Giovani e gioco responsabile: la sfida della consapevolezza
Il rapporto tra giovani e gioco è sempre più complesso e sfaccettato. Ed è per questo che bisogna intervenire in fretta. A fotografare la situazione è la ricerca «Gioco responsabile e giovani under 25: motivazioni, contesti e strategie di intervento», condotta dall’Unità di Ricerca in Psicologia Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e promossa dalla Fondazione FAIR. I dati raccontano di un fenomeno diffuso, ma anche di una consapevolezza ancora fragile: 1,9 milioni di giovani italiani tra i 18 e i 25 anni hanno dichiarato di aver giocato o scommesso denaro almeno una volta negli ultimi tre mesi.
Il problema non è solo la frequenza del gioco, ma la scarsa conoscenza delle regole della responsabilità. Solo la metà dei giocatori under 25 afferma di avere familiarità con il concetto di gioco responsabile, mentre un 33% lo considera addirittura inutile o inefficace. Appena il 18% dei giovani, poi, dichiara di impostare limiti di spesa o di tempo, un dato che mette in luce una pericolosa sottovalutazione del rischio.
“La ricerca ha evidenzia anche una preferenza crescente per il gioco online, attrattivo per la sua immediatezza, accessibilità e per l’anonimato, anche se il gioco fisico non è scomparso: quasi un quarto dei giovani continua a frequentare punti di gioco tradizionali, spesso come momento di socialità o rituale di gruppo”, commenta Silvia Urso, caporedattore di Giochi di Slots. “Il discorso del gioco a distanza è particolarmente vero anche per la Puglia: dai dati pubblicati dall’ADM sul suo sito, nel 2024 la raccolta dal comparto online in Puglia ha raggiunto circa 7,56 miliardi di euro, con perdite stimate per i giocatori di 437,15 milioni, mentre sono attivi più di 400 mila conti di gioco, pari a 616 ogni 1.000 residenti nella fascia 18-74 anni”, continua Ursa.
Dietro queste scelte, però, si nasconde una dinamica più profonda: il rapporto tra giovani, denaro e riscatto sociale. Una dinamica accelerata da un contesto di precarietà economica e scarse opportunità, dove la vincita viene vista come un’occasione di rivalsa, un modo rapido per dimostrare valore e indipendenza. Il rischio, quindi, è che il gioco diventi non tanto un passatempo, quanto una scorciatoia illusoria verso il successo.
Matteo Caroli, presidente della Fondazione FAIR, sottolinea che “gli strumenti di tutela esistono, ma sono ancora troppo poco visibili”. Serve dunque un’azione collettiva, educativa e istituzionale per promuovere una cultura del gioco responsabile che parli il linguaggio dei giovani, attraverso campagne mirate e strumenti digitali di prevenzione. Una strategia che parta dalla scuola, passi per la famiglia e tocchi tutti gli aspetti della vita di questi giovani.
Il messaggio è chiaro: bisogna conoscere e gestire il gioco, sapere cosa nasconde, sapere come funziona. Promuovere il gioco responsabile, sostenibile e sicuro tra i giovani significa educare alla misura, alla consapevolezza e alla libertà di scelta. Solo così il divertimento potrà restare tale, senza trasformarsi in dipendenza o illusione. Solo così il gioco potrà restare veramente tale.





