Raccontare per ricordare, reading musicale di Katia Ricciarelli sulla Shoah. L’Intervista

Raccontare per ricordare, reading musicale di Katia Ricciarelli sulla Shoah. L’intervista Si è tenuto ad Altamura (BA) presso il Teatro Mercadante mercoledì 31 gennaio 2024, il reading musicale che ha ripercorso il viaggio di donne e uomini nel buio della Shoah.
L’iniziativa organizzata dall’Associazione La Camerata delle Arti, ha proposto al pubblico il concerto “La giornata della memoria”, che ha visto e sentito sul palco Katia Ricciarelli e Maria Grazia Zingariello insieme all’Orchestra Sinfonica 131 della Basilicata, diretta dal Maestro Francesco Zingariello.
Eseguita la produzione contemporanea dal titolo “Il vento e la stella”. Si è trattato di un melologo in XIV scene per due voci femminili recitanti, orchestra d’archi, arpa, percussioni, fisarmonica ed elettronica, su musiche di Enzo Izzi e Angela Freno.
A ribadire la tragedia della Shoah il soprano Katia Ricciarelli che ha ribadito l’importanza del “Ricordo per non ripetere più gli errori del passato”.

L’attuale crisi economica crea precarietà, non può far altro che provocare razzismi di ogni tipo. L’Olocausto è un qualcosa di orribile che l’uomo è stato in grado di creare, un feroce genocidio compiuto dalla Germania nazista nei confronti degli Ebrei, omosessuali, zingari, Testimoni di Geova e, di tutte quelle persone ed etnie, ritenute dai nazisti indesiderabili. Di soli Ebrei, ne sono stati trucidati sei milioni.
La memoria storica diventa mezzo fondamentale per sensibilizzare la gente affinchè non si ripetano tali tragedie per il futuro.

