Taranto – Non avere più una casa e vivere su di una panchina: “Siamo stati abbandonati da tutti”
La loro casa è la panchina di via Cesare Battisti ed è lì che vivono da ben quattro mesi. Li abbiamo incontrati per caso durante una di queste calde sere di fine settembre. Lei 43 anni, lui 50. Con il morale sotto i piedi, ma con la rabbia dettata dall’orgoglio di difendere ancora un briciolo di dignità, ci raccontano la loro incredibile, ed allo stesso tempo, assurda storia.
Un anno fa Maria (abbiamo cambiato il loro nome per volontà espressa) perde il suo lavoro e con esso l’unico sostentamento economico. Qualche mese prima, all’inizio del 2015, la lettera del proprietario della casa nella quale vivevano in via Brindisi cade come una tegola sulla loro testa: “Il proprietario – racconta Maria – ci diceva che non avrebbe rinnovato il contratto di locazione. Voleva vendere la casa. Noi, peró, non avevano i soldi per acquistarla e quindi a maggio del 2016, dopo ben otto anni e due mesi, siamo stati costretti a lasciarla”.
Dall’oggi al domani, Maria e suo marito Giuseppe, si sono ritrovati in mezzo ad una strada, senza un tetto sulla testa. Tutti i loro effetti personali sono contenuti in due grandi bustoni, quelli utilizzati di solito per mettere la spesa fatta negli ipermercati, che non li abbandonano nei loro spostamenti. Lí dentro ci sono 20 anni di matrimonio.
“Appena siamo usciti da casa, perchè il proprietario ci minacciava con gli sms telefonici, – ci racconta Maria mentre stringe la mano a Giuseppe – siamo venuti su questa panchina dove trascorriamo le nostre giornate. Aspettiamo che il Comune di Taranto ci dia l’aiuto promesso 4 mesi fa. Fino ad oggi ci sono state solo parole. Ci hanno abbandonato”.
Il racconto di Maria lacera l’anima. Piange. Poi riprende a parlare. Si interrompe. E con la voce tremolante e gli occhi bagnati ci racconta cosa vuol dire vivere in mezzo ad una strada, su di una panchina: “Siamo per strada 24 ore al giorno. Non abbiamo più nessuna privacy, stiamo perdendo la nostra dignità. Ci laviamo nelle fontane che troviamo nella zona”.
Il primo mese da sfrattati lo hanno passato all’interno del pronto soccorso del nosocomio SS. Annunziata, all’interno del quale hanno dormito sulle sedie. Poi, peró, sono stati costretti ad andare via. Prima sono riusciti a passare le notti all’interno dell’androne di un palazzo ma l’ “ospitalità” dei residenti è durata poca. “Quel palazzo è sotto sequestro ma la gente in maniera abusiva ci vive lo stesso. Ci andavamo le notti per non dormire sul marciapiede. Poi siamo stati cacciati dagli inquilini abusivi”, dice in lacrime Maria.
Per un periodo hanno beneficiato di un pasto caldo fornito alla mensa dei poveri di via Cavour. “Mio marito non puó camminare ed ha molti problemi di salute. Per andare a mangiare alla mensa dei poveri avevamo bisogno di prendere il bus di città. In più occasioni ci hanno multato. Abbiamo spiegato ai controllori dell’Amat che non abbiamo i soldi per il biglietto ma non c’è stato verso. Per evitare altre multe non andiamo piú alla mensa. Non mangiamo da tempo un pasto caldo”. E poi: “Espletiamo i nostri bisogni fisiologici nei cartoni che ci vengono dati dai commercianti della zona.”
Maria e Giuseppe non sono proprio soli. Ricevono l’aiuto da qualche residente di via Cesare Battisti che non ha potuto fare a meno di ruotare il capo dall’altra parte quando ha notato i due su un panchina giorno e notte. Olga, Romeo, Anna, solo per citarne alcuni, appena possono portano del cibo che permette ai coniugi Maria e Giuseppe di non morire di fame.
“Sto aspettando – dice Maria mentre continua a piangere – che il responsabile dei Servizi Sociali e l’Assessore all’Emergenza Abitativa Scasciamacchia mantengano la promessa fattaci tempo fa. Noi intanto li aspettiamo giorno e notte su questa panchina.”