreno”, afferma Vincenzo Sicolo, vice presidente nazionale Cia Agricoltori “poiché le semine sono ai minimi storici, si rinuncia a seminare grano, aumenta la dipendenza dall’estero. Serve maggiore trasparenza sui mercati e il riconoscimento dei costi ai cerealicoltori italiani. È inconcepibile che non si proceda all’istituzione del registro telematico sulle giacenze dei cereali, Granaio Italia, importante in termini di maggiore tracciabilità e la cui entrata in vigore viene continuamente rinviata. Così come si attende da tempo uno strumento che certifichi i costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione“.
Non solo, i primi dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari.
Anche a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto tra i più bassi di sempre. E la situazione non è differente per il grano tenero e il mais.
Secondo la Cia “non è pensabile andare avanti senza politiche di contenimento da parte dell’Europa. Le aziende stanno abbandonando le colture.
Le istituzioni tutte devono agire rapidamente, il Governo deve dare risposte immediate rispetto alle istanze presentate da troppo tempo, con un documento concreto di proposte, diverse mobilitazioni in piazza e una petizione online “salva-grano” Made in Italy che supera le 75 mila firme.
Non si trascurino ancora i rischi economici, sociali e ambientali di questa crisi, non solo per il comparto cerealicolo, ma per l’intero Paese“.