Taranto – Secondo report PeaceLink sui dati di marzo: “Aumenta inquinamento anche nel quartiere Tamburi”
TARANTO – ” PeaceLink con questo report vuole precisare che non è vero che all’aumento di emissioni in cokeria corrisponda una situazione di sostanziale stabilità dell’inquinamento nel quartiere Tamburi. Questa visione rassicurante – che confinava il problema dell’aumento dell’inquinamento solo al recinto dello stabilimento siderurgico – è stata smentita dai dati gennaio-febbraio 2019 della centralina Arpa di via Machiavelli, già diffusi da PeaceLink.
E ad ulteriore conferma che vi sia un incremento dell’inquinamento nel quartiere Tamburi rispetto al 2018 arrivano – come detto in apertura – questi nuovi dati di marzo 2019 (sempre relativi al quartiere Tamburi, registrati da Arpa in via Machiavelli). I dati sono elaborati da PeaceLink attraverso medie statistiche ma sono di fonte Arpa.
“Dopo aver elaborato i dati della centralina della cokeria, PeaceLink ha elaborato anche i dati della centralina Arpa di via Machiavelli nel quartiere Tamburi. Anche per il quartiere Tamburi emergono dati di inquinamento in tendenziale aumento se di fa la media del marzo del 2019 e la si confronta con la media del corrispondente mese di marzo del 2018. Fanno eccezione gli IPA, per i quali vi è una diminuzione del 15%. Ma per le polveri sottili si nota un incremento confermato sia dal PM10 (+13%) sia del PM2,5 (+43%). Aumenta anche il benzene (C6H6) dell’8% e il monossido di carbonio (CO) del 24%. Il biossido di azoto (NO2) aumenta del 19%. Il biossido di zolfo (SO2) ha un incremento del 125%. Per evitare allarmismo vogliamo sottolineare che in nessun caso vengono superati i limiti di legge, ma al tempo stesso è bene ricordare che l’Arpa ha più volte ricordato che i limiti previsti non forniscono, tuttavia, garanzia di assenza di effetti sulla salute.
L’incremento delle emissioni inquinanti non sembra essere rimasto circoscritto all’interno dello stabilimento ILVA, come è stato da più parti affermato. Questi dati indicherebbero l’esatto contrario. I dati di marzo sono la conferma del trend in aumento dei dati di gennaio e febbraio. Non è vero pertanto che a Taranto il problema dell’inquinamento è stato risolto dal governo, come è stato dato d’intendere. Infatti stiamo assistendo ad una inversione di tendenza dei valori dell’inquinamento che da decrescenti stanno ritornando a crescere, segnando una inversione nel trend, il che non è confortante. In altri termini con ArcelorMittal non stiamo assistendo ad un miglioramento ambientale né dentro né fuori della fabbrica.
Nella centralina di via Machiavelli (quartiere Tamburi) il valore del PM10 (polveri sottili) tende a superare i 25 microgrammi a metro cubo, che è il valore a partire dal quale scatterebbero le indicazioni di massima precauzione della ASL – ad esempio relative al ricambio dell’aria e all’esercizio fisico all’aperto – nei giorni dei Wind Days per i soggetti più fragili e vulnerabili, come i bambini, gli anziani, i cardiopatici, gli asmatici e gli immunodepressi. In altri termini la popolazione a marzo avrebbe dovuto attenersi a precauzioni costanti essendo a 25,4 microgrammi a metro cubo la concentrazione del PM10, classificato dallo IARC come sicuramente cancerogeno (gruppo 1).
Tale ragionamento acquista ancora più valore se si considera che il PM10 del quartiere Tamburi ha infatti una composizione chimica con 2 tossicità più elevata rispetto al PM10 di altre città italiane e ogni suo incremento produce effetti più che doppi in termini di mortalità, come attestato dallo studio EpiAir. Le linee guida dell’OMS fissano per il PM10 la soglia da non superare a 20 µg/m³ e per il PM2,5 a 10 µg/m³. Gli Stati Uniti fissano un limite per il PM2,5 a 12 µg/m³. E’ facile pertanto comprendere che i valori di PM10 e PM2,5 rilevati a marzo dalla centralina di via Machiavelli potrebbero avere effetti avversi sulla salute pur rimanendo sotto i limiti di legge. In particolare va notato che il PM2,5 è passato da 9,4 a 13,5 microgrammi a metro cubo, con un incremento del 43% e superando i valori di riferimento dell’OMS e della legge statunitense. E questo non è rassicurante.
