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La nota dell’UILPA sull’iscrizione nel registro degli indagati dei due poliziotti di Taranto

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Ha creato diffuso sconcerto il fatto che, per un fatto giuridicamente dovuto, la Procura abbia iscritto sul registro degli imputati i poliziotti che hanno individuato e ucciso, dopo un nuovo fitto conflitto a fuoco, colui il quale aveva ferito mortalmente il brigadiere capo Carlo Legrottaglie, Cosimo Mastropietro.

Pur trattandosi di un passaggio puramente formale, mai come in questo caso, visto che di certo nessun magistrato sano di mente, nelle drammatiche circostanze che hanno segnato la giornata di giovedì, si sognerebbe di chiedere il rinvio a giudizio dei due poliziotti, accusandoli di aver usato maldestramente, o in maniera ingiustificata, la loro pistola.

“Apprendere che gli appartenenti alla Polizia di Stato che hanno rintracciato gli autori del barbaro omicidio del Brigadiere Capo dei Carabinieri, Carlo Legrottaglie, sono indagati come ‘atto dovuto’ per la morte di uno dei malviventi, probabilmente colui che ha sparato e che ha aperto il fuoco anche sui poliziotti, suscita sgomento e persino umana indignazione.

Sia chiaro che non contestiamo l’operato della Procura della Repubblica di Taranto e non invochiamo scudi penali, ma certo è auspicabile un quadro giuridico che non imponga di mettere sotto indagine, come atto dovuto, quando non ci siano elementi per farlo servitori dello Stato che rischiano ogni giorno concretamente la vita”.

Queste le parole di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

C’è poi un altro aspetto in questo autentico dramma che ha commosso l’Italia, quello legato al riconoscimento pecuniario che lo Stato prevede per il sacrificio della vita da parte di un suo servitore. E’ un calcolo contenuto in una nota inviata ai mezzi d’informazione da parte di Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, e che come tale riportiamo:

“Di fronte al sacrificio estremo di chi indossa ogni giorno una divisa per garantire la sicurezza dei cittadini, ci si aspetterebbe il massimo riconoscimento, non solo simbolico ma anche concreto, da parte
dell’Istituzione quindi dello Stato.
Eppure, nero su bianco, ecco quanto viene riconosciuto in termini economici a un carabiniere caduto in servizio.

Spese immediate “rimborsabili” dietro fatture:
• Cerimonia funebre:
€ 2.730,00
• Corone, cuscini, necrologi: € 840,00
(Circolare della Direzione Generale della Sanità Militare, 2009)

Assicurazioni e sussidi:
• Assicurazione sanitaria SMD (valida per tutti i militari): € 5.000
• Sussidio urgente da parte dell’Arma dei Carabinieri (Capitolo 4860 –
Uff. Assistenza e Beneficenza): pari a € 2.000
Benefici come vittima del dovere – il cui riconoscimento richiede iter burocratici lunghi, in questo caso speriamo più celeri, così come avviene per qualsiasi cittadino italiano che decede per atti
terroristici anche all’estero;
. Reversibilità pensionistica e buonuscita – basata sui contributi versati, identica a quella prevista per qualsiasi cittadino italiano.

Una somma che fa riflettere. In totale, lo Stato rimborsa appena qualche migliaio di euro per un
funerale e fornisce un’assicurazione sanitaria minima. Il resto dipende dalla previdenza personale del militare stesso”.

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