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Ex Ilva, approvato al Senato il decreto-ponte. Movimento 5 Stelle: “solo fumo negli occhi”

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Approvato al Senato, con 98 voti a favore, 67 contrari e 2 astensioni, il decreto-ponte che stanzia 200 milioni di euro per l’impianto siderurgico di Taranto, in modo da assicurarne la continuità operativa, prima che siano assunte, alla fine del mese, le scelte dirimenti sul futuro industriale, e ambientale, della Città.

L’approvazione definitiva è attesa nel passaggio alla Camera, ma restano sul tavolo i nodi su quale volto dovrà assumere in futuro la fabbrica. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, nel discorso che ha tenuto davanti ai Senatori, ha ribadito che si tratta di una scelta che dovrà essere presa dagli enti che governano Città, Provincia e Regione: rinunciare alla nave rigassificatrice, alloggiata nel porto, significherà in automatico rinunciare ai 4 impianti per il preridotto, e questo avrà conseguenze inevitabili, gravi, sulla tenuta occupazionale, visto che i soli forni elettrici, pur alimentanti dal gas della Rete di distribuzione, non potranno garantirla.

Nel caso in cui Taranto rinunciasse ad accettare la nave, l’alternativa più credibile per la localizzazione dei 4 impianti sarebbe quella di Gioia Tauro. Va da sé che la scelta fatta dagli enti locali determinerà anche quelle del futuribile investitore privato, visto che l’interesse della compagnia azera Baku Steel Company non si è concretizzata ancora in un alcun atto formale di acquisto, e che il Governo non intende, come invece vorrebbero i sindacati, ricorrere alla nazionalizzione dell’ex Ilva.

Nel caso in cui invece l’Amministrazione comunale decidesse di dire sì alla proposta, invece, (ma si tratta di un’ipotesi al momento meno quotata) vi sarebbero due sedi nelle quali collocare la nave: una più pronta, quella del porto, ed una sulla quale dovrebbero essere condotti prima dei lavori, quella della diga foranea, che al momento non presenta una profondità del sito tale da poter accogliere una nave (almeno 14 metri rispetto agli attuali 9-11, occorrerebbe rimuovere una mole pari a 1,5 milioni di metri cubi di materiale)

Questo infuocato mese di luglio sul fronte delle trattative fra Governo ed enti locali, comprensivo anche di polemiche per l’approvazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, si chiuderà simbolicamente, l’ultimo giorno del mese, con l’incontro previsto presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy, che dovrebbe essere quello definito sull’Accordo di programma, relativo alla questione primaria che abbiamo qui riepilogato, ma sarà preceduto il giorno prima da un Consiglio comunale monotematico aperto al confronto fra la Giunta Bitetti e le associazioni cittadine.

Sul fronte delle opposizioni, è come sempre drastico il parere espresso dal Movimento 5 Stelle. “Il nono decreto “Salva-Ilva” è l’ennesima scatola vuota. Un provvedimento inefficace che, ancora una volta, condanna Taranto all’inquinamento, al ricatto occupazionale e all’incertezza sul futuro. Frutto dell’evidente incapacità politica e tecnica del Governo Meloni, il decreto si basa su una narrazione distorta costruita dal Ministro Urso, che ignora la realtà drammatica del polo siderurgico e della nostra comunità”.

Il Movimento rimprovera al Governo di aver fatto cadere nel vuoto il finanziamento da un miliardo di euro che ai tempi del Conte II era stato approvato per promuovere una vera ambientalizzazione del siderurgico tarantino, basata sull’idrogeno, riepiloga gli investimenti a suo parere dissennati fatti dal Governo Meloni per Taranto:

“La verità è che l’acciaieria è in coma: perde oltre 100 milioni di euro al mese e conta più di 4.000 lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Dal 2023 sono stati spesi oltre 1,7 miliardi di euro pubblici per tenere in piedi un impianto a carbone senza futuro, e oggi se ne aggiungono altri 200 milioni, senza alcuna trasparenza su come verranno usati.»

«Abbiamo assistito a un susseguirsi di scelte disastrose: prima i sostegni ad ArcelorMittal, poi il commissariamento straordinario, infine una procedura di vendita fallita e avvolta dal silenzio. E ora, il Governo rilascia una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale ignorando i pareri contrari di istituzioni sanitarie e ambientali come l’ISS, ARPA Puglia e l’Ordine dei Medici. È una scelta inaccettabile e moralmente indegna.»

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