L’arrestato per l’omicidio dell’ingegnere a Faggiano aveva già tentato di uccidere una prostituta
L’uomo, nel 2009, aveva aggredito una nigeriana con numerose coltellate alla gola. Era in affidamento in prova.
Nel corso della conferenza stampa di questa mattina presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto sono stati forniti tutti i dettagli relativi all’omicidio dell’ingegnere tarantino a Faggiano (Ta). L’autore dell’omicidio, che si è autoaccusato, sembrava essere sotto effetto di cocaina e nel 2009 aveva già aggredito una prostituta nigeriana con numerose coltellate alla gola ed ora era in affidamento in prova. Di seguito la nota delle forze dell’ordine:
Nelle prime ore di ieri mattina un operatore di un istituto di vigilanza riferiva alla Centrale Operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Taranto, che una pattuglia durante un giro di ricognizione lungo l’area perimetrale di un impianto fotovoltaico, ubicato in località Putrano del Comune di Faggiano, aveva rinvenuto, in un fondo agricolo attiguo al predetto sito, il cadavere di un uomo, dell’apparente età di circa quaranta anni. La vittima presentava profonde lesioni di arma da taglio all’altezza della gola ed altre ferite al viso ed alle braccia; inoltre la mancanza di documenti ne rendeva ulteriormente difficoltosa l’identificazione.
Immediatamente i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto, unitamente a quelli della Compagnia Carabinieri di Manduria, hanno messo in campo un dispositivo che consentiva, in breve tempo, grazie alle serrate battute effettuate nelle aree rurali di Faggiano, Lizzano e Pulsano, cui prendeva parte anche un elicottero del 6° elinucleo Carabinieri di Bari, di ritrovare, in C.da Ponte Grande di Faggiano a circa 3 Km dal luogo del delitto, l’autovettura della vittima, una VW Tiguan di colore grigio, all’interno della quale veniva rinvenuto il portafogli con all’interno i documenti che consentivano di identificare la stessa in Pignatale Cataldo, incensurato ingegnere 43enne tarantino.
In considerazione di quanto sopra, ipotizzando che il movente dell’efferato delitto fosse presumibilmente riconducibile ad una rapina andata male, da parte di soggetto molto aggressivo, i militari indirizzavano l’attività investigativa nei confronti di tutti i pregiudicati della zona che annoveravano precedenti specifici in materia di reati contro il patrimonio e la persona.
La profonda conoscenza del territorio e la sinergia messa in campo dagli investigatori, consentiva di incentrate le ricerche su D’A. C., 45enne pregiudicato di Sava, attualmente sottoposto alla misura dell’affidamento in prova, con l’obbligo quotidiano di permanere presso l’abitazione di residenza dalle ore 22.00 alle ore 07.00. Questi risultava assente da casa. L’uomo è quindi stato da subito ritenuto riconducibile all’evento delittuoso, poichè nel mese di febbraio 2009, aveva colpito con numerosissime coltellate anche alla gola una prostituta nigeriana, la quale solo per circostanze fortuite e per il tempestivo intervento chirurgico, riusciva a scampare da morte sicura.
In ragione di tale motivo, le ricerche del D’A., estese su l’intero territorio della provincia ionica, venivano avviate da subito mediante l’imponente dispiegamento di forze prima descritto.
La serrata caccia all’uomo, si concludeva nella tarda mattinata, quando quest’ultimo veniva rintracciato e bloccato dai militari della Stazione Carabinieri di Sava mentre cercava di rientrare nella propria abitazione, ancora con gli indumenti macchiati di sostanza ematica.
Il D’A., veniva condotto presso la Stazione Carabinieri di Sava, dove nell’immediatezza forniva agli investigatori del Reparto Operativo e della Compagnia di Manduria dichiarazioni autoaccusatorie, confermate successivamente in sede di interrogatorio reso davanti al Sost. Proc. Dott. Remo Epifani. Nei confronti dello stesso emergevano univoci e convergenti indizi di colpevolezza in ordine all’omicidio di cui trattasi, consumato durante l’arco temporale ricompreso fra le ore 23.00 circa del 10 luglio le e ore 01.45 circa dell’11 luglio 2014.
Si aveva modo di acclarare inoltre, che il predetto, dopo aver assunto stupefacenti tipo cocaina, mentre si trovava a Taranto, si era clandestinamente introdotto, a scopo di rapina, nell’autovettura della vittima e, sotto minaccia di un coltello tipo cutter, la costringeva a dirigersi in agro di Faggiano, ove all’esito di un raptus omicida, lo aggrediva e uccideva con un fendente alla gola, allontanandosi con l’autovettura, il portafogli e gli indumenti del defunto, allo scopo d’impedirne l’identificazione e di sviare le indagini.
L’arma dell’omicidio, gli indumenti ed il portafogli della vittima, risultato privo denaro, venivano rinvenuti dagli operanti nelle aree rurali contermini a quella del ritrovamento dell’autovettura, anche grazie all’ausilio dell’arrestato.
L’autovettura unitamente agli oggetti ritrovati ed aventi attinenza con l’evento delittuoso, sottoposti ai rilievi tecnici a cura di personale della Sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo dei Carabinieri di Taranto, sono stati sottoposti a sequestro.
L’arrestato, a conclusione dell’interrogatorio del P.M. è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Taranto.
(in foto l’arma del delitto)