Alta definizione 4K: ecco perché la qualità non è sempre la stessa
Ormai la dicitura 4K è diventata estremamente comune e la si può ritrovare in molte videocamere, soprattutto le action cam; nelle fotocamere, invece, il discorso cambia e soltanto i modelli equipaggiati con sensore APS-C o Full Frame sono in grado di offrire la risoluzione video 4K.
Per molti acquirenti questo fatto genera non poca confusione, e siccome la differenza di prezzo tra le varie fotocamere e videocamere con risoluzione video 4K è notevole, come dimostra anche questa classifica relativa ad alcuni dei modelli più diffusi, molti principianti puntano sul risparmio salvo poi constatare che la qualità delle immagini non è quella che si aspettavano di ottenere.
La domanda tipica che si pone è questa: se lo standard di alta definizione 4K è lo stesso per tutti i dispositivi, come mai esiste una notevole differenza nella resa qualitativa delle immagini? La risposta è semplice, e ora andremo a chiarire la questione nel modo più esauriente possibile.
I diversi standard dell’alta definizione
L’attributo “alta definizione”, derivato dalla sigla HDTV, è stato coniato per indicare i televisori dotati di schermi di qualità superiore rispetto agli SDTV, dotati invece di schermi con definizione standard; le sigle HD, Full HD, 2K, Ultra HD e 4K, a loro volta, indicano diversi formati all’interno dello standard di alta definizione, che di conseguenza non è unico.
Le diverse sigle servono a indicare le risoluzioni video, e cioè le dimensioni effettive del rettangolo dell’immagine espresse in pixel. Il formato base dell’alta definizione è indicato dalla sigla HD e corrisponde a un rettangolo di 720×480 pixel, mentre il Full HD corrisponde a un rettangolo di 1.280×1.080 pixel. Fatta eccezione per gli schermi video Ultra HD 4K, la maggior parte dei monitor non supera la risoluzione 2K, di poco maggiore rispetto al formato Full HD.
Un’altra caratteristica distintiva di queste sigle è che sono stabilite sulla dimensione del lato più corto del rettangolo video; ecco perché, quando si leggono le specifiche di un monitor o di una videocamera, spesso si legge la dicitura 720p o 1080p, perché sono le rispettive dimensioni verticali dei formati HD e Full HD.
Le sigle numeriche come 2K, 4K, 5K e 8K, invece, sono riferite al lato lungo del rettangolo; 2K, per esempio, sta a indicare il formato video in cui il lato lungo del rettangolo misura effettivamente 2.048 pixel. Il numero dei pixel è approssimativo, ovviamente, e può essere di poco superiore o inferiore rispetto alla sigla nominale, ma comunque molto vicino.
La risoluzione 4K
La sigla 4K indica addirittura due distinti formati la cui risoluzione è diversa: il formato 4K propriamente detto, nato in cinematografia, e il formato Ultra HD, usato in ambito televisivo. Nel formato 4K il rettangolo ha una dimensione di 4.096×2.160 pixel, mentre nel formato Ultra HD il rettangolo ha una dimensione di 3.840×2.160 pixel; la differenza tra i due è minima quindi e interessa esclusivamente la larghezza visto che l’altezza rimane la stessa.
A questo punto molti si saranno già resi conto che la visione reale del formato 4K, o Ultra HD, può avvenire soltanto su monitor e schermi televisivi che raggiungono quella reale dimensione in pixel, perché in quelli di formato Full HD o 2K il numero dei pixel effettivi è inferiore. Già questo basta a incidere sulla qualità dell’immagine 4K, la cui piena nitidezza si perde nel momento in cui viene ridotta di scala al formato 2K o Full HD.
Il sensore di acquisizione delle immagini
Nella qualità dell’immagine in alta definizione 4K, inoltre, il sensore di acquisizione delle immagini equipaggiato sul dispositivo utilizzato per le riprese video, e il relativo algoritmo di interpolazione, giocano un ruolo altrettanto importante.
Avrete spesso sentito parlare di 4K “nativo”, questo attributo è riferito appunto al fatto che la risoluzione 4K è stata ottenuta con un sensore immagine le cui dimensioni sono identiche o superiori a 4.096×2.160 pixel, e gli unici sensori che rispecchiano queste caratteristiche sono quelli delle macchine fotografiche digitali e delle videocamere utilizzate in ambito cinematografico.
Le dimensioni delle fotocamere compatte, delle videocamere camcorder e delle action cam, non permettono di utilizzare dei sensori immagine così grandi, quindi il formato 4K è ottenuto mediante un algoritmo di interpolazione, che in linea di principio funziona in modo analogo ai sistemi di upscaling di alcuni televisori e dei proiettori.
La differenza che esiste tra le varie videocamere in commercio, in termini di qualità delle immagini 4K, è legata appunto all’algoritmo di interpolazione e al motore di elaborazione delle immagini che lo sfrutta. È ovvio che le videocamere offrono una risoluzione 4K “non nativa”, e quindi i modelli più economici saranno sempre distinti da una qualità delle immagini inferiore rispetto a quelli più costosi, che usano processori e algoritmi dalle prestazioni nettamente superiori.