Recrudescenza criminale minorile, è allarme a Taranto
Recrudescenza criminale minorile, è allarme a Taranto. I crimini minorili caratterizzati da violenza sono sempre più di frequente compiuti da baby gang. Protagonisti di simili condotte devianti ai danni di cose o persone sono minorenni o giovani ragazzi, che si riuniscono in gruppo con il precipuo obiettivo di commettere reati. Si parte dal furto di smartphone e accessori griffati per arrivare agli atti vandalici, alle rapine, alle aggressioni, alle violenze sessuali, allo spaccio fino all’omicidio. Si parte dall’intenzione di emulare i crimini commessi dagli adulti, fino al desiderio di andare contro le regole sociali, dal semplice piacere provato nel prendere in giro chi è diverso, nel lessico, nel vestiario o nelle fattezze fisiche all’uso di alcool e droghe che poi comportano condotte antisociali.
Recrudescenza criminale minorile, è allarme a Taranto.
C’è una recrudescenza di casi di delinquenza minorile, emerge una trasformazione qualitativa dei crimini commessi da minorenni. La maggior parte di essi sono crimini violenti che rivelano purtroppo un preoccupante nuovo modello culturale e d’identificazione criminogena.
Si tratta spesso di adolescenti incensurati, con alle spalle famiglie benestanti, che vivono annoiati nel benessere e che scelgono il gruppo per innalzare ulteriormente il proprio status. Erroneamente si pensa che la microcriminalità trovi terreno fertile nelle situazioni degradate, in cui sussistono condizioni critiche, sia a livello economico sia sociale e familiare. Una percentuale alta di fenomeni di criminalità minorile afferisce a quegli ambienti in cui l’estrazione sociale è medio-alta.
Non esiste una motivazione che spinga a commettere atti di microcriminalità. I ragazzi sono sempre più annoiati, aggressivi, maleducati, ma al tempo stesso fragili e bisognosi di protezione. Per i ragazzi avere una garanzia di appartenenza è fondamentale. La baby gang o anche il mondo virtuale rappresentano un surrogato, un “luogo” dove sentirsi parte di qualcosa e dove si ha un ruolo, dove in pratica ci si sente riconosciuti.
Recrudescenza criminale minorile, è allarme a Taranto.
La prevenzione s’incardina sulle politiche sociali da parte dello Stato e sulla comprensione delle situazioni di disagio e dei bisogni reali in modo da intervenire prima che se ne manifestino gli effetti negativi. La famiglia e la scuola dovrebbero collaborare insieme per ottenere dei risultati soddisfacenti su più fronti.
È il quadro preoccupante tracciato ieri dal procuratore generale Antonio Maruccia nella relazione presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: un documento che, dopo l’allarme già lanciato dal procuratore per i minorenni Pina Montanaro, ha fornito i numeri di quella che appare sempre più come una vera e propria emergenza: «A Taranto si è passati da 204 procedimenti dello scorso anno giudiziario a 256 dell’attuale, vale il dire il 25 percento circa in più. Gli effetti della pandemia continuano a determinare disagio giovanile al quale si aggiungono le conseguenze della crisi socioeconomica specie nella provincia di Taranto, colpita dalle vicende della ex Ilva. Qui, peraltro, sempre più frequenti sono i casi di minori indagati per attività svolte nell’ambito di gruppi criminali di maggiorenni dediti stabilmente al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Quindi non solo baby gang, ma arruolamento nei clan criminali quale passaggio di affermazione e di crescita personale. La criminalità minorile tarantina è connotata da aggressività, dall’indifferenza e da indiscriminata violenza: comportamenti feroci, insomma, come effetto di una profonda crisi educativa oltre che di profondo disagio economico, sociale e familiare che determinano situazioni di pregiudizio per i minori spesso indotti a considerare assolutamente “normali” attività gravemente illecite».
“A condizionare quella devianza, è evidentemente il contesto tarantino ancora fortemente caratterizzato, come ha evidenziato il nuovo procuratore della Repubblica di Taranto, Eugenia Pontassuglia, dalla presenza sul territorio di organizzazioni mafiose eredi del clan «storici» che hanno insanguinato Taranto tra gli anni ‘80 e ‘90 che gestiscono il traffico di droga, usura ed estorsioni, armi e non disdegnando il ricorso a condotte violente e minacciose per realizzare profitti o acquisire il controllo diretto o indiretto di attività economiche, la gestione di appalti e servizi pubblici. Una situazione che negli anni si è aggravata dalla crisi economica legata alle vicende dell’ex Ilva che hanno portato ad avvicinare fasce intere della popolazione, soprattutto quelle giovanili, all’illegalità e a fornire ossigeno alla criminalità organizzata. Una situazione che si ripercuote soprattutto nei giovanissimi molti dei quali sono anche spinti ad avvicinarsi all’illegalità ed al crimine organizzato assumendo, comunque sempre più frequentemente, delle condotte spesso caratterizzate da violenza e rabbia per tutto ciò che li circonda“.
Al punto a cui si è arrivati, è indispensabile una levata di scudi volta a difendere quella che nelle società democraticamente evolute è da considerarsi un baluardo di civiltà e sviluppo, cioè la scuola e la famiglia.