La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità.
La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità. Un pezzo di storia amarissima, per troppi anni occultato, che lega il nostro Paese alla guerra ma che oggi deve rappresentare un importante momento di riflessione affinché quegli orrori non si ripetano mai più.
Si è svolto ieri ad Altamura, alle ore 17:30, presso la Sala Convegni ABMC “A.Giorgio”, in un salone occupato in ogni ordine di posto, il convegno-dibattito con annessa presentazione del libro “10 febbraio dalle Foibe all’Esodo”, promosso dall’Associazione “CulturaIdentità” presieduta da Carlo Moramarco, responsabile territoriale Ass. CultiraIdentità, al fine di rinnovare la commossa memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, e dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati dalle loro terre e della complessa vicenda del confine orientale.
La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità.
Dopo i saluti di rito e l’introduzione di Carlo Moramarco e del moderatore/giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Onofrio Bruno, è stato dato il benvenuto agli autorevoli ospiti istituzionali: il senatore Roberto Menia autore del libro, il senatore Maria Nocco, il senatore Ignazio Zullo e il Consigliere Regionale Michele Picaro, in collegamento telefonico Edoardo Sylos Labini, Fondatore e Presidente di CulturaIdentità e Fondazione Città Identitarie.
Gli argomenti del convegno-dibattito hanno calamitato l’attenzione del pubblico che ha così potuto rendersi conto della storia amarissima, per troppi anni occultata, che lega il nostro Paese alla guerra ma che oggi deve rappresentare un importante momento di riflessione affinché quegli orrori non si ripetano mai più. L’iniziativa ha avuto luogo proprio ad Altamura anche se la storia non è nota a tutti: per sfuggire a quel massacro molti italiani furono costretti a lasciare la loro terra e trovarono rifugio in Puglia. Tra Gravina ed Altamura in provincia di Bari, sorge uno fra i 109 Centri Raccolta Profughi presenti nel territorio italiano in cui furono raccolti migliaia di istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie terre. Quello di Altamura venne indicato come Campo n.65, inizialmente campo n.2 dove ogni anno il Comitato 10 Febbraio di Altamura, coordinato dal Comitato 10 Febbraio Regione Puglia, ricordano il sacrificio di Norma Cossetto, sottolineando l’importanza culturale del luogo per gli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Norma Cossetto assurta a simbolo del martirio delle foibe, medaglia d’oro al valor civile, venne sequestrata, violentata e poi assassinata dai partigiani comunisti slavi che spadroneggiavano nel periodo 1943/45 in Istria sequestrando nelle loro case uomini, donne, vecchi e bambini di etnia italiana e di religione cristiana gettandoli poi, talvolta ancora vivi, nelle cosiddette foibe, delle profondissime cavità naturali dell’altopiano carsico dove morivano tra atroci sofferenze.
La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità.
“10 febbraio. Dalle foibe all’esodo” è il racconto delle dolorose e complesse vicende che hanno coinvolto i territori e le popolazioni lungo il confine orientale italiano all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Si parla di titini, ma è evidente che in quella violenza c’è un tracciato ideologico che viene da leninismo e poi stalinismo. Anche se Tito aveva una terza posizione rispetto al Comintern.
Figlio di un’esule istriana, Menia, ha voluto raccogliere le storie di un mondo che non c’è più, di luoghi che non si conoscono più per quel che erano. Le stime parlano di più di diecimila persone uccise, gettate spesso ancora vive nelle cavità rocciose dell’altopiano del Carso.
Nel suo intervento l’autore ha ricordato la genesi del libro. «Mi sono chiesto – ha detto il senatore Roberto Menia – cosa potessi fare di più per dare giustizia a migliaia di infoibati e di esuli istriani e dalmati. E senza la presunzione di essere uno storico ho iniziato a raccogliere testimonianze. Ormai non c’è quasi più nessuno tra quelli che subirono 75 anni fa la violenza cieca delle foibe. Col loro carico di morti senza croce. Pochi sono quelli che diedero vita ad un esodo biblico di 350.000 persone, che fu un plebiscito di italianità e libertà. Esuli che si sparsero in 117 campi profughi in Italia. Da Trieste a Termini Imerese, da Altamura a Laterina. Tocca ai loro figli, ed io sono uno di questi – ha concluso il sen. Menia, conservare quel che loro è stato donato. Ridare agli italiani, tutti gli italiani, la memoria di quella tragedia incompresa. E ricucire i fili strappati della storia».
Nel testo riemergono voci dal silenzio, atti di eroismo sconosciuti, che insegnano ad amare la libertà e la propria Patria. Le voci di questi eroi sono testimonianze vive contro la dimenticanza e l’indifferenza dello scorso dopoguerra sulla tragedia. Sessanta capitoli di microstorie, affinché le attuali e future generazioni conservino viva la memoria di un popolo ormai disperso dall’Italia all’altra parte del mondo: ogni capitolo, infatti, associa un luogo, un paese, una delle città perdute, ad una o più storie e testimonianze sul martirio istriano dalmata: tutte hanno nomi, documenti, riferimenti, virgolettati.
La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità.
Il Presidente dell’Archivio Biblioteca Museo Civico Prof. Giuseppe Pupillo, il senatore Maria Nocco e il Consigliere Regionale Michele Picaro, hanno all’unisono ricordato che quella delle foibe fu una tragedia tutta italiana ove si consumò da parte dei partigiani comunisti slavi un autentico genocidio nei confronti della inerme popolazione italiana del confine orientale della Patria. Questo pezzo di storia, questo assassinio di massa che provocò la morte di 20 mila italiani e l’esodo di 350 mila istriani, dalmati e giuliani dalle loro terre e dalle loro case, è stato per oltre sessant’anni sottaciuto o minimizzato dalla storiografia di sinistra imperante in Italia e solo grazie ad un governo di centrodestra, nell’anno 2004, si è provveduto, attraverso una legge dello Stato, ad ufficializzare quest’immane massacro istituendo il “Giorno del Ricordo” e fissandone la data per il 10 febbraio di ogni anno.
La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità.
Ogni anno i militanti della destra pugliese, si considerano impegnati a ricordare ai cittadini ed alle giovani generazioni la tragedia delle foibe, affinchè il sacrificio di questi 20 mila italiani assassinati dai partigiani comunisti slavi e dei 350 mila esuli, possano servire da monito affinchè mai più si ripetano siffatti metodi conflittuali di natura politica, ideologica.
Hanno auspicato che su tutti questi eventi dolorosi, rivolgendo l’invito a tutte le scuole di ogni ordine e grado, “si faccia conoscere e approfondire ai nostri ragazzi la tragedia degli italiani e di tutte le vittime dei foibe”, per non dimenticare la sciagura nazionale che è parte integrante della storia comune, a partire dalle Istituzioni e dalle scuole, per una contrarietà incondizionata verso ogni odio etnico e verso ogni forma di nazionalismi e totalitarismi cruenti e oppressivi.
La più grande tragedia italiana, l’eccidio delle foibe e l’esodo: il valore della verità.
La città di Altamura e l’Associazione CulturaIdentità e il suo Presidente Carlo Moramarco hanno ringraziato il senatore Menia di aver fondato il Giorno del ricordo. Per lungo tempo c’è stata un’omissione completa. Le foibe hanno colpito fascisti e antifascisti, furono una manifestazione della violenza comunista.