Taranto – Erasmo diventa Ernesto, e qui casca la Raffo!
Una gaffe imperdonabile quella commessa ieri sulla pagina ufficiale della Birra Raffo. Nel condividere un post in cui si ricordava la leggenda di Erasmo Iacovone, icona indimenticabile del Taranto calcio, arriva il colpo che ha letteralmente inorridito tantissimi tarantini. La pagina infatti scriveva: “A 37 anni dalla sua scomparsa, Ernesto Iacovone vive ancora nel cuore di molti e adesso, anche sulla maglia della sua squadra. Un #corerossoblu come il suo non si dimentica”
Dopo una pioggia di commenti (prontamente nascosti dalla pagina – e lo si può notare in quanto se ne contano 92 e se ne leggono a malapena 10), il post è stato immediatamente corretto.
Incredibili le reazioni dei tarantini: chi giura solennemente di non bere mai più la Raffo, chi ride di gusto, e chi ironizza scrivendo “Grande Ernesto”. Corerossoblu, birra dei due mari, ma a quanto pare questa Raffo di Taranto non sa un bel niente. E sono stati anche questi i commenti di molti tarantini: l’accusa di non conoscere quelle che sono le vicende tarantine e la storia di Taranto. Bè, come dargli torto. La birra del Taranto, un cuore rosso blu, e poi ci casca proprio sul grande Erasmo Iacovone.
Ma vediamo: in realtà quanto è tarantina questa birra Raffo oggi? Collegandoci al sito ufficiale, si legge chiaramente: “L’unica birra originale di Taranto”.
La Birra Raffo in effetti nasce a Taranto, nel 1919 con Vitantonio Raffo. E’ così che diventa la vera birra dei tarantini, il simbolo della città, il fulcro delle sue tradizioni, accompagnata alle tipiche pietanze. Dunque prodotta a Taranto, la Birra Raffo nel 1961 sposa la Peroni, e inizia ad essere prodotta a Bari. Oggi, invece, come ben leggiamo sull’etichetta, la nostra amata bevanda rossoblù viene prodotta a Roma.
Dunque, poco Taranto se non i colori e la convinzione che sia la birra dei tarantini. Una birra dei tarantini oggi, che la sua Taranto la conosce poco e niente. Questo corerossoblu è stato spezzato con una gaffe imperdonabile.
Erasmo perdonali, perché non sanno quello che scrivono.