Metodi mafiosi a Taranto producono 52 arresti
Fra gli arrestati, numerosi i nomi di coinvolti in operazioni degli anni 80-90
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Il tempo sembra non scorrere mai a Taranto dove, la mala degli anni 80-90, sembra non aver mai interrotto i suoi affari. Invece non è così, seppur composta da personaggi di spicco dell’epoca, il risultato dell’operazione antimafia compiuta magistralmente, dalla Squadra Mobile di Taranto, coordinata dalla DDA di Lecce, denominata “Alias”, ha prodotto si arresti di personaggi conosciuti ma le motivazioni, seppur di rilievo, sono frutto di una riorganizzazione delle file, dopo che i soggetti erano stati rimessi in libertà. Questo è quanto ha messo in evidenza il Procuratore Antimafia Motta, nella conferenza stampa, tenutasi in Questura a Taranto. In manette 52 persone, responsabili a vario di titolo dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi. Il gruppo criminale operava su Taranto con forti articolazioni a Verona e Sassari. Andiamo nei dettagli: l’operazione ha avuto inizio alle 4 di questa mattina (6 ottobre per chi legge): la squadra mobile di Taranto ha eseguito 52 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Lecce Alcide Maritati su richiesta del pubblico ministero Alessio Coccioli della procura leccese. L’operazione chiamata ‘Alias’ è scattata al termine di una lunga attività inquirente condotta dagli investigatori della questura tarantina su delega della direzione distrettuale antimafia di Lecce. I reati vanno dalla rapina, alle estorsioni, al traffico d’armi fino allo spaccio di droga. Contestato anche un omicidio, è quello di Tonino Santagato, 57 anni, ucciso il 29 maggio del 2013 in via Mazzini a Taranto, per il quale sono stati condannati a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato i fratelli Giovanni e Salvatore Pascalicchio. Il mandante sarebbe Nicola De Vitis, prima di oggi in regime di semilibertà dopo aver scontato 18 anni di carcere per l’omicidio di Cosima Ceci, la madre dei Modeo, clan tarantino. Ma, De Vitis non è l’unico esponente della criminalità organizzata, i 52 arrestati sono quasi tutti pregiudicati. Boss e affiliati di famiglie tristemente note come i Modeo e i Ricciardi, protagonisti delle guerre di mala per l’egemonia sul territorio nella fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, che tornati in libertà di recente, dopo 30 anni di prigione, secondo l’accusa si sarebbero riorganizzati. Coinvolto il clan D’Oronzo. Ma, spicca anche qualche nome di insospettabili come quello dell’imprenditore Fabrizio Pomes accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il gruppo criminale avrebbe anche avuto forti ramificazioni operative in Veneto a Verona ed in Sardegna a Sassari. Il Procuratore distrettuale, proprio in merito alla domanda di alcuni giornalisti presenti in conferenza stampa, atte a conoscere le motivazioni che hanno coinvolto il Pomes come titolare del centro polivalente sportivo Magna Grecia, ha risposto che sono in corso ulteriori indagini che dovranno spiegare anche il ruolo del Comune di Taranto nella vicenda.