Abusi sessuali contro il tumore all’utero: ginecologo in libertà
Abusi sessuali contro il tumore all’utero: ginecologo in libertà
Il ginecologo Giovanni Miniello “offriva” del sesso alle proprie pazienti al fine di combattere il Papilloma Virus. Fu arrestato il 30 Novembre del 2021 a causa di questa pratica per poi vedersi revocata la condanna qualche mese dopo, il 22 Aprile 2022, sostituendola con una “banale” interdizione alla professione. Oggi giunge la notizia che i due ricorsi presentati dalla procura al tribunale del Riesame di Bari sono stati rigettati.
Giovanni Miniello, a processo per violenza sessuale su 20 donne, è ora a piede libero. La fedina penale avrà subito qualche scossone, un po’ d’inchiostro nero si sarà gettata su di essa, così come qualche maldicenza sul suo conto. Ma Giovanni Miniello è rimasto quasi totalmente impunito.
A scandalizzarci non dev’essere però unicamente l’indulgenza della sentenza. Sì, sicuramente questo è un caso di cui fra le aule di tribunale, fra gli “addetti ai lavori”, si discuterà molto. A dover scavare nelle nostre coscienze, fino a lacerarle, fino a polverizzarle devono essere le motivazioni che hanno portato il tribunale a pronunciare questa sentenza.
“Il rimedio terapeutico di tipo sessuale proposto dal ginecologo ad alcune pazienti possa non è da ritenersi oggettivamente idoneo a violare la libertà di autodeterminazione sessuale della vittima” questa la sentenza. Quelle donne, quelle 20 donne che son rimaste vittime di queste terapia non hanno pronunciato un singolo monosillabo. “No”. Tutto qui, è qui che risiede l’innocenza dell’ormai non più dottor Giovanni Miniello.
Ma la domanda che sarebbe lecito porsi sarebbe “queste donne la possibilità di dire “no” l’hanno ricevuta?”. La risposta spontanea sarebbe “sì”: in fondo erano nel pieno delle loro facoltà mentali, dotate di quella caratteristica che differenzia l’uomo dall’animale, la volontà. Ma è molto probabile che in quel momento il libero esercizio della loro volontà fosse ostracizzato dalle circostanze.
Lo spettro del papilloma virus, di un tumore all’utero gravava sulle loro spalle come un peso di cui si sarebbero liberate ad ogni costo, persino a costo di farsi violentare. Erano donne spaventate, terrorizzate, donne forse sole, probabilmente molto giovani. Donne ingenue o fragili. Donne che dormivano accoccolate col terrore della malattia, che vivevano giornalmente il tremore dell’incertezza, dell'”essere malate” o non esserlo. Donne che in un periodo sicuramente buio si son lanciate fra le braccia di qualcuno che avrebbero desiderato le proteggesse, le curasse. Che allontanasse da loro i fantasmi che le tormentavano. Qualcuno che, invece di perseguire l’ideale a cui con la mano sul Giuramento d’Ippocrate s’è consacrato, ha preferito sfogare il proprio istinto animalesco, d’inseguire l’unico fine di un uomo vile – il piacere meramente fisico – sul corpo di povere vittime innocenti.