IL LATO OSCURO DELLO SMART WORKING
Dall’ inizio della pandemia, circa due milioni di persone nel nostro Paese stanno facendo i conti con lo
” Smart – working ” o lavoro agile, la cui definizione è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Legge 22 maggio 2017, n. 81 ” Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”.
Lo smart working è: “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”.
Questa modalità di lavoro, si fonda su principi chiave, quali :
- Flessibilità;
- Autonomia e fiducia;
- Responsabilizzazione e collaborazione;
- Ottimizzazione degli strumenti e delle tecnologie
L’ 11 Marzo 2020 , giorno in cui l’ Italia entrò in lockdown, ha segnato l’ improvvisa diffusione nel nostro Paese dell’ abitudine di lavorare da casa. I dipendenti hanno affrontato un cambiamento repentino delle loro modalità di lavoro mettendo anche mano al portafogli per ammodernare l’ attrezzatura usata per svolgere le proprie mansioni, per migliorare la propria dotazione, tra PC, tablet e qualche accessorio con una spesa totale di circa 305euro.
Tutti nella stessa barca: ministeri, medie e grosse società che ne hanno fatto di necessità, virtù. La fortuna di lavorare in pigiama. Altro che Openspace, vuoi mettere il privilegio di ascoltare i primi Tg sorseggiando un caffè e mangiando fette biscottate con marmellata nella propria cucina e nel soggiorno di casa, in barba al traffico e ai mezzi pubblici strapieni? Evitare gli sguardi invidiosi dei colleghi?
In poco tempo abbiamo imbastito un piano organizzativo ineccepibile, l’ entusiasmo era tanto. Finalmente un pò di sana vita lontana dalle dinamiche che ti avvelenano le giornate.
Come è possibile allora che un modello organizzativo come lo smart working, che dovrebbe favorire il lavoratore, attraverso una maggiore indipendenza e flessibilità, un ambiente più confortevole e una più ampia scelta di orari, si sia trasformato paradossalmente in un’esperienza negativa e faticosa con il passare dei giorni e mesi, complice la sindrome del lazzaretto manzoniano? Se inizialmente questa modalità poteva essere una valida alternativa, una sorta di doppia mascherina, per proteggersi dall’ infezione da Covid, ora presenta risvolti negativi. Tra le diverse parti della nostra vita non sembra esserci più divisione di spazi: tutto si svolge nello stesso posto, la casa.
La casa si è fusa con lo spazio professionale, quindi quello che dovrebbe essere percepito come un “posto sicuro”, per molti è stato inquinato da elementi esterni, a volte carichi di preoccupazione. Lo smart working ha costretto a fare tutto dalla stessa scrivania, condividendo spazi e strumenti tecnologi con partner o figli impegnati in videochiamate, lezioni scolastiche on line, conference call, ma anche a non avere orari ben definiti.
Tutto questo ha comportato un senso di stress, di disorientamento, di sopraffazione, di ansia, di Burnout, condizioni che non sono figlie dello smart working in sé, ma dell’isolamento, della mancanza di un’efficiente modalità di interazione online, di un coordinamento, che dovrà rimodellarsi attraverso gli obiettivi e la flessibilità.
I lavoratori sentono
la mancanza dei rapporti umani e persino la nostalgia dei colleghi. Sovente non si stacca dal lavoro neanche per bere un caffè. E’ stato fortemente intaccato il lavoro di squadra, si tende a gestire l’ attività in totale autonomia. Molti lamentano l’ insorgere di nuove problematiche o il peggioramento di alcune condizioni, tra cui mal di testa, dolori alla schiena oppure al collo, e anche la difficoltà a dormire.
L’ abbiamo sognato per molto tempo, ma non abbiamo fatto i conti con i risvolti negativi. Un malessere comune, per non parlare di chi è costretto a ” produrre ” confinato in cucina mentre il coniuge che versa nelle stesse condizioni, confinato nella stanza da letto. Le relazioni sociali, fattore integranti della vita delle persone, sono state messe da parte. Il lavoro è fatto anche di caffè, scambio di idee, pettegolezzi, invidie o successi.
Il telelavoro non ha fatto risparmiare, anzi…Le bollette di luce e gas sono aumentate di circa 268 euro in più rispetto all’ anno precedente per le famiglie , mentre di 145 euro per i single. Il mercato dell’ informatica non è mai stato così florido. Abbiamo speso come non mai per essere ipertecnologici. Si è può palesata anche la difficoltà nel separare la vita lavorativa dalla vita domestica, o nel concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle tante distrazioni presenti in casa.
Le sfide che attendono il mondo del lavoro nel post Covid-19 sono tante, e il lavoro da casa (o agile, oppure ancora smart, a seconda di come si configura) apre una serie di questioni non di poco conto. Tra queste c’è sicuramente l’aspetto di sicurezza informatica e il rischio di violazioni di dati.
Certo è che non si può stare dietro a uno schermo h24, non siamo arrivati ancora all’ epoca in cui un algoritmo sostituisce un’ emozione. Siamo ” animali politici ” dobbiamo vivere in branco, crescere, emanciparci ed evolvere insieme.
Francesca Branà