WhatsApp e la crittografia end-to-end: cos’è e cosa cambia per gli utenti
Il braccio di ferro fra Apple e l’Fbi? (finito così) Solo un antipasto. Un assaggio della dimensione che il dibattito sulla crittografia sta per assumere, negli Stati Uniti e soprattutto nel resto del mondo. WhatsApp, forte del suo miliardo di utenti e della presenza su tutti i sistemi operativi, in queste ore ha messo in tavola una delle portate principali: tutti i messaggi che transitano per la piattaforma sono criptati. Inaccessibili, quindi, a chiunque chieda di leggerli o provi a farlo: si tratti di malintenzionati, forze dell’ordine o dei dipendenti della società stessa. Non c’è e non ci sarà alcuna «backdoor» (porta aperta agli eventuali interventi delle autorità) in nome della sicurezza.
L’app fondata da Jan Koum e Brian Acton e acquistata da Mark Zuckerberg nel febbraio del 2014 ha iniziato il processo di cifratura degli scambi alla fine dello stesso anno. Lo scorso dicembre si è infatti (già) appellata all’inaccessibilità dei messaggi negando l’accesso richiesto dal governo brasiliano. Martedì 5 aprile ha annunciato sul suo blog di aver completato l’operazione con il coinvolgimento di messaggi e chiamate vocali, delle chat di gruppo e di quelle contenenti fotografie e video. Spiegano i due fondatori: «L’idea è semplice: quando mandi un messaggio, l’unica persona che può leggerlo è la persona o il gruppo cui è stato inviato. Nessun altro. Non i criminali. Non gli hacker. Non i regimi oppressivi. Neanche noi. La crittografia end-to-end rende le comunicazioni su Whatsapp qualcosa di molto simile a un dialogo vis a vis».
da Corriere.it