Occorrerebbe pertanto effettuare una valutazione preventiva del danno sanitario (VDS preventiva o VIIAS) degli attuali impianti ILVA da adesso a tutto il periodo di messa a norma degli impianti (ossia dal 2019 al 2023). La disponibilità del governo e dell’azienda a sottoporsi a questa verifica preventiva del danno sanitario sarebbe un’importante cartina al tornasole. In caso contrario avremmo la conferma che si sta procedendo ad un esperimento sulla salute della popolazione senza conoscerne preventivamente gli esiti.
Vorremmo evidenziare l’importanza delle analisi ventoselettive con tecnologia WindSelect (WS) effettuate dall’Arpa nel 2018 e rese note recentemente. Esse attestano in maniera evidente da dove proviene l’inquinamento da diossina, benzo(a)pirene e metalli pesanti. Tali analisi sono state effettuate nel 2018 nel quartiere Tamburi durante la gestione commissariale di ILVA. Le analisi del 2018 delle diossine dimostrano che le maggiori concentrazioni si verificano nel quartiere Tamburi quando il vento proviene dall’area ILVA. Scrive Arpa: “Nelle 3 cartucce del campionatore WS, relative alla campagna WS c/o Tamburi-Chiesa nel 2018, le concentrazioni si sono attestate su valori compresi tra 5,30 fg TE/m3 (campione sopravento all’area industriale) e 30,72 fg TE/m3 (campione sottovento all’area industriale) e risultano maggiori di quelle rilevate nel corso della precedente campagna svolte nel 2016 nello stesso sito e nelle stesse condizioni operative”.
1) i valori rilevati da Arpa risalgono ai mesi immediatamente precedenti al picco delle ricadute di diossine registrate nella masseria Carmine e quindi vengono commentati in maniera rassicurante da Arpa (“per Diossine/Furani i valori registrati sono entrambi inferiori al valore indicativo riportato nel documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità individuato come standard per le aree urbane”, scrive Arpa) ma diverso sarebbe il caso che il campionamento fosse avvenuto nei mesi di settembre e ottobre 2018 in cui si è verificato il picco registrato dai deposimetri Arpa nella masseria Carmine; si vedano a questo proposito i dati Arpa sui picchi di settembre e ottobre 2018, pubblicati al seguente link
2) nonostante riguardino il mese di aprile 2018 (mese verosimilmente “modesto” per inquinamento da diossina), i valori delle analisi ventoselettive Arpa dell’aprile 2018 nel quartiere Tamburi risultano comunque superiori rispetto alla precedente campagna ventoselettiva per le diossine del 2016; infatti il WindSelect sottovento registra nel 2018 la concentrazione di 30,72 fg TE/m3 mentre nel 2016 era 7,30 fg TE/m3, un valore quattro volte superiore nel 2018 rispetto al 2016.
3) questi dati del primo semestre 2018 evidenziano che quando il vento soffia da ILVA al quartiere Tamburi le concentrazione di diossina sono quasi 6 volte superiori (30,72 fg/m3) rispetto a quando il vento soffia dal quartiere Tamburi verso ILVA (5,30 fg/m3);
4) le analisi ventoselettive Arpa sono importantissime ai fini dell’attribuzione dell’inquinamento alla sorgente e saranno ancora più utili a rispondere alla seguente domanda: da dove è provenuto il picco di diossina registrato nel deposimetro della Masseria Carmine nel 2018? Ricordiamo che in quel deposimetro i valori di diossina sono saliti di dieci volte nel 2018 rispetto al 2017.
Di particolare importanza è l’incremento della concentrazione di alcuni metalli pesanti (ferro e manganese) nell’aria del quartiere Tamburi durante i periodi di vento dall’area ILVA. Per un approfondimento sui metalli pesanti mediante analisi ventoselettive effettuate 4 dal 9 febbraio al 9 aprile 2018 nel quartiere Tamburi si veda questo report di Arpa Puglia. Per alcuni metalli emerge anche un contributo apprezzabile dell’area portuale. Il commento complessivo di PeaceLink è qui .
Infine va notato come una adeguata utilizzazione di queste analisi ventoselettive può aiutare a comprendere la relazione fra incrementi di PM10 e PM2,5 (ossia polveri sottili) e direzione dei venti (ad esempio provenienza dall’area ILVA).
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Report – Peacelink