Uccise Santa Scorese, viene assolto dall’accusa di stalking alla sorella della vittima
Uccise Santa Scorese sotto casa a Palo trentadue anni fa.
Oggi, nonostante prove evidenti, la legge lo assolve dall’accusa di stalking verso la sorella della vittima, Rosa Maria.
Il gup di Bari Angelo Salerno ha dichiarato Giuseppe Dimauro nuovamente incapace di intendere e di volere, nonostante il riconoscimento della sua pericolosità sociale.
Ma non basta. Questa decisione, sebbene supportata dalla perizia psichiatrica della dottoressa Anna Margari, è un insulto alla memoria di Santa e un’altra beffa per la famiglia Scorese.
Uccise Santa Scorese e perseguitava Rosa Maria, ma gli hanno revocato i domiciliari, che stava scontando in una Rsa a Cassano Murge.
Dimauro è stato ritenuto idoneo alla libertà vigilata con ricovero in una comunità riabilitativa assistenziale psichiatrica.
La famiglia Scorese vive in costante paura e frustrazione, una condanna all’ergastolo che dura da oltre tre decenni.
L’orrore torna a tormentarli con l’assoluzione di Giuseppe Dimauro.
Al momento del reato di stalking, il giudice ha ritenuto Dimauro incapace di intendere e di volere, com’era già successo per l’omicidio di Santa.
Dopo aver trascorso dieci anni in un ospedale psichiatrico, infatti, si sottopose a trattamenti in libertà vigilata.
Ed ecco che a marzo 2023 viene di nuovo arrestato per atti persecutori sui social e attraverso lettere inviate alla sorella della sua vittima, in cui manifestava ancora l’ossessione per Santa.
Tuttavia, oggi, Dimauro è di nuovo a piede libero. Una decisione che ha riacceso l’angoscia e lo sconforto della famiglia, una condanna senza fine.
L’avvocata Maria Pia Vigilante, che assiste Rosa Maria Scorese, esprime la sua indignazione: “È come se non si riuscisse a rompere un cordone ombelicale che lega questa persona alla famiglia Scorese da oltre 33 anni.”
Rosa Maria Scorese stessa commenta il verdetto, sottolineando la loro impotenza: “Gli unici condannati siamo noi.”
La vulnerabilità delle donne emerge, nonostante la visibilità mediatica dei femminicidi.
La famiglia Scorese vive con il timore costante che la tragedia possa ripetersi. La legge sembra proteggere gli aguzzini, mentre le vittime rimangono in balia dell’ingiustizia.
La decisione di assoluzione, oltre a lasciare la famiglia Scorese nell’angoscia, solleva interrogativi sulla reale tutela delle donne.
Le proteste contro i femminicidi sembrano impotenti nel cambiare la realtà dei fatti.
Le storie di Santa e Rosa Maria Scorese, ancora una volta, sottolineano la necessità di riforme concrete e di un sistema giudiziario che protegga le vittime anziché gli aggressori.
In un’epoca in cui la lotta contro la violenza di genere è al centro dell’attenzione, questa assoluzione rappresenta un enorme passo indietro.