Minacce sui social al procuratore antimafia Maresca: l’intervista esclusiva.
Scrittore e alto magistrato italiano, Catello Maresca ha da sempre incarnato la risposta dello Stato ai clan più pericolosi del Meridione d’Italia. Nel 2011, a conclusione di una lunga indagine, portò a termine l’arresto del boss dei Casalesi Michele Zagaria. Nello stesso anno portò alla luce, insieme al compianto Commisssario di Polizia di Stato, Roberto Mancini, la questione legata alla cosiddetta TERRA DEI FUOCHI.
Ha, inoltre, partecipato a livello investigativo ad altre importanti operazioni, come quella denominata “Gomorrah”, contro il traffico internazionale di merce contraffatta.
Attuale sostituto procuratore presso la Procura Generale di Napoli, le recenti minacce ricevute sui social non hanno fermato la sua attività investigativa, la sua volontà di proseguire nella lotta al malaffare.
Lo abbiamo intervistato per voi.
La decisione di sospendere i colloqui dei detenuti con i familiari ai fini del contenimento del contagio da Covid 19 ha innescato una serie di violente rivolte in molte carceri. Secondo lei, la criminalità organizzata ha giocato un ruolo in tutta questa situazione?
“Sicuramente, in relazione alle rivolte del 7 e 8 marzo scorso, le modalità esecutive e la tempistica fanno logicamente pensare ad una regia, ovviamente occulta, realisticamente organizzata dai mafiosi, dai delinquenti di più alto spessore criminale, evidentemente spinti dalla necessità di creare caos per poi avanzare le proprie rivendicazioni che riguardano l’ allentamento dei controlli e la possibilità di avere più rapporti con l’ esterno attraverso le videochiamate via Skype.”
Cosa pensa della cosiddetta norma “svuota carceri” inserita nel recente decreto ” Cura Italia” ?
“La cosidetta norma “svuota carceri” inserita nel “Cura Italia” ha ancora una sua logica, più o meno condividisibile, che è quella di cercare di alleggerire il sovraffollamento carcerario, una situazione endemica nel nostro sistema penitenziario. In realtà, tale norma allarga leggermente le maglie di un istituto che era già stato applicato nel 2010, un indultino che prevedeva la possibilità per i reati minori di scontare l’ ultima parte della pena agli arresti domiciliari. Tuttavia, tale norma non ha prodotto questo effetto, perchè di fatto non ha svuotato le carceri, ma ha dato inizio ad un meccanismo perverso che ha portato anche, probabilmente, a danni gravi, come quello della scarcerazione di mafiosi.”
Ritiene che sia stata giusta la decisione del tribunale di disporre la scarcerazione del boss Pasquale Zagaria per problemi di salute?
“Ovviamente ritengo che la scarcerazione di Pasquale Zagaria sia un grave errore. Sicuramente leggendo il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Sassari si sarebbe potuto fare di più, molto probabilmente anche prima dell’aggravarsi della situazione. Emerge, infatti, che i difensori, col parere favorevole della Dda di Napoli, avevano chiesto il trasferimento addirittura già a febbraio. Quindi, c’ è stata una colpevole mancanza, da questo punto di vista, da parte del Dap. E, purtroppo, il capo del Dap ha pagato, anche per questo, con le dimissioni, per cui, certamente sono stati commessi degli errori.”
Negli scorsi giorni, lei è stato vittima di minacce sui social network. Minacce che hanno colpito anche i magistrati Di Matteo e Gratteri. Qual è la risposta dello Stato a tali comportamenti?
“Delle minacce non mi fa piacere parlare, perchè si tratta di comportamenti davvero meschini contro rappresentanti delle istituzioni che hanno una storia nella lotta alla criminalità organizzata e che hanno, peraltro, espresso delle opinioni documentate e anche riscontrate rispetto ad un sistema che non sta funzionando e rispetto anche ad un presupposto che è stato male interpretato. Infatti, nè io nè Di Matteo, nè tanto meno Gratteri abbiamo mai sostenuto che dovesse essere vanificato il diritto alla salute dei detenuti. Ma, purtroppo, l’ ignoranza talvolta prevale sul buon senso. Lo Stato compie il suo dovere, accerta le situazioni e io spero che, anche su questo, si possa capire chi c’ era dietro questi comportamenti e che si possano prendere i giusti provvedimenti. Per quanto ci riguarda, noi andiamo avanti nel nostro lavoro, nel nostro impegno e nella nostra lotta, che è una lotta di civiltà, per far valere sicuramente il diritto alla salute dei detenuti, ma al contempo, garantire anche il diritto dei cittadini al valore costituzionale della sicurezza pubblica.”