Dopo l’uscita di scena di Baku Steel, il termine del bando per l’acquisizione dell’ex ILVA slitta

Era già nell’aria, ma in queste ore è arrivata l’ufficializzazione della proroga per la presentazione delle domande da parte dei soggetti economici interessati ad acquisire gli stabilimenti ex ILVA, Taranto più quelli del polo ligure-piemontese: Genova, Novi Ligure e Racconigi: il termine slitta infatti dal 15 settembre al 26 di questo mese.
Uno slittamento che il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva anticipato potesse avvenire in virtù del maggior tempo offerto alle valutazioni dei possibili acquirenti in virtù della gravosità delle richieste (la piena decarbonizzazione entro il 2033) ma anche dell’indisponibilità, ormai definitiva, da parte del Comune di Taranto rispetto all’ipotesi di ospitare nel proprio porto una nave rigassificatrice.
Rifiuto che, verosimilmente, è stato alla base del ritiro dalla partita per l’acquisto del siderurgico tarantino da parte della compagnia azera “Baku Steel”, la quale era stata lungamente la “promessa sposa” degli impianti siderurgici del gruppo prima statale, poi appartenuto alla famiglia Riva ed infine al gruppo Arcelor-Mittal. E invece, proprio la contrarietà manifestata dalla giunta Bitetti verso la nave ha determinato a catena il passo indietro di Baku, visto che il suo business principale non è rappresentato dal l’acciaio ma proprio dal gas, che è poi lo stesso che arriva nel Salento orientale tramite il gasdotto Tap.
A questo punto, restano in campo di fatto due soli competitor fra quelli intenzionati ad acquisire il polo tarantino (mentre altre realtà minori avrebbero avanzato interesse verso l’acquisto dei soli stabilimenti settentrionali): si tratta del fondo finanziario statunitense Bedrock e della compagnia indiana Jindal Steel International, che ora pare favorita nella gara, considerato fra l’altro il fatto che essa produce il preridotto già in uno stabilimento in Oman e che per Taranto avrebbe avanzato già la proposta di costruirne uno solo, da affiancare ai forni elettrici, invece dei tre o addirittura quattro su cui si è basato il progetto di pianificazione industriale proposto da Urso, progetto che non ha mai riscosso entusiasmo nell’Amministrazione tarantina, e per il quale pare sempre più spianata la strada per Gioia Tauro, visto che il Governo ha ribadito la strategicità dell’investimento per tutto il settore industriale italiano.