- Katia la sua voce narra le vite di Anna Frank e Mieps Gies. Indulgere su aspetti macabri e iper-realistici dell’Olocausto, quali atteggiamenti e sentimenti hanno generato in Lei e negli spettatori? C’è stato un cumulo di emozioni?
E’ stato difficile per me e per quanti hanno partecipato all’iniziativa e reading musicale in ricordo della “Giornata della Memoria”, non trattenere un moto di commozione. Rendere omaggio al martirio di sei milioni di ebrei sulla via della lotta per la libertà e per la democrazia contro la tirannide, non è stato semplice. Dal lungo, interminabile, caldo ed affettuoso applauso finale e dal folto pubblico presente, attento alla coinvolgente narrazione, ho sentito profondamente che quanto stavo raccontando, ha emozionato anche loro. Ho voluto grazie all’organizzazione e sostegno della Camerata delle Arti ricordare e onorare recuperandoli dall’oblio i milioni di ebrei che hanno perso la vita e riportarli alla giusta dignità.
- Per Lei cosa rappresenta il “Ricordo” in un’epoca in cui gli orrori della guerra tornano a mostrarsi in tutta le loro barbarie? A cosa serve la memoria storica se l’uomo sta ripercorrendo la tragedia della guerra?
L’importanza della memoria ha un valore inestimabile. Dobbiamo essere più tolleranti nei confronti del prossimo, vivere in armonia con tutti. E’ doveroso ricordare anche il loro grande sacrificio. Significa esprimere un atteggiamento di ribellione nei confronti dei terribili atti perpetrati dai soldati tedeschi nei confronti di tutte quelle persone, da loro considerati “diversi”.
- Queste giornate non dovrebbero essere celebrate tutto l’anno visto che la tematica riguarda il rispetto verso l’umanità per ritrovare quei punti di riferimento che la società di oggi sembra aver perso?
Indubbiamente ma la memoria delle vittime della Shoah, non rappresenta soltanto un mesto atto di umanità, un pio gesto di fraternità, l’adempimento di un dovere di solidarietà rivolto al passato: è anche un impegno esistenziale, morale e civile per il presente e per il futuro. E’ l’assunzione del dovere di resistere dinanzi all’inumano; è la rivendicazione della dignità umana dinanzi all’orrore; è la manifestazione della volontà di proseguire la lotta di quanti alla violenza nazifascista si opposero anche col solo consistere della propria identità di esseri umani; è la proclamazione della morale certezza che il male radicale del nazismo, e la banalità del male del nazismo, la furia cieca e la minuziosa burocratica ferocia assassina del nazismo, non prevarranno finchè vi sarà un’umanità cosciente dei suoi doveri, della sua responsabilità.
E’ l’affermazione della consapevolezza che la Resistenza oggi si chiama NON violenza: impegno concreto e coerente in difesa dell’umanità intera e di ognuna delle persone che la compongono; impegno cosciente che uccidere è sempre un male, e che quindi a tutte le uccisioni occorre opporsi.
- Di fronte all’abisso del male presente nell’animo umano, come riaffermare la dignità dell’uomo?
La memoria delle vittime della Shoah ci convoca al retto sentire e all’agire buono, si presenta in forma comandamento morale, di imperativo categorico: tu non uccidere; tu salva le vite; tu soccorri ogni altro essere umano che sia nella paura, nella sofferenza, nel bisogno.
Nel ricordo delle vittime della Shoah riaffermiamo una volta ancora il nostro impegno ad opporci alla guerra ed a tutte le uccisioni, ad opporci al razzismo ed a tutte le persecuzioni, ad opporci al maschilismo ed a tutte le oppressioni.
Vi è una sola umanità, ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Salvare le vite è il primo dovere. Chi salva una vita, salva il mondo.
Rendere omaggio alla “memoria” dell’Olocausto attraverso il valore universale della musica e la forza delle parole, perché le future generazioni possano “non dimenticare”.
La struttura di questo lavoro riflette l’intreccio testuale di due racconti, ovvero di due prospettive convergenti di una stessa vicenda: il racconto di Anne Frank, attraverso il suo celebre diario, e quello di Miep Gies, una donna coraggiosa che ha protetto e assicurato un rifugio a tutta la famiglia Frank.
Le due figure femminili, intimamente complementari e speculari allo stesso tempo, riflettono l’intimo travaglio di chi ha vissuto in prima persona la forza distruttiva del male senza perdere la propria umanità e i valori della speranza e dell’immaginazione da un lato, della solidarietà e dell’empatia dall’altro.
- Beppe Grillo ha esordito: “Come si fanno a capire i dolori che hanno passato queste persone? Certi dolori sono talmente enormi, talmente devastanti che sono incomunicabili. “Bisognerebbe avere il coraggio di dimenticare per poter perdonare. Perdonare non è impossibile, la cosa più difficile è dimenticare. Dimenticare e passare alle nuove generazioni degli altri valori e concetti. Allora io propongo che ci sia il Giorno della dimenticanza e del perdono”. Cosa ne pensa?
Penso che non bisognerebbe mai dimenticare quella che fu la più immane e inumana sciagura e orrenda tragedia che la follia umana fu capace di ideare e mettere in atto: la Shoah, la risoluzione finale, lo sterminio di innocenti. Bisogna sempre raccontarlo con ogni mezzo o canale comunicativo possibile. Creare empatia, entrare e sentire cosa abbiano provato chi la Shoa la visse attraverso l’arte e la musica. Condividere il più possibile e diffondere il messaggio di speranza che trasuda da questo spettacolo.
Questi giorni non rappresentano solo una parata di ricordi, non rappresentano solo le giornate del pianto per l’orrore che fu, ma sono giorni giusti di chi desidera con tutto il cuore costruire un futuro migliore. È “la banalità del male”, un male che non può e non deve essere dimenticato. Il dovere della memoria, dunque, a quasi settant’anni di distanza, per ridare dignità a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno attraversato l’inferno dei campi di sterminio.
Il concerto dedicato alla “Giornata della Memoria” è stato completato con l’esecuzione della bellissima partitura musicale del maestro Nicola Samale, dal titolo “Terezin”, che era il nome di un campo “modello” a 60 km da Praga in Repubblica Ceca, organizzato dai nazisti con scuole, insegnanti e pedagoghi, ma che in realtà nascondeva un malefico progetto di sterminio.
“Un vero “eden satanico” – ha dichiarato il Francesco Zingariello, direttore artistico della Camerata delle Arti – che il M° Samale ha interpretato in modo originale, con un tempo di “scherzo” strutturato su un tema fugato con variazioni. Il finale presenta un tema seriale come simbolo di estrema libertà sovrapposto ad un corale, su una semplice armonia tonale, costruito sulle note alfabetiche di Adolf Hitler”.
