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Lecce- Caso Fipronil. Casili (M5S): “Potenziare i controlli e avviare campagne informative sull’origine dei prodotti a tutela dei consumatori”

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LECCE- “Il caso delle uova contaminate dall’insetticida Fipronil dovrebbe far riflettere tutti sullo stato di salute dei nostri allevamenti avicoli, ed in particolar modo su tutti i sistemi di allevamento intensivi”. Lo dichiara il consigliere del M5S Cristian Casili, che chiede alla Regione Puglia d’implementare le attività di monitoraggio e controllo dello stato sanitario degli animali e degli allevamenti attraverso le Asl e gli istituti zooprofillattici e di attivarsi per incentivare le forme di allevamento sostenibile. “La salute dei pugliesi va tutelatacontinua il pentastellato anche attraverso campagne di comunicazione mirate. I cittadini devono essere informati su come leggere correttamente le etichette, in modo da poter decidere se acquistare un prodotto proveniente da un allevamento industriale intensivo o da un’azienda biologica”.

 

Per Casili è necessario capire per quanto tempo sia andata avanti  la vendita  di uova contenenti questo pericoloso insetticida, che tende ad accumularsi nell’organismo. “Poco importa per la salute   – incalza il consigliere cinquestelle – che i livelli di Fipronil rinvenuti in un singolo uovo rispettino i limiti imposti dalla legge. Quello che va chiarito è quanto antiparassitario i consumatori abbiano ingerito prima che scoppiasse il caso, alla luce del fatto che vi sono tantissimi prodotti e sottoprodotti a base di uova che consumiamo abitualmente. Non è tanto, quindi, la tossicità acuta a preoccupare in questo caso, ma la tossicità cronica, ovvero l’esposizione a dosi basse e prolungate nel tempo. Ci sono studi sugli animali, secondo i quali il Fipronil è cancerogeno se utilizzato in dosi basse ma prolungate nel tempo”.

 

In Italia vengono consumati circa  12 miliardi di uova l’anno, per un consumo pro capite di 13,7 kg e parte del consumo avviene indirettamente con l’assunzione di alimenti che contengono uova come pasta all’uovo, dolci, biscotti ecc.

 

Ai consumatori  – continua il vicepresidente della V Commissione Ambienteoccorre garantire massima trasparenza e sicurezza verso questo alimento proteico. Già oggi le uova presentano sul guscio un codice identificativo che permette di conoscere la filiera produttiva, a partire da Stato e Comune  di produzione e dalla tipologia di allevamento, fino al nome e al luogo dell’allevamento in cui la gallina ha deposto l’uovo; basta leggere le etichette e decodificare il codice presente sul guscio, dove 0 sta per allevamento biologico, 1 corrisponde all’aperto, 2 a terra, 3 in batteria. Non tutti i consumatori però sanno leggere i codici presenti sull’etichetta e in molti ancora oggi trascurano l’importanza di acquistare alimenti provenienti da aziende locali che prediligono forme di allevamento non intensivo, come quello all’aperto o di agricoltura biologica. In pochi sanno che in gabbia le galline sono stipate fino a raggiungere il numero di 25 per mq, con condizioni di vita pessima che le espongono a stress e malattie.  Per questo è importante – conclude – che la Regione parta al più presto con campagne di sensibilizzazione per spiegare ai cittadini quanto sia importante saper leggere le etichette per conoscere l’origine dei prodotti e capire quello che finisce sulle loro tavole”.

Redazione Pugliapress

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