ambientePugliaRegione

Anche il Wwf denuncia la mala gestio dell’ “affaire Xylella”.

Pubblicità

Alla vigilia della della prima Giornata nazionale dell’agricoltura, che si celebrerà il 9 novembre, il Wwf presenta un’analisi sulla gestione dell’emergenza Xylella in Puglia. Il rapporto “La fastidiosa Xylella” svela il lato oscuro di un’agricoltura dai due volti: da una parte gli agricoltori custodi del territorio, dall’altra un sistema corporativo, comprensivo di personalità delle istituzioni locali e del mondo accademico ma anche del sistema dell’informazione, che avrebbe privilegiato interessi economici a scapito del patrimonio olivicolo secolare.

La storia inizia con l’arrivo del batterio in Puglia, “probabilmente attraverso piante di caffè importate dall’America centrale”. La risposta delle autorità a questa emergenza è consistita “nell’abbattimento massivo non solo degli ulivi infetti, ma di tutti gli esemplari nel raggio di 100 metri (ridotto a 50 dal 2022), compresi alberi secolari e millenari perfettamente sani”. Questa strategia è stata perseguita nonostante dal 2015 il batterio fosse già considerato endemico e quindi impossibile da eradicare completamente.

“Ogni tentativo di trattare gli ulivi con metodi agroecologici è stato giudicato inefficace – si legge nella nota del Wwf – e questo messaggio, partito dagli ambienti scientifici, si è rapidamente diffuso tra politici, associazioni di categoria, tecnici e agricoltori”. Di conseguenza, centinaia di ettari di oliveti sono state distrutte e abbandonate, “senza reali tentativi di contenimento basati su pratiche ecologiche”.

Solo alcuni agricoltori che, sfidando il sistema, hanno sperimentato metodi agroecologici, sono riusciti a ottenere risultati sorprendenti: quegli stessi ulivi che erano stati considerati irrecuperabili, sono tornati a produrre olio di alta qualità.

Nell’ultimo anno in Puglia si sono svolte varie iniziative pubbliche che hanno denunciato tale malaffare, (e di alcune di esse, i convegni svolti a San Michele Salentino nel dicembre 2024 e a Lecce nel maggio 2025, abbiamo dato ampiamente conto su questa testata) così come le cattive pratiche in agricoltura le quali, anche quando condotte in buona fede, hanno finito con l’aggravare una patologia che in realtà è sistemica, e che prende il nome di CO.DI.RO., sigla che sta per “Sindrome del disseccamento rapido dell’ulivo”, una malattia multifattoriale, ormai endemica, comunque contrastabile con le buone pratiche agricole.

L’associazione afferma anche gli ulivi monumentali sono stati sostituiti “con impianti intensivi e superintensivi di varietà di ulivi (cultivar)brevettate ritenute più resistenti alla Xylella”. Un processo che ha portato anche alla “demolizione della normativa di tutela del paesaggio storico degli ulivi millenari”, rispetto al quale la condanna non potrebbe essere la più radicale.

Occorre semmai, secondo l’associazione ambientalista, costruire un modello che punti alla rigenerazione del suolo, salvaguardando tanto le risorse idriche e gli habitat naturali e valorizzando l’esperienza e la sapienza antica degli agricoltori.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio