A Martano un convegno sulla fusione dei comuni della Grecìa Salentina.
Si è costituito un comitato per la fusione dei Comuni della Grecìa Salentina, la zona della provincia di Lecce posta fra Lecce e Maglie comprendente i Comuni di Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Sternatia e Zollino, dove si parla ancora, riconosciuto come minoranza linguistica d’importanza nazionale da un apposito decreto legge, il griko antico, sede del celebre Festival della Taranta, che vede a Melpignano la sede del Concertone di chiusura. Una zona del Salento assai caratteristica, percorsa da un dedalo di stradine di campagna che uniscono i vari borghi.
Esiste già, fra questi piccoli centri, il più grande dei quali, Martano, sfiora appena i 10 mila residenti, un’Unione, denominata dei Comuni della Grecìa Salentina, che significa gestione associata fra di essi di alcuni servizi. Proprio Martano ha ospitato ieri sera un convegno sull’opportunità strategica di giungere alla fusione vera e propria di questi Comuni, alla quale hanno preso parte amministratori locali ed esperti del diritto degli enti locali.
Un tema portante del dibattito che ruota attorno a questa prospettiva è il timore che la fusione possa far perdere le specifiche identità, o lo spirito di appartenenza, del cittadino al suo comune di residenza. Alla questione è stata data una risposta volta a mettere in rilevanza il fattore comune uguale per tutti, rappresentata proprio dall’eredità dell’elemento del greco, in una pluralità di appartenenze che, a livelli via via più alti, riguarda poi il Salento, la Puglia o l’Italia. Una città amministrativamente pluricentrica quindi, non una città che sacrifichi o annichilisca l’essere di Martignano o di Zollino.
Ma unirsi vorrebbe dire sfruttare anche le economie di scala. Se asfaltare un km di strada ha lo stesso costo tecnico a prescindere dal numero degli abitanti, sarà più conveniente ripartire la spesa su di una base demografica il più possibile elevata, anche perché c’è da contrastare il forte declino demografico, implacabile anche da queste parti. Le capacità di negoziazione, in sede regionale, di un grosso comune sono inoltre maggiori tanto più un comune è popoloso, c’è poi una questione di premialità previste dalla stessa, contestatissima, riforma costituzionale in via di approvazione, milioni di euro l’anno a seconda del peso demografico del comune fuso.
Il progetto di fusione dei comuni della Grecìa va insieme, in provincia di Lecce, ad altri, a partire da uno che riguarda il Comune capoluogo, denominato “Nuova Lecce”. Il meraviglioso capoluogo barocco potrebbe assorbire tanti comuni che confinano direttamente col suo territorio quali Lequile, San Cesario, Merine, Cavallino ecc, per non parlare di Surbo, che addirittura si trova all’interno del suo stesso agro. C’è poi il progetto di fusione dei comuni della zona più a nord della provincia di Lecce: Campi Salentina, Squinzano, Trepuzzi e forse Novoli (interessata pure al progetto della “Grande Lecce) su cui sono stati fatti vari studi di fattibilità, anche con la collaborazione della Regione, il solo ente in grado di certificare la fusione in via ufficiale, per una città che verrebbe a denominarsi “Terenziano”.
Ricordando che, nel Capo di Leuca, da alcuni anni, fu sancita da referendum popolare la fusione dei comuni di Acquarica e Presicce, vale la pena notare come la provincia di Lecce, che al suo interno consta di ben 90 comuni, ne ha tantissimi con meno di 10 mila abitanti. Comunque la si voglia vedere, per le ragioni qui esposte, la strada delle fusione potrebbe diventare una moda diffusa, facendo, come si dice “di necessità virtù”.