L’uccisione del cane Bruno: qual è l’essere umano e quale la “bestia” ?

La terribile fine di Bruno, il cane molecolare che viveva in una struttura di addestramento di Taranto ma che veniva utilizzato, in virtù del suo straordinario fiuto, in tutta Italia in operazioni di salvataggio di vite umane a seguito di catastrofi naturali o di crolli di immobili, è un evento che lacera e deturpa ogni essere dotato di umanità.
Il suo addestratore, Arcangelo Caressa, lo ha trovato venerdì mattina già morto, in una pozza di sangue, il risultato dell’emorragia interna causatagli dall’aver ingerito del cibo, pare dei wurstel, al cui interno erano stati infilati dei chiodi. Un’azione compiuta da un essere che invece non abbiamo dubbi a definire spregevole, indegno, meritevole di ogni castigo. Terreno e ultraterreno, se esiste.
Non avevamo dubbi che della nostra società facciano parte esseri abietti, ma quali ragioni possono portare a provocare la morte di un cane eroe, che aveva salvato la vita di nove persone, che altre avrebbe potuto salvarne, un esemplare che da solo giustifica il famoso detto su chi sia il miglior amico dell’uomo?
Invidia sociale? Frustrazione per avvertire come Bruno fosse amato per le sue qualità e come invece questo, o questi individui, avvertano di non averne alcuna ? Caro frustrato, qualora tu ci stia leggendo, sappiate che il tuo/vostro gesto vi qualifica senza possibilità di redenzione nella categoria dei falliti. Perché nella vita c’è sempre la possibilità di rimediare alle proprie deficienze, a patto di non provare odio verso il prossimo. E tu o voi, caro o cari falliti, che vi crogiolate nella vostra invidia sociale, nella vostra frustrazione da incapaci, nel vostro odio da reietti, avete perso definitivamente la partita che ognuno di noi si gioca quando viene al mondo.
Che vi individuano o meno.
La morte di Bruno, che con le sue qualità aveva anche contribuito a far sequestrare dalle forze dell’ordine i cani maltrattati e impiegati per i combattimenti tra animali, ha colpito anche le massime cariche istituzionali. Messaggi di cordoglio sui profili social sono stati espressi dal Primo ministro Giorgia Meloni, che di Bruno aveva fatto direttamente la conoscenza, al Presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Ma risultano più tutti strazianti le parole di Arcangelo, il suo addestratore: “Ho ritrovato il corpo esanime di Bruno. Purtroppo Bruno è stato ucciso, gli hanno buttato dei würstel con dei chiodi dentro. Oggi sono morto insieme a te. Non pubblico le foto di questa atrocità perché rimarreste scioccati. Lo avete ucciso facendolo soffrire per ore. Ciao amico mio: nella tua breve missione hai riportato a casa nove dispersi”, scrive l’istruttore. “Sei stato premiato dalle massime autorità per il tuo lavoro. Hai lottato per una vita intera per aiutare l’essere umano, e lo stesso umano ti ha fatto questo. Quando un vostro parente avrà bisogno di Bruno, lui non ci sarà”.
Le parole di Arcangelo sono quelle di chiunque abbia avuto la fortuna di condividere parte della propria vita con questi straordinari compagni che sono i cani.





Davvero c’è chi riesce a infilare chiodi in un würstel pur di spegnere l’eroe che aveva già salvato 9 vite?