Nello stabilimento Ilva di Taranto accade che gli impiegati dell’area “cok” devono usare “soluzioni” differenti da quelle usate finora per recarsi in mensa. La causa? Gli agenti contaminanti e cangerogeni presenti sulle tute, sulle scarpe e sugli indumenti di protezione, usati regolarmente durante l’orario di lavoro (per gli operai se ne è già discusso qualche mese fa). Il rischio paventato è che gli inquinanti possano diffondersi nell’ambiente, dunque anche nei pasti, delle mense. Queste ultime, tra l’altro, sono subito a ridosso delle fonti inquinanti stesse.
Bene quindi salvaguardare le mense, i pasti, ma ci domandiamo:
chi riuscirà mai a salvaguardare la salute dei lavoratori che indossano quegli indumenti e che, quindi, sono a contatto sempre con tali sostanze pericolose?
Gli stessi Indumenti vengono spessissimo portati a casa per il lavaggio e, ovviamente, mettono a rischio la salute delle famiglie dei lavoratori (in particolare di chi è addetto al lavaggio). Chi si occuperà mai della salute di queste persone?
È vero, esiste un servizio lavanderia all’interno del siderurgico, peccato però che sistematicamente i vestiti vengano restituiti ristretti e puzzolenti. Per non parlare delle difficoltà che riscontrano i lavoratori quando fanno richiesta di una tuta nuova. Eppure si tratta di un indumento di sicurezza indispensabile che non dovrebbe essere subordinato alle ristrettezze economiche.
Aps Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti