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Contrasto ai reati nelle aree paesaggistiche: sequestri a San Cataldo

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I Carabinieri Forestali del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e del Nucleo Forestale di Lecce hanno eseguito controlli mirati in un’azienda agricola della località San Cataldo-Ciccorusso, con la collaborazione dell’Ufficio Tecnico comunale e del Servizio Veterinario dell’ASL. Durante l’ispezione hanno scoperto opere edilizie abusive e scarichi non autorizzati. L’intervento rientra nelle attività di contrasto ai reati nelle aree paesaggistiche.

Le verifiche hanno evidenziato la presenza di tre piscine rivestite in pietra leccese, un chiosco adibito a bar e un’area giochi per bambini. Tutte queste strutture erano state costruite nonostante il diniego del Comune dopo la richiesta di permesso di costruire.

Sequestri nell’azienda agricola di San Cataldo

Gli accertamenti hanno messo in luce anche altri abusi. I reflui dei servizi igienici finivano in una fossa scavata nella roccia, senza alcuna autorizzazione. Inoltre, l’azienda aveva realizzato una concimaia in cemento armato lunga oltre 14 metri per le deiezioni di 34 cavalli. Anche undici capannine con tettoia per il ricovero delle carrozze risultavano prive di titoli edilizi.

Di conseguenza, i militari hanno disposto il sequestro preventivo di tutte le opere irregolari. Le strutture erano state costruite in difformità dal permesso rilasciato, oppure in totale assenza di autorizzazioni.

Violazioni paesaggistiche e reati contestati

L’area agricola si trova in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico secondo il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR). In particolare, ricade tra immobili e aree di notevole interesse pubblico e, in parte, nella fascia di rispetto di superfici boscate.

Per questo motivo il rappresentante legale dell’associazione sportiva dilettantistica, un uomo di 66 anni, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Lecce. Gli sono stati contestati i reati previsti dall’art. 44 del D.P.R. 380/2001 (edilizia abusiva), dall’art. 181 del D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e dall’art. 137 del D.Lgs. 152/2006 (scarico illecito di reflui).

Gli animali presenti, soprattutto i cavalli, rimangono nell’azienda agricola. Questa misura è stata decisa per garantire il loro benessere, pur nel rispetto del sequestro disposto.

Redazione Pugliapress

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