Taranto, finalmente in C
All’inizio del campionato nessuno avrebbe mai immaginato il Taranto in testa all’ultima giornata. Il Picerno, avversario del recente passato, con risvolti piuttosto duri che ci riportano alla cronaca giudiziaria di un paio d’anni fa, piuttosto che ad un campionato di calcio che dovrebbe essere ben altra cosa. Molti si ricorderanno quando alcuni rossoblù vennero picchiati proprio nella cittadina lucana nota per i suoi insaccati. Quel campionato lo vinse, mentre l’anno successivo, fu vinto dal Bitonto, accusato di combine proprio con gli stessi lucani. Ambedue retrocessero per illecito. Guarda caso, quest’anno il Taranto se l’è ritrovate entrambe contro.
I rossoblù hanno dovuto aspettare 90 minuti di fuoco per superare proprio quel Picerno, pur giocando su campi diversi. La vittoria del campionato il Taranto l’ha dovuta conquistare con il Lavello, un’altra lucana, imponendosi, negli ultimi minuti. Nulla è servita la vittoria dei potentini fra le proprie mura, contro un Gravina ormai salvo. Una partita vinta col cuore dai rossoblù, con gli avversari lucani che gli hanno tenuto testa, ma che hanno alla fine dovuto soccombere alla superiorità della squadra di Mister Laterza, fra i migliori allenatori visti alla guida della squadra ionica.
Questo Taranto ha delle grosse individualità, attenzionate già da parte club di serie superiori, un paio di essere addirittura anche della massima serie. Quando diciamo gruppo, oltre al mister e ai calciatori, includiamo tutta la dirigenza, compresa la segreteria e gli addetti vari.
Tra gli artefici di questa promozione, indubbiamente è il direttore sportivo Francesco Montervino, tarantino DOC con un passato in massima serie da calciatore. Il DS, oltre alla veste dirigenziale, è stato il primo tifoso del Taranto. Quarantatré anni 43 appena compiuti, ma con tanta esperienza da vendere. Ha costruito una squadra forte e lo ha fatto in un momento di grande sofferenza per la società. Ha indovinato la scelta dell’allenatore giovane, sul quale sarebbero stato in pochi a scommettere, in quanto con poca esperienza. Per capire come vive le partite Montervino, basta leggere i tabellini di fine partita, quando è stato spesso espulso. Oppure vederlo esultare dopo un gol, come quello di Max Marsili, contro il Cerignola.
Montervino è lapidario. “Avevo detto che non avremmo avuto nulla da temere perché il nostro destino sarebbe dipeso solo da noi. Siamo stati in testa alla classifica dallo scorso dicembre e non potevamo farci scappare questa ghiotta occasione. Abbiamo dimostrato di essere una vera e grande squadra. Meritavamo la promozione. Ora questi ragazzi sono tra i professionisti, ma lo è anche Taranto, la città, la squadra e tutti coloro che hanno ruotato intorno a questo progetto. L’anno prossimo, potremo finalmente confrontarci con squadre come il Palermo, il Bari, il Pescara, il Catanzaro, la Juve Stabia, il Cosenza, molte delle quali dal recente passato in serie A. E’ questo quello che volevamo: riportare il Taranto nei tornei che gli competono. Ecco perché, quella di Lavello è stata tutta una partita all’ultimo respiro”.
In Basilicata la squadra è stata seguita da centinaia di tarantini, ma solo una parte è potuta entrare nello stadio. Ma si è potuto comunque festeggiare, così come lo ha fatto il resto della città, scesa nelle strade in migliaia, dandosi appuntamento in Piazza Ebalia, aspettando il ritorno della squadra allo stadio Jacovone. E’ stata una grande festa per Taranto, dopo la ribalta internazionale, grazie la regata dei catamarani che ha colorato un mare già bello di suo, attorniato dallo splendore di una città che vorrebbe rinascere quanto prima.
Tutto fa sport, anche la pallavolo che ha visto la Prisma raggiungere la massima serie, guidata dagli ex presidenti dello stesso Taranto del pallone Elisabetta Zelatore e Tonio Bongiovanni.
Il calcio, per i tarantini, ha un fascino diverso. Una promozione, anche se solo in serie C, vuol dire tanto di più, soprattutto dopo il brutto periodo che abbiamo tutti vissuto. Un pallone che rotola può migliorare situazioni precarie, ridare il sorriso alla sua gente, mettere dietro i problemi, senza magari dimenticarli. Questa città ha bisogno di tornare a respirare, così come in quell’ultimo secondo di Lavello-Taranto che ha dato quell’ossigeno che nessun concentratore potrebbe mai offrire.
Francesco Leggieri