QUANDO IL CORONAVIRUS SEPARA MA C’E’ LA VOGLIA DI VIVERE A SORREGGERTI
L’incontro con una giovane danzatrice pugliese che ha voluto raccontarci la sua esperienza col virus. Martina Greco, ballerina e studentessa, lontana dagli affetti.
Raccontaci di te, diamo l’opportunità ai nostri lettori di conoscerti.
Sono Martina Greco. Ho 19 anni, sono di Villa Castelli, un comune pugliese in provincia di Brindisi. Da qualche mese mi sono trasferita a Lecce per seguire le mie due passioni: lo studio e la danza.
La prima esperienza lontana da casa.
Si e aggiungo che non sono mai riuscita a stare troppo lontana dai miei affetti e, per questo, sin dalle prime settimane di lontananza, tornavo spesso a Villa Castelli.
Il 17 ottobre scorso, ero decisa a tornarci, perché volevo essere vicina al mio ragazzo per il suo compleanno che sarebbe stato il 19 ottobre. Purtroppo non è stato così.
Raccontaci cosa è accaduto, tanto da impedirti di festeggiare con il tuo fidanzato.
Nel primo pomeriggio, mio padre mi comunicò la notizia dei primi casi di Covid nella mia famiglia.
Immaginiamo le tue sensazioni. Descrivicele se puoi.
Ho iniziato subito ad avere paura, dato che mia nonna aveva sviluppato i primi sintomi lievi, ma non c’era nessuna certezza della sua positività, anche se c’era stato solo un contatto con un positivo. Considerando che comunque una settimana prima avevo avuto contatti con lei e con il resto della famiglia, ho deciso di restare in casa, per salvaguardare chi avrebbe potuto avere contatto con me.
Quindi, sei tornata a casa ma ti sei messa in quarantena cautelativa. Come è andata?
Si, certo. I primi giorni di quarantena sono stati pieni di ottimismo, era quasi come mettermi alla prova. Poi, tutto è cambiato quando cominciavo ad aver brutte notizie dal resto della famiglia.
Cosa era accaduto?
Erano risultati positivi i miei nonni, mio zio e mia cugina.
Tutta gente con cui avevi avuto contatto.
Si, Chiaramente a quel punto siamo stati chiamati tutti dall’Asl per effettuare un tampone.
Raccontaci, non ti interrompiamo più.
La situazione è peggiorata la sera in cui mio nonno, ottantenne, ha iniziato a stare male. Ho voluto vederlo tramite videochiamata. Mi accorsi subito che era completamente assente. Quella sera, l’ansia non mi ha fatto addormentare; di fatto, sono rimasta sveglia fino a tarda notte. Una notte tempestosa. Il peggio era dietro l’angolo. Quando stavo per addormentarmi, è squillato il telefono: mio zio avvisava la famiglia che il nonno stava peggiorando e stava per arrivare l’ambulanza.
Non deve essere stato facile. Cosa hai fatto per evitare di sentirti ancora più sola?
Sono stata al telefono con mia cucina tutto il tempo. Purtroppo sentivo le urla di mia nonna. Dopo qualche minuto di attesa, mia cugina mi ha comunicato questo messaggio agghiacciante: “Martina, avvisa tutti: il nonno non ce l’ha fatta”.
Corro in camera in cui c’erano i miei genitori e avviso. La scena più straziante è stata vedere mia madre piangere disperata abbracciata a mio padre. Ho cercato di abbracciarla e lei, nonostante fosse disperata ed adirata col mondo, ha avuto la lucidità di allontanarmi per il mio bene. Lei aveva qualche sintomo, sentiva di essere positiva, infatti mi ha tenuta a distanza per tutto il tempo, sin dal mio arrivo. Stessa cosa mio padre. Credo di aver visto la scena più brutta della mia vita, quando mia madre ha preso tutti i vestiti per andare a casa dei nonni. Mio padre le diceva di stare ferma e di riflettere. Purtroppo mia madre non ha mai più potuto salutare suo padre, né stare vicina alla sua famiglia in quel momento.
E voi tutti, come stavate col Covid?
Il lunedì successivo, siamo andati a fare il tampone. Dopo qualche giorno, sono arrivati i risultati: io ero negativa, i miei genitori, manco a dirlo, entrambi positivi.
Quindi, situazione da triste a catastrofica…
Diciamo che, da quel momento, è iniziata la parte più assurda. Mi sono isolata totalmente in camera. Ho mangiato sola e ho dovuto crearmi qualche distrazione. Le giornate, sembravano durare molto più di 24 ore. Fortunatamente ho iniziato a seguire le lezioni dell’Università online e, incredibile a dirsi, anche quelle di danza. Il mio unico contatto col mondo esterno era un telefono. Il mio compagno fedele è stato il mio gattino Leone.
Come trascorrevi il resto della giornata?
Cercavo di fare tante videochiamate con i miei amici e con alcuni miei parenti. Ai miei genitori (le poche volte che riuscivo a vederli a distanza), mi mostravo sorridente. Ma non c’è stata notte in cui l’ansia, mentre le loro condizioni peggioravano, che non mi divorasse. Ormai, però mi ero abituata. Mi igienizzavo le mano in continuazione, mi mettevo la mascherina anche quando non ce n’era bisogno. Lo facevo senza pensarci. Poi, un po’ di tranquillità. Tutti in ripresa a casa. Si fa il secondo tampone. Pensavo sarebbe stato l’ultimo. E invece, ci ha fatto un altro brutto scherzo: mio padre positivo, io e mia madre negative. La mia quarantena continuava. Ormai avevo esaurito la rabbia, sapevo che la prigionia sarebbe stata ancora lunga. Nonostante ciò, io e mia madre non ci siamo mai avvicinate. Finalmente al quarto tampone, dopo 35 giorni mio padre si era negativizzato ed è finito così il periodo più brutto della mia vita.
Cosa ti senti di dire al termine di questo incubo?
Non mi è stato facile rimanere concentrata in questo periodo di solitudine assoluta. Ma le mie passioni mi hanno salvata. In pochi metri quadri di spazio, ho continuato a studiare danza, a sfogare le emozioni che sentivo e a trasmetterle a chi mi vedeva dietro a uno schermo.
Fortunatamente questo capitolo si è chiuso, ma i vuoti che ha lasciato, sono tanti… e incolmabili.
In quel periodo, purtroppo, non ho potuto vedere mia sorella perché lei è rimasta a Lecce. Stare lontana da lei anche un solo minuto, mi fa star male.
Cosa farai ora?
Penso alla danza. Vorrei tornare a lavorare ma, come sapete, nello spettacolo è tutto bloccato. Comunque, spero di poter condurre io, presto, dei corsi di danza. La mia vita. Grazie a voi di aver accettato di farmi raccontare la mia storia. E’ stato come un po’ come liberarmi.
Francesco Leggieri